Tracklist
1. La leva
2. Avanti Pop
3. InTricarico
4. Rocco e i suoi fratelli
5. Lu furastiero
6. Sa mundana cummedia
7. La zolfara
8. Andare, camminare lavorare
9. Il mio corpo
10. La costruzione
11. Il camionista
12. 626
13. Quarantaquattro gatti
14. Proposta
Andrea Satta: voce
Carlo Amato: basso, computer e campionamenti
Angelo Pelini: pianoforte e tastiere
Luca de Carlo: tromba
Maurizio Pizzardi: chitarre
Lorenzo Gentile: batteria e percussioni
Raniero Terribili: fonico
Fabio Lauteri: comunicazione
Anna Maria Piccoli: architetture umane
Con:
Sergio Bellucci, Raffaella Biscarini, Marta dal Prato,
Monica Demuru, Francesco di Giacomo, I Giganti, Antonio
Infantino, Petra Magoni, Gianni Mura, Timisoara Pinto,
Paolo Rossi, Gino Sebastianelli, Ferruccio Spinetti,
Il Coro dei Lucani
Ascolti
collegati
Tetes de Bois
Ferré, l'amore
e la rivolta |
Tetes
de Bois
Pace e male
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Daniele Sepe
Suonarne 1 per educarne
100 |
Alessio Lega
Sotto il pavé
la spiaggia |
Yo-Yo Mundi Alla bellezza
dei margini
|
Mercanti di Liquore
Sputi |
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Un
viaggio alla ricerca di storie di lotta
e dignità
di
Lucia
Carenini
'Avanti
Pop' è geniale. A cominciare dal
titolo, che racchiude un mondo, un progetto
politico, un'idea di impegno sociale e
civile. Poi la copertina e il libretto
con le splendide illustrazioni di Marta
dal Prato e con il manifesto programmatico
del progetto. Che in realtà e un
viaggio alla ricerca di storie scomode.
I Tetes de Bois sono partiti l'8 maggio
2006 all'Auditorium Parco della Musica
di Roma con il loro storico camioncino
e da lì hanno intrapreso un tour
che ha toccato fabbriche come la Fiat
di Melfi, ma anche campi di pomodori,
cave di gesso e caselli ferroviari. Un
tour che prosegue, perché i luoghi
dove si svolgono i conflitti sociali del
nostro tempo sono tanti.
E per ogni luogo un concerto, con incontri,
racconti, ospiti illustri a sorpresa e
non comune gente comune. Non comune perché
è la gente che le lotte di quel
luogo le ha vissute e le vive in prima
persona. In molti sono saliti su quel
camioncino a testimoniare, a raccontare
la loro storia. Perché Avanti Pop
è un disco sulla memoria, ma vista
con gli occhi di oggi. Da quel palco e
su quel palco itinerante, che ha registrato
dal cambio turno ai cancelli di Melfi
alle storie dell'agricoltura nascosta
di Cerignola.
Hanno partecipato tanti artisti amici,
da Ascanio Celestini a Paolo Rossi, Daniele
Silvestri, Francesco del Banco del mutuo
soccorso, Ulderico Pesce, Paola Turci.
Una grande carovana. Poi è uscito
questo disco, che raccoglie una serie
di canzoni dedicate al lavoro e un libretto
dei testi che è anche un libro
di immagini e racconti, una sorta di diario
di bordo con le parole dei lavoratori,
gli aneddoti raccontati dagli artisti
ospiti, le curiosità legate ai
luoghi o alle canzoni definite proprio
come "forse non tutti sanno che...".
Una cosa manca in questo cd, la retorica.
Quella proprio non c'è e non ne
sentiamo la mancanza. In cambio - e che
cambio - ci sono le canzoni. In un andirivieni
continuo nel tempo i brani dei Tetes de
Bois si mescolano con canzoni politiche
"storiche" come La
Leva di Giovanna
Marini e Paolo Pietrangeli,
ma cantata come se fosse un'appendice
di Vincenzina e la fabbrica
di Jannacci.
Poi ci sono due poesie di Rocco
Scotellaro, che messe in musica
sono diventate una canzone con quella
sua strofa conclusiva straziante "Noi
siamo i deboli degli anno lontani/noi
siamo i figli dei padri ridotti in catene",
c'è "La ballata
dell'invalido" di Gianni
d'Elia, anch'essa musicata e
c'è una poesia di "camionista
anonimo" amabilmente recitata da
Gianni Mura, che è stato
anche dispensatore di ricerche di repertorio
e preziosi consigli e forse in qualche
modo anche quasi una musa ispiratrice,
per quanto il pensare a Gianni Mura in
vesti da musa mi strappi un sorriso.
E ancora le storie dei braccianti di Matteo
Salvatore, e la Mondana
commedia di Salvatore
Poddighe. Scritta in sardo, perché
"sono storie per il popolo sardo,
signor Vescovo, e così almeno finalmente
la gente capisce".
Nel viaggio continuo tra spazio e tempo
trovano spazio anche La zolfara
di Michele Straniero e Fausto
Amodei, Andare, camminare, lavorare
di Piero
Ciampi, e Il mio
corpo, ironica e sensuale
ballata di Giorgio Gaber, che
lo stesso Gaber non ha mai inciso.
E poi c'è 44 gatti,
sì proprio quella dello Zecchino
d'Oro. Perché in fondo anche quella
è una canzone di protesta. Ma c'è
soprattutto l'approccio originale di Andrea
Satta e dei suoi verso tutta una serie
di tematiche "pesanti" realizzato
con leggerezza, ma una leggerezza buona,
quella che non ti fa dire "che palle"
nemmeno quando si affrontano le questioni
più pesanti.
C'è energia, c'è creatività,
c'è ritmo, c'è la raccolta
di "storie d'amore di speranza
di rabbia d'ingiustizia tralicci fumi
filari fiumi di lacrime pioppi solchi
cave" ci sono mille spunti per
mille riflessioni e c'è il sogno
di "un giorno che non ti aspetti".
E
non c'è nemmeno la traccia di un
facile slogan.
Tetes
de Bois
"Avanti Pop"
Materiali Musicali/I cd del Manifesto
- 2007
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