Follie
danzerecce mascherano testi pungenti
di
Fabio
Lucini
Daniele
Silvestri è uno dei grandi cantautori
italiani contemporanei, con una straordinaria
capacità di giocare con le note
e la musica per regalare emozioni ed anche,
sotto una coltre di ironia, profonde riflessioni
sulla nostra società.
Il latitante di Daniele
Silvestri salta l’ascolto “cerebrale”
portandoti direttamente nel mondo “emozionale”.
Ancora prima di pensare ai testi pungenti
e/o profondi (si va dalla mazurca di Che
bella faccia alla struttura
più complessa di Sulle
rive dell'Arrone) il disco
mi ha preso al cuore. Mentre guido e ascolto
Mi persi...
Evito l'incidente e rifletto sul fatto
che pochi album e forse anche poche canzoni
mi hanno fatto questo effetto negli ultimi
anni, Capossela e spizzichi
di De Gregori e Guccini.
Cosa mi colpisce non lo so, è difficile
scrivere di un emozione, ma nel parlare
della latitanza nei suoi vari temi ho
sentito tutto molto vicino (complicato
eh?).
Se Uno-duè aveva
come brano d’inizio Salirò
che già spiegava il seguirsi dell’intero
disco anche con Il latitante il brano
di inizio Mi persi
ci fa capire quale sia la sua direzione
e soprattutto che si tratta di disco diverso
dal precedente, con altre sonorità
ed altri intenti.
Nonostante quasi cinque anni di esilio
“felici” (paternità,
ecc.) Silvestri rientra con un disco divertito,
divertente dal punto di vista musicale
e dei testi ma allo stesso tempo intimista
ed intimo dal lato delle emozioni che
trasmette.
La latitanza come esilio forzato, come
esilio voluto, come voglia di non esserci,
come “mi si nota di più se
non ci sono”, insomma bianco e nero,
metafora della nostra persona che vive
nella società attuale che critichiamo
ma dalla quale non ne vogliamo uscire.
Senza soffermarsi troppo sulla sua straordinaria
capacità di giocare con le note
ed i testi questo è il principale
filo conduttore di tutte le canzoni. I
temi cantati (amore, omosessualità,
critica sociale, mercato-euro, ecc.) sono
solo pretesti per parlare di latitanza,
che però in fondo in fondo si traduce,
nel caso di Silvestri, in insofferenza
al sistema e conseguente reazione. Ecco
infatti alla fine Ancora importante
con gli Inti Illimani,
simbolo di un'altra latitanza, rivoluzionaria.
Insomma Silvestri si dimostra ancora uno
dei cantautori più interessanti
ed originali nel contesto italiano. E
anche il solo fatto di aver cantato
La Paranza a Sanremo ce
lo rende simpatico...
Daniele
Silvestri
"Il latitante"
Sony/BMG Ricordi - 2007
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