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Musicisti:
Testi:
Luca Basso
(Dolenda Carthago e Il diario di un seduttore di Luca Basso e
Stefano di Lauro)
Musiche: Vito Ottolino,
Leopoldo Sebastiani, Giuseppe Berlen e Luca Basso.
Vecchio frac di Domenico Modugno, Giovanni telegrafista di Enzo
Jannacci.
Case portoghesi di Marcello Colaninno e Toni Dedda
Hanno suonato:
Luca Basso - parole.
Giuseppe Berlen - batteria, percussioni.
Vito Ottolino - chitarre.
Leopoldo Sebastiani - basso elettrico.
Ospiti
Paul McCandless,
polistrumentista degli Oregon (sax in Una giornata serena, oboe
in Fiorile e Vecchio frac, corno inglese e flauto indiano in Dolenda
Carthago)
Bruno De Filippi, armonica
(in Allende, Case portoghesi e Lontano amore)
Nicola Stilo, flauto
(in Il campo dei girasoli e Case portoghesi)
Habbes Boufaria, percussioni e voce
(in Al Safar)
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Tracklist
01.Una giornata serena
02. Il campo dei girasoli
03. Al safar (rmanzo meridiano)
04. Allende
05. Fiorile
06. Vecchio Frac
07. Case portoghesi
08. Lontano amore
09. Giovanni telegrafista
10. Dolenda Carthago
11. Diario di un seduttore
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Abbiamo
faticato prima di riuscire ad ascoltarlo e ve lo abbiamo fatto penare.
Abbiamo iniziato a parlare (bene) dei Fabularasa a inizio dello
scorso anno, quando eravamo in possesso di un demo privo di qualsiasi
indicazione, persino di un titolo, e con un livello di registrazione
appena appena sufficiente. Ma già quello bastava a farci
presagire tante buone cose. Ora abbiamo in mano, da un mese circa,
il disco vero e proprio, l'album. E ci fa scintille in mano come
un fuoco d'artificio. I Fabularasa sono almeno una spanna sopra
gli altri gruppi al debutto. Forse perché la loro non è
una storia improvvisata.
O forse perché sono
un insieme che è venuto a stratificarsi a partire dalle singole
preferenze dei componenti, in un mutuo scambio: nel gruppo c'è
un'evidente anima jazz (la parte ritmica: Leopoldo Sebastiani e
Giuseppe Barlen), riminiscenze e passioni che vanno dalla classica
alla fusion nel chitarrismo smeraldino di Vito Ottolino e riferimenti
espliciti al mondo del grande cantautorato italiano nella scrittura
elettrica, lirica e sicura di Luca Basso.
"En plein air" è un disco di scrittura.
Non è solo da ascoltare: è da leggere, capire e assimilare.
Lo fa già capire l'inzio folgorante: "L'anziano
romanziere si porta a spasso sul lungomare: / Luce dal sole, acqua
dalle rose / questa mattina voglio stare bene! / La signorina mostrava
una vita spericolata / e il diabolico movimento del suo pur giovane
sentimento /non era difficile immaginare" (Una
giornata serena). Fate attenzione a tutte le frasi,
all'uso o al non uso delle preposizioni, ai segni di interpunzione,
alla scelta dell'aggettivo e infine al tema narrato. Cosa troviamo
mediamente nelle canzoni? Storie personali, al 95% d'amore. In alcuni
casi, pochi, i migliori (tanto per citare Guccini, De André,
Van De Sfroos) troviamo la voglia di raccontare l'altro, il fuori
da sè, il romanzesco. E in questo caso abbiamo un anziano
letterato sul lungomare che resta estasiato dal fascino giovanile
della "bella sirena" ("Cosa mi fai, cosa mi fai
bella sirena / che socchiudi gli occhi mentre mi sorridi? / E' una
carezza la fantasia / è audace il gioco della fortuna / in
quest amagnifica giornata serena"). Siamo dalle parti
di Nabokov con Lolita.
Fosse una singola canzone potrebbe anche essere casualità;
quell'insieme meraviglioso e irripetibile che presiede alla singola
opera d'arte, ma la scrittura di Luca Basso non deflette mai (tranne
una pericolosa scivolata sul "macadam", troppo contiana
per non sembrare furbesca) e, canzone dopo canzone, costruisce un'opera
che interessa sempre e affascina a volte. Procediamo per frasi sparse:
"Distesa infinita bagnata di luce di primavere / sciame
i corvi come uno stormo di gabbiani / E io? Sono felice dell'essere
naufrago in mezzo al mare / ché la burrasca è gentile"
(lo vogliamo notare il "ché" accentato?).("Il
campo dei girasoli"). "Stazione di una
piccola città italiana, / potrebbe essre la tua: / fiori
cresciuti tra i binari, li sento profumare / al partire del treno"
("Al Safar"). "E non
lo so se la mia strada era segnata / certo era l'unica che avrei
voluto / Io non lo so se la mia strada era segnata / ma è
stato come per il legno che si svegliò violino"
(Allende).
"Coriandolano i mandorli fioriti / sul sagrato lumnoso
del mattino" (Fiorile, ma qui
ci vuole ancora più attenzione. Ci torneremo)."Bella
ragazza capoverdiana, ornamento del mondo, / rosso della ciligia
nel bicchiere, polena persa per mare / Lo vedi? E' tutto un baratto
sentimentale / io ti do amore tu mi ricambi la nostalgia ..."
(Case portoghesi). "Lontano amore
un ritratto fatto sul vapore / una storia di pochissime parole.
... Ti ricordi / delle ore dell'amore di nascosto? Sottovento?"
(Lontano amore). . "Amore d'acqua,
sete al cuore, / vento in gola Psiche e Amore / di sale in miele
e prima voce / ove fonte trova foce / solitudine, tormento / e un
pensiero controvento" (Dolenda Carthago).
"Metto gli occhi di lupo / mentre busso alla porta / col
vestito migliore, arabaeschi e plissè. / Le mie scarpe vernice
consumate di suola / nelle alcove del tempo con la stessa viltà"
(Diario di un seduttore)
E fin qui abbiamo fatto solo una breve silloge dei testi, ma un
disco è fatto di canzoni e le canzoni sono testi e musica.
Negli oltre 50 minuti in cui si snodano i racconti di En
Plein air le parti musicali sono preponderanti rispetto
a quelle cantate, con grande piacere per chi ascolta. L'approccio
è vario, ma lo stile è bene impresso dalla prima nota
fino all'ultima. Una formazione base (basso, chitarra e batteria)
che potrebbe far pensare al classico combo rock e che invece si
incammina per sentieri affatto diversi, che richiamano qualcosa
dello sperimentalismo del progressive rock, anche per la meravigliosa
e costante presenza dei fiati, suonati da ospiti prestigiosi e bravi
che vanno da Paul McCandless a Bruno De Filippi e Nicola Stilo.
Ma non dimentichiamo il contributo di Cesare Pastanella alle percussioni
in tre canzoni e Abbes Boufrioua al canto, darbuouka, bendir e handclaps
in Al Safar.
Le canzoni dei Fabularasa hanno aria, la tessitura armonica, l'empito
lirico; una struttura che consente di ampliare la prospettiva, anche
a lavori in corso, per poi stringerla a poche note e a una visione
più ristretta. Esemplare è al riguardo Al
Safar, ma anche la lunga Dolenda Carthago
(8'50"), caposaldo del gruppo nelle esibizioni dal vivo, dove
facilmente cresce a superare i dieci minuti, ma senza sofferenza
alcuna, eprché la struttura lo prevede.
Punti deboli? Per ora non ce ne sono. Forse l'unico che intravvedo
è che i fiati a questo gruppo, per queste canzoni non sono
elemento di parziale colorazione sonora, ma sono entità strutturale.
E i fiati non fanno parte del gruppo in pianta stabile. Mi è
difficile pensare alla bellissima Allende senza
l'assolo di armonica di Bruno De Filippi. O pensare Il
campo dei girasoli senza il flauto di Nicola Stilo,
così come è impossibile immaginare Fiorile
senza l'oboe di Paul Mc Candelss, ma sono problemi semmai ulteriori:
di un nuovo disco o delle prove dal vivo. Su En plein air,
per fortuna, tutti questi contributi ci sono e collaborano a far
sì che l'affresco sia di bellezza portentosa. Un polittico
disegnato da artisti diversi che collaborano tutti per arrivare
a uno scopo. Che è di alta qualità.
Ho lasciato "Fiorile" in fondo,
perché conscio di non essere obiettivo. E' più di
un anno che ascolto questa canzone e mi trovo ancora a scoprirne
passaggi, meraviglie sonore o di contenuto non colte ai primi ascolti.
Il piacere inaudito della lungo coda strumentale, la gioia fisica
della frase "Sono un gatto al sole" ("The
cat a-sleeping in the sun", diceva Donovan in "Summer
day reflection song", forse ispirandosi a Wordsworth),
così calda che ti intiepidisce solo all'ascolto. Fiorile
è una canzone vitale, fatta di sole e primavera, di spunti
libertari e liberati. Una di quelle meraviglie sonore dove, incomprensibilmente,
tutto quadra a formare un piatto irripetibile. E se vogliamo bearci
ancora un po' di più ricordiamo le due cover d'autore: "Vecchio
frac" di Domenica Modugno, come dire l'inizio della
canzone d'autore italiana e "Giovanni telegrafista"
di Enzo Jannacci, uno degli omaggi sempre più frequenti del
nuovo cantautorato a uno dei padri nobili riconosciuti.Non ho altro
da dire: mi alzo in piedi e tributo l'applauso dovuto.
Fabularasa
"En plein air"
Radar/Egea - 2008
Nei negozi di dischi
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