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Le BiELLE RECENSIONI
Maurizio Geri: "Ancora un ballo"
Puro swing, una delizia: forse troppo
di Giorgio Maimone


Ascolti collegati


Maurizio Geri
A cielo aperto

Riccardo Tesi
Lune

Riccardo Tesi
Thapsos

Lu Colombo
L'uovo di Colombo

Massimiliano Larocca
La breve estate

Sulutumana
Arimo

 

Musicisti:
Maurizio Geri (voce,chitarra); Nico Gori (clarinetto); Ruben Chaviano Fabian (violino); Michele Marini (clarinetto, alto, tenore), Roberto Rossi (trombone), Stefano Melone (tastiere, marimba); Paolo Ghetti (contrabbasso); Ellade Bandini (batteria); Claudia Tellini (voce); Alice Sobrero (voce).

Ospiti: GianMaria Testa (voce ne "Il bianco"); Roberto Melone (basso acustico); Cristiano Pacini (sax soprano); Valerio Perla (batà); Nicola Vernuccio (contrabbasso): Quartetto d'archi Archeae; Dario Cecchini (sax alto), Claudio Carboni (sax tenore); Stefano Scalzi (trombone); Luca Marianini (tromba, flicorno)

Tutti i brani sono scritti
da Maurizio Geri (Riboto con il contributo di Giuseppe Bruni e Alice Sobrero, A passo lento testo di Mario Andreini; La partenza è tratta dal repertorio tradizionale del trallallero genovese)

 



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Tracklist

01. Ancora un ballo
02. Il bianco
03. Goodies vai
04. Il giocatore di Scansano
05. La rossa
06. Ribot
07. Segni di noi
08. Aperitivo
09. Grand Hotel
10. A passo lento
11. Porto Pamo
12. (ghost track) La partenza


Ogni singola canzone di questo disco è una piccola perla. L'insieme di undici piccole perle (più una ghost track) non fa un grande disco. E' un po' l'effetto di una serie di barzellette. La prima ti fa sganasciare dal ridere, la quinta un po' meno. La settima annoia. Forse l'unico problema di questo album è la coerenza. Maurizio Geri è bravo ed ha l'abitudine di fare progetti sempre interessanti, sia quando lavora con Riccardo Tesi per Bandaitaliana, sia nei suoi molteplici progetti collaterali. E "Ancora un ballo" non fa per niente eccezione.

E' un lavoro sullo swing. Molto accurato, documentato, filologico. Le atmosfere delle big band italiane sono ricreate con cura e i testi seguono agilmente il ritmo scandito da chitarra, batteria e contrabbasso e sottolineato dai fiati. Quasi un evoluzione naturale dei lavori fatti sulla musica manouche e che avevano dato luogo a due piccole perle come "A cielo aperto" e "Manouche e dintorni".

"Ancora un ballo" prosegue il viaggio attraverso le onde radio, partendo da Django Reinhardt, passando per Gorni Kramer e arrivando fino a Maurizio Geri, a cavallo fra la grande tradizione zingara, lo swing d’oltreoceano e la canzone d’autore. Il tentativo è di creare una nuova strada verso la musica all'antica italiana, ripercorrendo a ritroso la strada dello swing con filologica precisione, abbinata a voglia di innovare.

Se le intenzioni sono nobili e la band assemblata per rincorrerle è di qualità, i risultati sono alterni. Non all'interno delle singole canzoni che, come già detto, sono belle, ma del risultato d'insieme. I 50 minuti di swing continuativo risultano di difficile assorbimento, senza stacchi in mezzo. D'altra parte ne venissero più spesso di dischi come questi! Con così tante idee e voglia di fare. Geri maneggia con abilità ancora insospettata le rime (finora avevo ascoltato dischi strumentali) e suona la chitarra come è bello sognare che si possa fare. Anzi, ogni tanto viene proprio il rimpianto che alla chitarra non sia lasciata più voce solistica.

Perle tra le le perle, ma di maggior nitore sono "Il bianco", cantato con GianMaria Testa e dedicato alla figura circense del clown bianco "Siamo tornati illesi al sicuro / dai miti che passano / siamo partiti illusi malgrado / i tempi che cambiano ... / Poi d'improvviso la gente d'intorno / la pista rotonda si illumina a giorno / ecco le facce incantate / buffe custodie di vecchie risate". "Goodies vai" è così bella e così swing che se passasse un'orchestra americana d'anteguerra se ne innamorerebbe di sicuro: "Vai Goodies vai / Goodies vai ...pensaci tu / ad aiutare questa notte a diventare un matinè / che ci vuole un certo stile / Via Goodies vai / Goodies vai ... pensaci tu / a mescolare queste note e terzinare fa mi re / Non è facile capire".

Ancora "La rossa" ha un fascino retrò accentuato dalla lenta introduzione, prima che parta la ritmica saltellante sostenuta da chitarra, contrabbasso e batteria, caratteristica del genere, su cui si innestano i vari solisti (fiati e violini) e gli opportuni cori. "La Rossa è immobile e bella, aspetta qualcuno che sappia / portarla su un piatto d'argento con l'animo nobile di un caramello / ma verrà il giorno quel giorno che la saprò conquistare / fosse anche l'ultimo assaggio, l'ultimo inaggio di quel sapore".

Molto ispirata anche la lenta "Ribot", dove Alice Sobrero condivide il canto e la scrittura della musica, mentre il testo è di paternità di Geri e Giuseppe Bruni. Ribot, per chi non lo sapesse è stato un grande cavallo da corsa purosangue inglese (ma di proprietà italiana) degli anni '50, figlio di Tenerani e Romanella, e autore di una collana di 16 vittorie consecutive nei più importanti Gran Premi, sempre montato da Enrico Camici.

Delicate e romantiche, una vera oasi acustica, assieme a "Ribot" a centro disco, sono la canzone di matrice popolare "Segni di noi" e il breve intermezzo strumentale "Aperitivo". "Segni di noi" è solo chitarra, pianoforte e contrabbasso, con gli interventi del quartetto di archi Archeae: "Vedi, siamo passati di qua / lacsiando piccoli segni di noi / vedi, ora che il vento si posa / rimane la strada segnata di passi / e bianco di pane". In tutto e per tutto potrebbe sembrare un pezzo degli ultimi Sulutumana: "Arimo" infatti ha parecchio da spartire con le atmosfere di "Ancora un ballo".

Insomma, se sei canzoni su undici sono proprio belle e se tutte quante le altre viaggiano ben oltre la sufficienza, come è che la somma totale non arrivi all'eccellenza? Ci arriva, in realtà. Ma è che non siamo più abituati allo swing: dopo gli anni d'oro ha fatto qualcosa Buscaglione (che costituì però un unicum) e anni dopo Sergio Caputo. Forse è solo una questione di scaletta che allinea troppi brani saltellanti nella prima parte che finisce per stancare, ma in un'epoca di Ipod e playlist questo non costituisce un problema. Compratevi il disco, che merita anche per il lavoro grafico accurato, e rifatevi la scaletta. Se gestito con attenzione è un disco che stilla delizia da ogni poro.

Maurizio Geri
"Ancora un ballo"
Cd Maurizio Geri - 2008
In qualche negozio di dischi o sul sito

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Ultimo aggiornamento: 18-05-2008
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