Una Brigata di memoria, di cultura, di utopie,
di speranze, d'informazione, dell'uomo.

 














 
Le BiELLE INTERVISTE
Roberto Vecchioni: "Di rabbia e di stelle"
Un appello alle (poche) intelligenze disponibili
di Giorgio Maimone


Ascolti collegati


Roberto Vecchioni
Il contastorie

Roberto Vecchioni
Il lanciatore di coltelli

Roberto Vecchioni
Rotary Club of Malindi

GianGilberto Monti
Ce n'est qu'un début

Francesco Guccini
Anfiteatro live

Giorgio Gaber
La mia generazione ha perso

Roberto Vecchioni, La rabbia e le stelle affiorano in "Di Rabbia e di stelle". Nuovo disco, anzi grande disco. Si può dire che è un ritorno?

Sì,. È un bel ritorno. È un ritorno meditato, perché sono stato tre anni senza fare un disco per poi pensarlo così. Anche per vedere più chiaramente, rapportarci un po’ di più alla realtà. Soprattutto nei due album precedenti ero stato un po’ astratto. Forse troppo letterario. Qui è più vivo. Ci sono cose di tutti i giorni.

E’ più la rabbia o sono più le stelle?

Molta più rabbia, ma anche molta più tristezza, più disfacimento, più abbandono, più sconforto. Sarà un po’ l’età, un po’ che le ho provate tutte e le ho viste quasi tutte, ma una situazione del genere io proprio non l’ho mai vista, né per l’Italia né per l’umanità. E non è solo un fatto politico. E’ purtroppo un fatto umano la decadenza naturale. Naturale come la vecchiaia e anche culturale perché stiamo andando sempre più verso traguardi sbagliati. Forse per rimediare alla vecchiaia. Comunque la rabbia c’è. Le stelle sono confuse, molto confuse e anche molto appannate. Però ogni tanto qualcuna brilla e fa piacere.

Un lampo della notte

Un lampo di pascoliana memoria o anche di gucciniana memoria (ride).

Però è una rabbia che sembra sapere di voglia di reazione, una rabbia che incita a reagire.

Sì, assolutamente sì. Non è una rabbia inconsulta, una rabbia che è violenza o spinge a controbattere il mondo con una reazione oltre misura. Una rabbia non potente, ma che ha la misura della poca saggezza e della poca intelligenza che è rimasta a poche persone. Un tentativo di alleanza con queste persone per far qualcosa. Non sono tanti purtroppo.

Ma è consolante sapere che c’è ancora gente che ha voglia di parlare, di spingere, di incitare a fare qualcosa.

E’ un brutto periodo da questo punto di vista. Perché tutti fanno i poeti di se stessi, tantissimo anche. E vanno a cercare cose stranissime, Invece i problemi ce li abbiamo sotto gli occhi e sono tre o quattro cose: cioè la distruzione del pianeta e non lo sto dicendo alla Celentano. Però tra l’altro mi va pure bene come lo dice Celentano (ridiamo). Nemmeno alla Grillo. È molto più piccolo il mio messaggio che però vuole essere questo: i ragazzi, i giovani, che sono stati spaesati completamente perché non sanno più a chi votarsi, non hanno più speranze, continuano a perdere la loro affettività (e ne hanno tanta) in disegni piccini, mediocri. E parlo per gli italiani in particolare. Perché questo è il problema: siamo noi. Siamo noi storicamente un popolo che a quelle qualità meravigliose che possediamo accoppiamo difetti orripilanti. Non ne venivamo mai fuori. L’irresponsabilità. La colpa che la dai sempre agli altri, la meschinità. Essere forti coi deboli e deboli coi forti. E poi questi mass media che in Italia sono imperanti. Il gradiente dell’ignoranza non si dissipa in Italia. E c’è chi va a nozze su queste cose.

Quale le sembra la canzone che meglio rappresenta all’interno del disco questo stato di cose?

Questa situazione è evidente in “Questi fantasmi”, mentre la situazione dei giovani è rappresentata in “Comici spaventati guerrieri”.

Dove i giovani, immagino, siano sia i suoi figli che i tanti allievi di questi anni di insegnamento.

Sì. Ma anche gli altri, quelli che non sono stati allievi miei, perché sono tutti simili. Non è che cambi molto. Ci sono variazioni minime. Hanno reazioni diverse, ma tutte inconsulte. Anche il loro tipo di rabbia. Si fanno del male da soli.

Poi c’è questo Mond Lader in dialetto milanese. Per un cantautore che ha portato San Siro nel firmamento della canzone d’autore italiana, l’approccio al dialetto era quasi naturale.

Sono contento di quello, perché c’è una strana storia dietro questa canzone. L’avevo già fatta in italiano ma non mi soddisfaceva. Si chiamava “Domani”. E infatti domani è rimasto nella canzone. Poi un giorno passando davanti a un salumiere ho visto una scritta fuori sul muro e c’era scritto “Chest’ chi l’è un mond lader”. E mi sono detto “ma mond lader ha la stessa metrica di domani, ma perché non la faccio in milanese?” È partito da lì.. (ridiamo). Sono sempre così gli spunti! Anche con “Neanche se piangi in cinese” lo spunto è venuto da un museo a Milano dove c’era una cinesina con delle cerniere sugli occhi che piangeva.

Anche questo è un modo di dire molto milanese.

Eh sì, in effetti è molto milanese.

In Mond lader c’è molto del mondo di Enzo Jannacci…

Sì, è molto jannaccesca, c’è l’operaio che mi ricorda tanto Vincenzina davanti alla fabbrica. E poi la sua incazzatura! È bello scrivere di una incazzatura che è più politica di un’incazzatura politica. Senza tirar fuori slogan o demagogizzare la situazione. Lui è un figlio di meridionali che vive a Milano ed esprime la sua rabbia. Beh, poi la canzone la conoscete anche voi…

“Il violinista sul tetto” altra bellissima canzone, resa molto bene dal duetto con la De Sio. È la storia di una diversità? Una fiaba popolare? Una metafora sul divenire. Lascia delle porte aperte.

Io ritengo che questo sia il pezzo più originale del disco. Proprio perché è una canzone popolare italiana e la volevo fare da tanto tempo. Tipo “Mamma mia dammi cento lire”. È un autoritratto, un autoritratto molto forte. Che poi si espande agli altri: tutto quello che volevi fare da piccolo e poi non riesci a fare. E poi finisci per buttare i tuoi sogni al cielo. Come per tutti noi. Io, anche se sembra, nonostante uno possa dire “Ma come Vecchioni? Lei vende i dischi, è conosciuto …” Nessuno è mai contento della sua vita, di quel che ha. Ognuno pensa sempre che avrebbe potuto avere di più. Oppure che questi sogni avrebbe potuto trasformarli meglio, che la gente lo avrebbe ascoltato di più. Succede a tutti che a un certo punto finisce a suonare il violino per le stelle, perché gli altri non lo ascoltano. Sono usciti almeno 20 o 30 dischi di grandissimi personaggi in questo momento in Italia: da Ligabue, a Celentano, a Venditti. Tutti sono usciti! Giorgia, la Mannoia, tutto il mondo! Gente che esce ancora con 70 mila copie di uscita. Io esco con 30 mila, che non sono nemmeno tante. Eppure sono decimo in classifica. Quindi dovrei essere contento.

30 mila copie non sono poche in questa situazione

Questo è anche vero. Ed ho anche dei bei riordini. Eppure non è questo che conta. È che vedo che purtroppo quei tre o quattro che amo veramente, tantissimo, come Battiato, quelli di nicchia insomma … anch’io mi amo (ridiamo) … non hanno questo successo. Il successo è sempre nella medierà. Sarà sempre qualcosa della maggioranza. E la maggioranza non è mai troppo ignorante o troppo intelligente. Eppure io non riesco a fare cose in mezzo, non ce la faccio!

Quindi c’è da sperare, sotto un certo aspetto, di non aver troppo successo. E’ quasi un indice di qualità?

Lo sa una frase di mia figlia? Io ho quattro figli. La seconda figlia mi dice sempre “Papà, il giorno che tu vai primo in classifica significa che hai sbagliato qualcosa!”

Comunque non primo in classifica ma con grandi riconoscimenti.

Perbacco, io sono felicissimo! Sapesse quante mail ricevo, le lettere. I concerti pieni. Una vita meravigliosa. Sono pieno di emozioni. Ma mi dispiace per la gente in generale, per gli italiani che potrebbero avere di meglio. Si potrebbe fare un saltino ogni tanto, un gradino più su.

Ancora una canzone che mi piace molto. “Amico mio”. Ha un aria gaberiana.

È molto blues in effetti. È jazz. L’ho concepita proprio per farla con Fariselli e Paolino Della Porta. L’ho scritta e l’ho subito portata a lui che ha scritto l’arrangiamento per basso e piano.

La stessa formazione del Contastorie.

Sì. Io avevo tre pezzi che volevo dare assolutamente a Fariselli come arrangiatore che sono Amico mio, Il cielo di Austerlitz e Le rose blu, perché erano proprio nella sua misura. Lui è un genio in queste cose! Perché è quello che toglie e non mette Fariselli: Che è difficile! E’ come Michelangelo.

Parallelamente è uscito il suo libro di poesie giovanili. È vera la storia che si tratta di poesie giovanili dimenticate da sua madre?

E’ verissimo tutto. Le ha conservate mia madre. Io non dico balle. Con tutte le cose mie fotografie, bottoni, giocattolini da piccolo. Avevo una mamma così: innamorata dei figli. E quando è morta mia madre erano in uno scatolone e un giorno un mio amico che lavora per la Mondadori a cui voglio molto bene, le ha prese e ha detto “io le porto via che le voglio fare pubblicare”. Io ho riso molto a questa affermazione, Però lui l’ha fatto! A lavori completati mi ha portato un contratto. E lì mi sono detto: vabbé, facciamolo per gioco. Non ci credevo seriamente. Però poi a rileggerle reggono alla prova del tempo. A vent’anni si può anche scrivere così.

Si dice che a vent'anni tutti scrivano poesie. Poi alcuni vanno avanti ...

Quelle erano accettabili. Non cose vergognose. Avevano un ritmo molto musicale. Quasi una premessa a quel che avrei fatto dopo.

All’epoca scriveva già canzoni?

Le scrivevo, ma non ne usciva nessuna. Il primo disco mio, poi non cantato neanche da me ma da anDrea Lo vecchio è uscito nel ‘65/66 se non sbaglio. Due anni dopo le poesie.

Il libraio di Selinunte invece, uscito in Francia, sta andando molto bene.

Va benissimo. Ho buone notizie sul libraio di Selinunte. Ha fatto la seconda edizione, editore Le Rochè e per un libro italiano è tantissimo. E adesso lo pubblicano in Spagna e in Portogallo. Sono molto contento.

I riconoscimenti non mancano.

Anche questo di nicchia. Quando esce Eco vende molto di più.

Prossimi programmi letterari? C’è già qualcosa in cottura?

Io ho in mente un romanzo per l’Einaudi, adesso, perchè l’ho “tradita con le poesie. Vorrei chiamarlo ”Le rose blu” come la canzone. Parla dei problemi di un padre con un figlio, problemi molto grossi. Ovviamente romanzati, perché mio figlio non ha tutti questi problemi. (ridiamo)

Su Bielle

Intervista audio
Sul web

Sito ufficiale
Intervista effettuata il: 26-11-2007
HOME