In
attesa di finire di leggere il libro (sono 454 pagine e l'ho ricevuto
soltanto ieri!) e mentre già maturano degli spunti di riflessione
(ci avete fatto caso che tutti quanti dicono di aver conosciuto
Fabrizio quando erano bambini? Una sorta di imprinting?) preferisco
lasciare la parola, per raccontare il lavoro che sta dietro al volume,
alla curatrice Elena Valdini, che, a sua volta, nella prefazione,
parla del suo primo incontro con Faber ... quando era bambina! Ovviamente
anche a me è capitato così. Strana vicenda quella
dell'accesso a Fabrizio! Che sia un cantautore per adolescenti?
Fabrizio come Max Pezzali? Bando alle ironie e spazio alla carta
stampa.
Partiamo dall'inizio: tre anni di lavoro, migliaia di ore di registrazione,
sbobinamenti senza fine. Ma non è un libro di atti dei congressi,
vero?
Elena: Un libro
di atti sarebbe stato più accademico che altro. Inve questo
si legge come si legge un racconto, un romanzo, c’è
anche da dire che il lavoro è stato tantissimo, ma lo spunto
è nato durante una pausa pranzo. Eravamo qui a berci il caffè
, si stava ragionando attorno a quello che stava accadendo e ci
siamo chieste perché non raccogliere queste voci. Era il
novembre del 2004 e allora ho detto che ci si poteva anche provare
ed è iniziata. I primi sei-otto mesi sono passati a ricostruire
una mappa geografica: capire cosa era successo, dove e quando nei
5 anni passati dalla scomparsa di Fabrizio. Di che cosa si trattava,
chi aveva partecipato, contattare gli organizzatori, tornando indietro
dal ‘99/2000.
Elena: Qual
era l’intento? Raccogliere tutte le parole dette: ci si è
dati due paletti per intenderci, perché con un lavoro di
mole tale occorreva darsi delle coordinate. Il primo paletto è
temporale: dal ’99 al 31 dicembre 2005. Il 2006 era un anno
di lavorazione al libro e non si poteva quindi procedere ancora
con la raccolta del materiale. Bisognava sbobinare, riordinare,
e non si poteva raccogliere ancora. Il secondo paletto erano: le
parole dette. Non scritte quindi. Il materiale quindi è in
buona parte inedito, certo, tranne qualcosina magari uscito su una
rivista. Allora così doveva essere filologico anche il contributo
di Fabrizio, perché nella nostra idea è un dialogo
ininterrotto tra lui e i suoi commentatori.
E ogni capitolo
quindi si apre con le parole di Fabrizio su ognuno dei tredici temi
in cui abbiamo voluto dividere il libro. Apre lui e tutti gli altri
seguono. Infatti gli inediti di Fabrizio sono davvero inediti nel
senso che è stato fatto un lavoro sui toolbook. Quello che
lui diceva durante i concerti. Si sono prese quelle registrazioni,
si sono sbobinato, ordinate, ripulite delle battute estemporanee.
Certo che qualche frase nelle cronache dell’epoca sarà
uscita, ma è la prima volta che è stato fatto un lavoro
di recupero simile.
C’è
anche il tema della mafia, per intenderci e per riallacciarsi a
una celebre frase di Fabrizio pronunciata durante un concerto che
scatenò polemiche sulla stampa?
Elena: No,
ma nel senso che, inizialmente il lavoro doveva essere cronologico,
ma il libro non è impostato così. Abbiamo recuperato
le dichiarazioni in ordine di data, ma partendo da “dopo”
la morte di Fabrizio.Evidentemente nessuno ha mai toccato quell’argomento
nelle considerazioni successive.
Quali
sono i tredici temi?
Dori: L’obiettivo
era quello, col rispetto di tutte le persone che hanno accettato
nel corso degli anni di partecipare a questi convegni, questi incontri
di consegnare un po’ allo storia quello che sta succedendo
dopo Fabrizio. Questo era l’intento.
Elena :I temi
sono tredici, dicevamo, divisi tra firme illustre, sconosciuti illustri
e voci anonime. Il ragionamento era che non dovevano esserci autori
di Serie A e di Serie B, Erano tutti uguali. Qualora avessero fatto
un intervento degno di essere ricordato. Non c’era alcun intento
celebrativo nella realizzazione di questo lavoro.
Dori: Era proprio
un “cosa sta succedendo”, “che frutti ha portato
tutto questo”? Vogliamo capirlo tutti insieme.
Un
gran bel lavoro! Un lavoro adatto a una Fondazione.
Elena: e poi
molti temi e molti autori. Chiara Landonio apre il libro con un
bellissimo pezzo a nostro modo di vedere sulla pietà in Fabrizio,
con un parallelo coi fratelli Karamazov, cose dette in un convegno
a Pesaro che mai più si sarebbero recuperate se non avessimo
fatto questo lavoro. Qual è il compito di una Fondazione?
Esplicitamente quello di raccogliere. Allora c’è un
primo capitolo che si intitola appunti sul bene. Si tentava di raccogliere
qui tutto quello che c’era “de core, de panza”,
di affettivo, commuovente. In modo da fare il punto. Perché
i primi anni, analizzando a posteriori quello che è successo,
si potrebbe dividere questo quinquennio in tre fasi: la prima fase
è stata commemorativa. Ci si fermava a sottolineare la grandezza
di Fabrizio-uomo e basta. La seconda fase è stata la ricerca.
L’accademia si affacciava all’intellettuale, al poeta
De André iniziando a studiare con gli strumenti suoi, per
capire come Fabrizio ha operato. E poi vediamo che ci si sta orientando
anche verso lo studio anche del contenuto. E poi la ricerca. La
parte più entusiasmante, più riuscita anche come contenuti.
Partire da Fabrizio e andare oltre.
Dori: Lascio
parlare lei , perché nessuno meglio di lei può spiegare
quello che abbiamo fatto. Ve lo spiega veramente col cuore e dalla
parte di chi il lavoro lo ha fatto. Ve lo fa vivere nel modo più
corretto e più giusto. Queste voci anonime sono voci che
improvvisamente nascevano dal pubblico,. Voci a cui non sappiamo
dare un nome e qualcuno si identificherà prima o poi. Quando
qualcuno interviene o fa una domanda non sempre pronuncia il suo
nome.
Elena: Ecco,
gli appunti sul bene avevano questa struttura. Poi ci sono gli altri
blocchi, con una struttura quasi cinematografica, un viaggio: gli
appunti letterari, i diversi lavori in questo senso. Gli appunti
americani sono su Spoon River, gli appunti di poesia sono su Fabrizio
poeta, con un bellissimo intervento in ateneo di Roberto Vecchioni.
Con uno studio dei testi, parafrasi, lezioni tenute in diversi atenei..
Elena: Gli appunti sulla giustizia fanno parte di quella serie di
appunti di ricerca di cui dicevo prima. Si parte da Tutti morimmo
a stento per andare ad analizzare come stava andando a cambiare
il processo penale minorile, con Gianni Vattimo che tirava le fila.
Un convegno che si era aperto con l’intervista al detenuto
Adriano Sofri e che si chiudeva con due poesie dei detenuti del
carcere di Parma, dove quell’anno era stato organizzato un
concorso di poesia. Poi ci sono gli appunti anarchici, che non hanno
bisogno di essere spiegati. Gli appunti sulla voce: in tanti si
sono soffermati a parlare di questa magnifica voce che qualcuno
ha definito sciamanica di Fabrizio. Gli appunti sulla guerra, quelli
antimilitaristi. Poi ci sono gli “appunti al pesto”
come diceva Fabrizio, ossia le canzoni in dialetto genovese. Poi
gli appunti dal pentagramma, tutta la parte strettamente musicale.
Gli appunti sulla donna. Gli appunti apocrifi e le mie braccia divennero
ali, ovvero si chiude nel segno del Sogno di Maria. Con una postfazione
di Dario Fo.
Intervista
rilasciata il 1 febbraio 2007
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