Ascolti collegati
Cesare Basile
Gran Calavera elettrica |
Cesare
Basile
Hellequin song |
Nada
Tutto l'amore che mi manca |
Nada
Luna in piena |
Vinicio Capossela
Ovunque proteggi |
Francesco De Gregori
Per brevità chiamato artista |
Musicisti:
Cesare Basile (voce, chitarra, dobro, armonica
Kalimba, percussioni);
Luca Recchia (basso, contrabbasso, didjeridoo); Shruti (cori);
Marcello Sorge (batteria, percussioni, cori); Michela Manfroi
(pianoforte, organo, cori); Rodrigo D'Erasmo (violini, cori);
Marcello Cadullo (chitarra elettrica, diatonico, marranzano, cori);
Lorenzo Corti (chitarra elettrica, lap steel guitar); John Parish
(pianoforte, chitarra elettrica)
Ospiti: Robert Fisher (Willard Grant Cospiracy) voce in Waht else
have I to spur me into love; Giorgia Poli (chitarra baritono in
Storia di Caino, voce in Sul mondo e sulle luci, cori in Maria
degli ammalati). Daniela Ardito, Manuela Malfitano (cori in Il
fiato corto di Milano); Micol Martinez (voce in Il fiao corto
di Milano); Tazio Iacobacci (mandolino, harmonium, percussioni
in Mar degli ammalati); Massimo Ferrarotto (percussioni in Maria
degli ammalati); Fabio Rondanini (percussioni in 19 marzo); Massimo
Guidetti (tromba in Donna al pozzo); Alessandro Coppola (tamburello
in Canto del'osso); Vera Di Lecce (voce in A tutte ho chiesto
meraviglia e Canto dell'osso).
Testi e musiche: Cesare Basile
Produzione artistica: John Parish
Registrato da Gabriele Ponticiello missato da John Parish e Gabriele
Ponticiell
Progetto grafico:Laura D'Agate.
Foto Emanuele Savi.
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Tracklist
01 - Gli agnelli
02 - A tutte ho chiesto meraviglia
03 - All'uncino di un sogno
04 - Canto dell'osso
05 - Per nome
06 - Sul mondo e sulle luci
07 - Donna al pozzo
08 - Storia di Caino
09 - What else have I to spur me in to love
10 - 19 marzo
11 - Il fiato corto di Milano
12 - Maria degli ammalati
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Misterioso, cupo, desertico, difficile da seguire tra la gran
messe di riferimenti biblici, così poco italiani e così
dylaniani. Ma la musica di Cesare Basile, più, che a Dylan,
rimanda ai cantori desertici come i Green on red o ai cupi borborigmi
dei Willard Grant Cospiracy (e non a caso Robert Fisher, alias
il signor Willard, partecipa col suo vocione in un brano). Difficile,
indubbiamente, eppure così suggestivo, da far sì
che "Storia di Caino" non possa non essere ritenuto
uno dei dischi più interessanti della stagione.
Scarno e disidratato, scabro
come pietra non levigata, ammantato i suoni gravi, ma mai grevi,
acustico anche nei suoi attimi più elettrici (che non mancano,
tuttaltro) "Storia di Caino" è
il tipico disco che scava solchi dentro ascolto dopo ascolto.
Lo so che molti, colti da impazienza o da scaramantico timore
per l'aria vagamente iettatoria del tutto potrebbero non arrivare
in fondo agli ascolti. D'altra parte non siamo qui per parlare
necessariamente di ascolti facili. Anzi, qualche volta gli ascolti
sono decisamente difficili, ma proprio da quelli si possono ricavare
le gemme migliori. Vale per l'ascolto, insomma, quello che vale
per la lettura ma che potrebbe valere anche per i vini o per il
cibo. Spesso i piatti o i vini più facili e "puttane"
non sono i migliori che abbiamo a disposizione.
Non
è facile seguire i testi di Cesare. Sono belli, a volte
bellissimi, ma molti riferimenti, dove dire il vero, mi sfuggono.
Colpa forse della mia scarsissima cultura ecclesiastica, che invece
per Cesare si fa propensione: troviamo nell'ordine "agnelli,
moschee, , reverendi. il gesto della croce, preghiera, Giacobbe,
Dio, Caino, sacrificio, rosario, fede, pregare, miscredente, monsignore,
santi in paradiso, ostie e sacrestia", un apparato degno
di fare invidia a Papa Ratzinger e a suscitare apprensione nel
cuore di un vecchio miscredente come me. Possiamo chiuderla così:
ogni tanto sono contento di non riuscire a capire di cosa stia
parlando Cesare e a lasciarmi trasportare dalle suggestioni. Come
se avessi paura che a capirne di più, ad approfondire,
parte di quello che capirei potesse non piacermi.
Non a caso i brani che preferisco, nettamente, sono quelli dove
i riferimenti biblici sono più sfumati o assenti come "Il
fiato corto di Milano" (meravigliosa!) o "All'uncino
di un sogno" o ancora "Per
nome". Anche se "Donna al
pozzo", "Sul mondo e sulle
luci" e "19 marzo"
fanno comunque parte dell'eccellenza assoluta.Il riferimento più
immediato per quanto riguarda l'Italia è Fabrizio De André,
sia nel canto, sia nella scelta delle parole, veramente accurata.
Un cesello che bisognerebbe "indicar di monito" a tutti
i giovani cantautori che pensano che senza la rima non si possano
far canzoni e non si possa fare poesia. Ascoltate Basile! Leggete
Basile, per capire come si può fare.
Una lode particolare anche alla produzione di John Parish e alla
capacità di fare un disco collettivo, dove più che
un cantautore solitario sembra di sentire all'opera un gruppo
che si avventura per i sentieri del folk e del rock a ritmi alterni,
richiamando anche in alcuni accenti l'"Ovunque proteggi"
caposselliano. Geniale la scelta dell'ukulele in alcune canzoni,
sopraffino il violino di Rodrigo D'Erasmo ed essenziale il piano
di Michela Manfroi. Tra anni sono passati da "Hellequin
song", ma non sono passati invano, anche grazie
a una vivace attività live e di collaborazioni (prima su
tutte quella con Nada).
Due i brani più decisamente rock, la title track "Storia
di Caino" e la violenta e fascinosa "Canto
dell'osso". Un brano "What
else have I to spur me in to love" è
in inglese ed è scritto a questtro mani con Robert Fisher,
ossia mr Willard grant Conspiracy. E' un disco sull'assenza sottolinea
Basile e sulla lunga lotta tra cielo e terra, tra quello che il
destino (o come cavolo si voglia chiamare l'immanenza) ci manda
e il nostro libero arbitrio. Ambiguo e affascinate, di diavolo
e acquasanta, "Storia di Caino" è un disco da
non digerire facilmente. Ascoltatelo più o più volte,
avvicinatevi per gradi, fatevene permeare. Merita.
Cesare Basile
"Storia di Caino"
Urtovox - 2008
In qualche negozio di dischi, ai concerti o sul
sito
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