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BiELLE INTERVISTE
Volammo davvero: il libro
di Giorgio Maimone

In attesa di finire di leggere il libro (sono 454 pagine e l'ho ricevuto soltanto ieri!) e mentre già maturano degli spunti di riflessione (ci avete fatto caso che tutti quanti dicono di aver conosciuto Fabrizio quando erano bambini? Una sorta di imprinting?) preferisco lasciare la parola, per raccontare il lavoro che sta dietro al volume, alla curatrice Elena Valdini, che, a sua volta, nella prefazione, parla del suo primo incontro con Faber ... quando era bambina! Ovviamente anche a me è capitato così. Strana vicenda quella dell'accesso a Fabrizio! Che sia un cantautore per adolescenti? Fabrizio come Max Pezzali? Bando alle ironie e spazio alla carta stampa.

Partiamo dall'inizio: tre anni di lavoro, migliaia di ore di registrazione, sbobinamenti senza fine. Ma non è un libro di atti dei congressi, vero?

Elena: Un libro di atti sarebbe stato più accademico che altro. Inve questo si legge come si legge un racconto, un romanzo, c’è anche da dire che il lavoro è stato tantissimo, ma lo spunto è nato durante una pausa pranzo. Eravamo qui a berci il caffè , si stava ragionando attorno a quello che stava accadendo e ci siamo chieste perché non raccogliere queste voci. Era il novembre del 2004 e allora ho detto che ci si poteva anche provare ed è iniziata. I primi sei-otto mesi sono passati a ricostruire una mappa geografica: capire cosa era successo, dove e quando nei 5 anni passati dalla scomparsa di Fabrizio. Di che cosa si trattava, chi aveva partecipato, contattare gli organizzatori, tornando indietro dal ‘99/2000.

Elena: Qual era l’intento? Raccogliere tutte le parole dette: ci si è dati due paletti per intenderci, perché con un lavoro di mole tale occorreva darsi delle coordinate. Il primo paletto è temporale: dal ’99 al 31 dicembre 2005. Il 2006 era un anno di lavorazione al libro e non si poteva quindi procedere ancora con la raccolta del materiale. Bisognava sbobinare, riordinare, e non si poteva raccogliere ancora. Il secondo paletto erano: le parole dette. Non scritte quindi. Il materiale quindi è in buona parte inedito, certo, tranne qualcosina magari uscito su una rivista. Allora così doveva essere filologico anche il contributo di Fabrizio, perché nella nostra idea è un dialogo ininterrotto tra lui e i suoi commentatori.

E ogni capitolo quindi si apre con le parole di Fabrizio su ognuno dei tredici temi in cui abbiamo voluto dividere il libro. Apre lui e tutti gli altri seguono. Infatti gli inediti di Fabrizio sono davvero inediti nel senso che è stato fatto un lavoro sui toolbook. Quello che lui diceva durante i concerti. Si sono prese quelle registrazioni, si sono sbobinato, ordinate, ripulite delle battute estemporanee. Certo che qualche frase nelle cronache dell’epoca sarà uscita, ma è la prima volta che è stato fatto un lavoro di recupero simile.

C’è anche il tema della mafia, per intenderci e per riallacciarsi a una celebre frase di Fabrizio pronunciata durante un concerto che scatenò polemiche sulla stampa?

Elena: No, ma nel senso che, inizialmente il lavoro doveva essere cronologico, ma il libro non è impostato così. Abbiamo recuperato le dichiarazioni in ordine di data, ma partendo da “dopo” la morte di Fabrizio.Evidentemente nessuno ha mai toccato quell’argomento nelle considerazioni successive.

Quali sono i tredici temi?

Dori: L’obiettivo era quello, col rispetto di tutte le persone che hanno accettato nel corso degli anni di partecipare a questi convegni, questi incontri di consegnare un po’ allo storia quello che sta succedendo dopo Fabrizio. Questo era l’intento.

Elena :I temi sono tredici, dicevamo, divisi tra firme illustre, sconosciuti illustri e voci anonime. Il ragionamento era che non dovevano esserci autori di Serie A e di Serie B, Erano tutti uguali. Qualora avessero fatto un intervento degno di essere ricordato. Non c’era alcun intento celebrativo nella realizzazione di questo lavoro.

Dori: Era proprio un “cosa sta succedendo”, “che frutti ha portato tutto questo”? Vogliamo capirlo tutti insieme.

Un gran bel lavoro! Un lavoro adatto a una Fondazione.

Elena: e poi molti temi e molti autori. Chiara Landonio apre il libro con un bellissimo pezzo a nostro modo di vedere sulla pietà in Fabrizio, con un parallelo coi fratelli Karamazov, cose dette in un convegno a Pesaro che mai più si sarebbero recuperate se non avessimo fatto questo lavoro. Qual è il compito di una Fondazione? Esplicitamente quello di raccogliere. Allora c’è un primo capitolo che si intitola appunti sul bene. Si tentava di raccogliere qui tutto quello che c’era “de core, de panza”, di affettivo, commuovente. In modo da fare il punto. Perché i primi anni, analizzando a posteriori quello che è successo, si potrebbe dividere questo quinquennio in tre fasi: la prima fase è stata commemorativa. Ci si fermava a sottolineare la grandezza di Fabrizio-uomo e basta. La seconda fase è stata la ricerca. L’accademia si affacciava all’intellettuale, al poeta De André iniziando a studiare con gli strumenti suoi, per capire come Fabrizio ha operato. E poi vediamo che ci si sta orientando anche verso lo studio anche del contenuto. E poi la ricerca. La parte più entusiasmante, più riuscita anche come contenuti. Partire da Fabrizio e andare oltre.

Dori: Lascio parlare lei , perché nessuno meglio di lei può spiegare quello che abbiamo fatto. Ve lo spiega veramente col cuore e dalla parte di chi il lavoro lo ha fatto. Ve lo fa vivere nel modo più corretto e più giusto. Queste voci anonime sono voci che improvvisamente nascevano dal pubblico,. Voci a cui non sappiamo dare un nome e qualcuno si identificherà prima o poi. Quando qualcuno interviene o fa una domanda non sempre pronuncia il suo nome.

Elena: Ecco, gli appunti sul bene avevano questa struttura. Poi ci sono gli altri blocchi, con una struttura quasi cinematografica, un viaggio: gli appunti letterari, i diversi lavori in questo senso. Gli appunti americani sono su Spoon River, gli appunti di poesia sono su Fabrizio poeta, con un bellissimo intervento in ateneo di Roberto Vecchioni. Con uno studio dei testi, parafrasi, lezioni tenute in diversi atenei.. Elena: Gli appunti sulla giustizia fanno parte di quella serie di appunti di ricerca di cui dicevo prima. Si parte da Tutti morimmo a stento per andare ad analizzare come stava andando a cambiare il processo penale minorile, con Gianni Vattimo che tirava le fila. Un convegno che si era aperto con l’intervista al detenuto Adriano Sofri e che si chiudeva con due poesie dei detenuti del carcere di Parma, dove quell’anno era stato organizzato un concorso di poesia. Poi ci sono gli appunti anarchici, che non hanno bisogno di essere spiegati. Gli appunti sulla voce: in tanti si sono soffermati a parlare di questa magnifica voce che qualcuno ha definito sciamanica di Fabrizio. Gli appunti sulla guerra, quelli antimilitaristi. Poi ci sono gli “appunti al pesto” come diceva Fabrizio, ossia le canzoni in dialetto genovese. Poi gli appunti dal pentagramma, tutta la parte strettamente musicale. Gli appunti sulla donna. Gli appunti apocrifi e le mie braccia divennero ali, ovvero si chiude nel segno del Sogno di Maria. Con una postfazione di Dario Fo.

Intervista rilasciata il 1 febbraio 2007

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