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"Flavio
Giurato è un'anomalia del sistema, un atleta
in cerca di un'Olimpiade immaginaria, un purosangue
difficile da imbrigliare. Flavio Giurato è
un fiume carsico che riemerge molte miglia più
in là, quando nessuno se lo aspetta più".
Con queste parole lo descrive Carlo Massarini, che
lo ha amato e lo fatto conoscere a molti di quelli
che non lo hanno mai dimenticato. Nonostante anni
di silenzio discografico, il suo “culto”
si è diffuso via Internet, favorito negli anni
dal passaparola e alimentato da sporadiche apparizioni
in concerto. Ora il ritorno discografico.
La prima domanda è
la più scontata: un ritorno discografico
a distanza di 20 anni e oltre. Qual è stata
la molla che ti ha spinto a questo passo?
Il fatto di non averlo mai perso, questo passo,
in realtà. Il fatto di aver continuato
a lavorare comunque, il fatto di aver continuato
a suonare tutti i giorni, il fatto di aver fatto
i pezzi, di essere andato in pubblico, di essere
stato strappato da casa e forzato a fare dei concerti
quando ancora i pezzi non erano finiti. Però
mi è servito, mi sono divertito, tutto
questo mi ha aiutato a finire questo lavoro che
è durato ventitre anni...
Un work in progress...
Sì, una sera vedevo come andava Il caso
Nesta, come riuscivo a farla, in un’altra
come andava Silvia Baraldini,.. In pubblico ti
rendi immediatamente conto se c’è
qualcosa che è lungo, qualcosa che va bene,
che rende. Ho usato questi anni per sperimentare.
Credi che il mercato conceda ancora spazio oggi
a progetti cantautorali senza compromessi come
il tuo?
Il mercato, mi diceva il mio primo discografico,
è un cavallo bizzarro. E quindi non ne
ho la minima idea, è una cosa che cambia
in continuazione: arrivano sempre nuove folle
di compratori. Ora forse queste folle non comprano
più perché il passaggio dall’analogico
al digitale ha danneggiato “la cerimonia”,
per cui tu andavi a scegliere il disco nello scaffale
con tutte le copertine e poi c’era la prima
e la seconda facciata, ti dovevi alzare per cambiarla...
Forse il pubblico pagava per questo. Adesso è
tutto diverso, è una striscia continua.
Io prima in composizione dovevo tenere presente
il pezzo che apriva il lavoro, il pezzo che lo
chiudeva, quello che chiudeva la facciata. Stare
attento a non sforare di troppo i venti minuti
altrimenti si sporcava la qualità... Un
po’ di cose sono cambiate, anche nella registrazione.
Ci sono cose che sono sopravvissute, che ho ritrovato
intatte da quando ho smesso, altre che sono sparite:
il nastro da due due pollici è sparito,
un lexicon di plastica bianco l’ho ritorvato.
È stato bello ritornare nel mondo della
registrazione da cui mi ero distaccato.
A proposito di tecnologie vecchie e nuove. Internet
ha avuto un ruolo importante nella nascita di
una sorta di piccolo culto attorno alla tua musica
e alla tua produzione. Addirittura la prima versione
del manuale del cantautore, quella del 2002 è
stata diffusa esclusivamente come mp3, attraverso
la Rete. Secondo te la Rete può in qualche
modo cambiare il rapporto tra chi fa canzoni e
il suo pubblico?
Questo si riallaccia a quello che dicevamo prima:
adesso c’è Internet e cambia tutto.
Ancora credo che nessuno abbia capito a fondo
di che cosa si tratta. È un’enorme
enciclopedia che ci costruiamo da soli. Anche
un artista di nicchia, che non ha mai venduto
dischi, ha la possibilità di avere un negozio
aperto 24 ore su 24 in tutto il mondo.
Che rapporto hai con queste nuove tecnologie?
Ho imparata a usare il telefono cellulare da poco,
non so usare l’e-mail... (ride). Anche perché
la tecnologia non ha influito nel lavoro di composizione
a casa, perché gli strumenti sono sempre
quelli, le chitarre sono sempre chitarre, le valvole
sempre valvole. È un universo che si apre,
che facilita la comunicazione, per cui il fatto
che sto a Milano a fare il concerto alla Scighera
diventa una notizia globale, anche se sembra un
po’ folle dirlo... Bisognerà vedere
cosa Internet porta, cosa porta anche sul fronte
del diritto d’autore. C’è uno
scoonvolgimento totale: non mi so valutare commercialmente,
per tornare a quello che mi chiedevi prima, perché
è cambiato tutto.
Parliamo un po’ del disco. Il manuale del
cantautore più che un manuale mi sembra
un diario degli ultimi 40 anni, si va dalla primavera
di Praga sino ai giorni nostri. Secondo te la
canzone può ancora raccontare, a modo suo,
la Storia con la S maiuscola?
Sì, se questa ha a che fare con la tua
minima esperienza personale. Deve avere qualcosa
che riguarda anche me e che possa essere letto
a più strati. C’entra anche la storia.
Sono storie, quelle che racconto, che ci appartengono
profondamente, da Ustica su cui dopo tutti questi
anni non si sa ancora come sia andata, alle immagini
di Padre Pio con le stigmate che buttavano sangue
sulla copertina di Gente quando ero ragazzino
o la Primavera di Praga in cui sono incappato
io personalmente...
Quello dei tuoi testi è un procedere per
immagini. Quanto questo è legato all’”altro”
Flavio Giurato, quello che lavora con le immagini,
quanto si contaminano i due aspetti?
Questo ora è assolutamente verificabile,
perché sto facendo un video di ogni pezzo...
Dodici pezzi, dodici video. Me lo dovrai dire
poi tu che differenza c’è tra aver
sentito il pezzo solo da cd e averlo sentito abbinato
a un video...
Sono molto curioso, sarà un dvd?
Sicuramente. Adesso metteremo il primo, quello
del Caso Nesta, su You Tube. È quindi una
cosa completamente senza diritti. È la
condivisione dell’immagine, la gratuità
assoluta, non c’è ritorno economico,
non c’è copyright. Gli altri 11 pezzi
vorrei inserirli in un dvd, destinato ai pirla
(ride) che si sono comprati il cd...
Un progetto multimediale, molto innovativo...
Io con i video ho cominciato molti anni fa, all’epoca
di Mister Fantasy, quando la consideravamo una
nuova forma d’arte, eravamo molto gasati.
Mi fa molto piacere ritornare in quel campo da
gioco lì.
Vorrei tornare un attimo sulle esibizioni live,
mi hai detto che hanno funzionato come dei test...
Sì, è così.
Ma che rapporto hai con il palcoscenico, con le
esibizioni dal vivo, che nel tuo caso non sono
molto frequenti?
Adesso c’è il progetto di riuscire
a portare in pubblico il lavoro del disco, se
riesco a coinvolgere le persone che hanno suonato
nel disco. Vorrei riuscire a fare un tour. Sarò
di più in giro, almeno in questo 2008 che
coincide con l’uscita del disco.
Hai già in cantiere nuove canzoni, un nuovo
progetto discografico?
Sì, ci sarebbe da fare un’appendice
al Manuale del cantautore.... In realtà
mi piacerebbe fare un disco di otto pezzi, cioè
sulla lunghezza dell’analogico, pubblicato
su compact, ma pensato come un vecchio lp, m’è
venuta nostalgia, dopo aver provato a fare il
compact...
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