Gianmaria
Testa è una persona di una gentilezza squisita e disponibile
e anche questa volta, disturbandolo a casa siamo riusciti a raccogliere
un parere sulla sua presenza alla serata in onore di Fabrizio De
André al Dal Verme e, soprattutto, in merito alla "semi-investitura"
fatta da Dori Ghezzi che ne ha parlato come il migliore in circolazione.
Volevo parlarti della tua presenza alla serata per De André
al Dal verme. Sei l’unico inviato sul palco.
No
Sei
l’unico cantautore invitato sul palco
Mi risulta
ci sia anche Vecchioni
Ma
non canta. E c’è un dettaglio: parlando con Dori Ghezzi
mi ha detto un gran bene di te, sia come persona sia come autore
e mi ha parlato della tua presenza. Le ho chiesto: “ma allora
questa è una forma di investitura” e lei ha risposto
“Beh, sì”
No, no per
carità di Dio. Dori è stata gentilissima proprio una
bella persona, ma non c’è nessuna investitura. Mi ha
chiesto di fare questa cosa. Naturalmente io , con la normale timidezza,
che viene quando si rievoca qualcuno che è stato significativo,
per me come per diverse generazioni, per fortuna, in Italia, io
presto la voce, timidamente, per cantare alcune canzoni di Fabrizio.
Timidamente ma con grande piacere.
Cosa
canterai?
Dunque da quello
che so, da quello che mi hanno detto, dovrei cantare
“Il gorilla”, perché lo faccio
anche nei miei recital in Francia, visto che costituisce un ponte
tra De André e Brassens. Poi Verranno a chiederti
del nostro amore, Amore che vieni amore che vai, Un giudice
e il Suonatore Jones. Poi non so se ci
sarà tutto questo o solo una parte. Dovrei fare alcune canzoni
accompagnato da Nicola Piovani e altre con Danilo Rea. Questo è
almeno quanto mi ha detto Giorgio Gallione che fa la regia della
serata. In realtà l’appuntamento è al Dal Verme
alle tre di lunedì e vedremo in quel momento cosa fare davvero.
Ricetta
cotta e mangiata sul momento
Sì,
come è normale che sia. Anche perché credo ci sia
parecchia gente che partecipi, in un modo o nell’altro alla
serata.
Sì
la lista dei partecipanti è notevole.
Guarda, io
non so neanche chi c'è. L’altro giorno mi ha telefonato
Paolo Rossi …
…
che doveva esserci, ma che forse non potrà esserci perché
impegna nelle prove per Sanremo.
A me ha detto
che veniva. Mi fa “Ci vediamo lunedì a Milano”.
Guarda non dirmi più niente su chi c’è e chi
non c’è che voglio tenermi la sorpresa! Però
Paolo Rossi volevo vederlo per dirgliene quattro. E’ chiaro
che scherzo (ridiamo)
Per
il fatto che va a Sanremo?
Paolo è
uno che ha una sua ampia credibilità., quindi non rischia
niente. Forse lo diverte.
E’
un gioco
Sì è
un gioco. A me dispiace sempre un po’ ma perché sono
un pirla. Dispiace sempre un po’ che gente così avvalli
un’istituzione come quella.
Chè
tu non ci andresti mai …
Una cosa come
Sanremo? Non ho nulla contro di per sé, ma il fatto che tenda
a diventare ecumenico mi dispiace. Io preferisco le cose più
schierate, da una parte o dall’altra.
Sanremo
è “loro” e “noi” facciamoci qualcosa
d’altro?
Fa parte di
quella sfera che qualcuno ha definito “nazionalpopolare”,
mentre per me “popolare” ha un senso più alto.
E nazionalpopolare un senso più basso. Quindi mi va bene
che ci sia ma che rimanga lì! Sono mondi paralleli. Invece
l’andarci di certe persone, come dire, aggiunge una coperta.
Preferirei che il re fosse nudo! Almeno vedremmo se ce l’ha
lungo o corto (ridiamo)
Torniamo
a Fabrizio allora. Mi hai già detto in una precedente intervista
l’importanza che aveva avuto per te Che era stato forse la
molla principale per spingerti a scrivere canzoni. Come lo ricordi
ora?
Una buona domanda
questa perché in realtà continuano ad aprirsi delle
scatole. Incredibilmente è così. . Nonostante la produzione
di De André la conosciamo tutta, io quanto te, perché
siamo di quella generazione che appena Fabrizio faceva un disco
lo si comprava e si rimaneva incantati. A volte un po’ più
a volte un po’ meno, però insomma, per noi era l’evento.
Nonostante questo trovo continuamente spunti nuovi. Ultimamente
ho fatto questo disco sulle migrazioni moderne (Da questa parte
del mare) e ho avuto come faro i dischi monografici di De André
che sono i più belli mai scritti in Italia (assieme a Titanic
di De Gregori). La buona novella, Non al denaro, non all’amore
né al cielo sono veramente dei capolavori che resistono al
tempo e quindi dimostrano la loro modernità, freschezza e
anche la profondità. Mi sono chiesto molte volte se non fosse
presuntuoso da parte mia cercare di fare qualcosa di quel genere.
Ho pensato molte volte di lasciar perdere, di non farcela. Ma avevo
sempre come faro questi dischi. Quindi l’ho pensato spessissimo
recentemente. Esco da un’immersione totale in De André.
E adesso
hai questa investitura in pectore … anche da parte nostra.
Abbiamo bisogno di riferimenti.
No, no. Guarda
questa è solo la gentilezza e la buona creanza di Dori. Non
c’è veramente niente. Io la ringrazio molto. Sono molto
contento che mi abbia interpellato, ci siamo visti, io non la conoscevo
di persona. E ho visto che è veramente una persona gentilissima
e però no, no, non c’è nessuna investitura.
Penso che De André abbia molti figli adottivi, ma che non
c’entra niente se cantino o no. E questo credo che abbia stupito
anche la famiglia: di quanto affetto era circondata la sua figura.
Di quanto fosse, per fortuna, popolare De André. Per fortuna!
Meno male!
Sì,
ha stupito anche me, ai tempi, scoprire quanto fosse diffuso il
culto di De André e quanto radicato a ogni livello. Ognuno
credeva di ascoltarselo da solo, al caldo della sua stanzetta, forse
chiuso, come lui, in quello sgabuzzino dove era nato “Amico
fragile” …
Invece era
proprio generalizzato. Ecco una cosa che ho detto a Dori che mi
ha sempre colpito: Secondo me De André è stato un
esempio in questo senso: è uno dei pochissimi, veramente
si possono fare due o tre nomi in Italia, che non è mai sceso
sotto la soglia della dignità. Mai. Non sto parlando di compromesso
eh. E’ un’altra cosa: la dignità. De André
non ha mai fatto una cosa che tu, persona normale, che lo ascoltavi,
che lo amavi, ti potessi chiedere “ma perché ha fatto
una cosa così”? Se fai mente locale vedrai che quasi
tutti hanno fatto cose di cui si potrebbero vergognare. Di De André
a me non è mai capito di dovermi chiedere: “ma perché
ha fatto questa cosa”?
A parte
“Verdi pascoli” … (ridiamo)
Sì va
bene, ma in generale non è mai venuto meno a questa direttrice.
Una canzone appartiene al gusto personale, ma lui come persona ha
interpretato con una tale serietà il fatto che ricoprisse
un ruolo pubblico. Io sono completamente d’accordo con questo
tipo di atteggiamento: secondo me chi ha un ruolo pubblico, in qualche
modo, in qualche misura deve sentire una responsabilità tripla
rispetto alla media, esattamente il contrario di quello che sta
succedendo. E lui lo ha veramente incarnato questo concetto. Mi
ricordo anche quando c’era stato il rapimento, era stato di
una dignità di una sobrietà … anche Dori naturalmente,
ma la voce pubblica era la sua. Accidenti, chapeau!
Va
bene, ti ringrazio, ci vediamo lunedì sera.
Sì,
speriamo di non fare troppe stupidaggini … (ridiamo).
Intervista
telefonica del 2 febbraio 2007
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