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BiELLE INTERVISTE
Gianmaria Testa: la dignità di De André
di Giorgio Maimone

Gianmaria Testa è una persona di una gentilezza squisita e disponibile e anche questa volta, disturbandolo a casa siamo riusciti a raccogliere un parere sulla sua presenza alla serata in onore di Fabrizio De André al Dal Verme e, soprattutto, in merito alla "semi-investitura" fatta da Dori Ghezzi che ne ha parlato come il migliore in circolazione.

Volevo parlarti della tua presenza alla serata per De André al Dal verme. Sei l’unico inviato sul palco.

No

Sei l’unico cantautore invitato sul palco

Mi risulta ci sia anche Vecchioni

Ma non canta. E c’è un dettaglio: parlando con Dori Ghezzi mi ha detto un gran bene di te, sia come persona sia come autore e mi ha parlato della tua presenza. Le ho chiesto: “ma allora questa è una forma di investitura” e lei ha risposto “Beh, sì”

No, no per carità di Dio. Dori è stata gentilissima proprio una bella persona, ma non c’è nessuna investitura. Mi ha chiesto di fare questa cosa. Naturalmente io , con la normale timidezza, che viene quando si rievoca qualcuno che è stato significativo, per me come per diverse generazioni, per fortuna, in Italia, io presto la voce, timidamente, per cantare alcune canzoni di Fabrizio. Timidamente ma con grande piacere.

Cosa canterai?

Ascolta l''intervista audio

Dunque da quello che so, da quello che mi hanno detto, dovrei cantare “Il gorilla”, perché lo faccio anche nei miei recital in Francia, visto che costituisce un ponte tra De André e Brassens. Poi Verranno a chiederti del nostro amore, Amore che vieni amore che vai, Un giudice e il Suonatore Jones. Poi non so se ci sarà tutto questo o solo una parte. Dovrei fare alcune canzoni accompagnato da Nicola Piovani e altre con Danilo Rea. Questo è almeno quanto mi ha detto Giorgio Gallione che fa la regia della serata. In realtà l’appuntamento è al Dal Verme alle tre di lunedì e vedremo in quel momento cosa fare davvero.

Ricetta cotta e mangiata sul momento

Sì, come è normale che sia. Anche perché credo ci sia parecchia gente che partecipi, in un modo o nell’altro alla serata.

Sì la lista dei partecipanti è notevole.

Guarda, io non so neanche chi c'è. L’altro giorno mi ha telefonato Paolo Rossi …

… che doveva esserci, ma che forse non potrà esserci perché impegna nelle prove per Sanremo.

A me ha detto che veniva. Mi fa “Ci vediamo lunedì a Milano”. Guarda non dirmi più niente su chi c’è e chi non c’è che voglio tenermi la sorpresa! Però Paolo Rossi volevo vederlo per dirgliene quattro. E’ chiaro che scherzo (ridiamo)

Per il fatto che va a Sanremo?

Paolo è uno che ha una sua ampia credibilità., quindi non rischia niente. Forse lo diverte.

E’ un gioco

Sì è un gioco. A me dispiace sempre un po’ ma perché sono un pirla. Dispiace sempre un po’ che gente così avvalli un’istituzione come quella.

Chè tu non ci andresti mai …

Una cosa come Sanremo? Non ho nulla contro di per sé, ma il fatto che tenda a diventare ecumenico mi dispiace. Io preferisco le cose più schierate, da una parte o dall’altra.

Sanremo è “loro” e “noi” facciamoci qualcosa d’altro?

Fa parte di quella sfera che qualcuno ha definito “nazionalpopolare”, mentre per me “popolare” ha un senso più alto. E nazionalpopolare un senso più basso. Quindi mi va bene che ci sia ma che rimanga lì! Sono mondi paralleli. Invece l’andarci di certe persone, come dire, aggiunge una coperta. Preferirei che il re fosse nudo! Almeno vedremmo se ce l’ha lungo o corto (ridiamo)

Torniamo a Fabrizio allora. Mi hai già detto in una precedente intervista l’importanza che aveva avuto per te Che era stato forse la molla principale per spingerti a scrivere canzoni. Come lo ricordi ora?

Una buona domanda questa perché in realtà continuano ad aprirsi delle scatole. Incredibilmente è così. . Nonostante la produzione di De André la conosciamo tutta, io quanto te, perché siamo di quella generazione che appena Fabrizio faceva un disco lo si comprava e si rimaneva incantati. A volte un po’ più a volte un po’ meno, però insomma, per noi era l’evento. Nonostante questo trovo continuamente spunti nuovi. Ultimamente ho fatto questo disco sulle migrazioni moderne (Da questa parte del mare) e ho avuto come faro i dischi monografici di De André che sono i più belli mai scritti in Italia (assieme a Titanic di De Gregori). La buona novella, Non al denaro, non all’amore né al cielo sono veramente dei capolavori che resistono al tempo e quindi dimostrano la loro modernità, freschezza e anche la profondità. Mi sono chiesto molte volte se non fosse presuntuoso da parte mia cercare di fare qualcosa di quel genere. Ho pensato molte volte di lasciar perdere, di non farcela. Ma avevo sempre come faro questi dischi. Quindi l’ho pensato spessissimo recentemente. Esco da un’immersione totale in De André.

E adesso hai questa investitura in pectore … anche da parte nostra. Abbiamo bisogno di riferimenti.

No, no. Guarda questa è solo la gentilezza e la buona creanza di Dori. Non c’è veramente niente. Io la ringrazio molto. Sono molto contento che mi abbia interpellato, ci siamo visti, io non la conoscevo di persona. E ho visto che è veramente una persona gentilissima e però no, no, non c’è nessuna investitura. Penso che De André abbia molti figli adottivi, ma che non c’entra niente se cantino o no. E questo credo che abbia stupito anche la famiglia: di quanto affetto era circondata la sua figura. Di quanto fosse, per fortuna, popolare De André. Per fortuna! Meno male!

Sì, ha stupito anche me, ai tempi, scoprire quanto fosse diffuso il culto di De André e quanto radicato a ogni livello. Ognuno credeva di ascoltarselo da solo, al caldo della sua stanzetta, forse chiuso, come lui, in quello sgabuzzino dove era nato “Amico fragile” …

Invece era proprio generalizzato. Ecco una cosa che ho detto a Dori che mi ha sempre colpito: Secondo me De André è stato un esempio in questo senso: è uno dei pochissimi, veramente si possono fare due o tre nomi in Italia, che non è mai sceso sotto la soglia della dignità. Mai. Non sto parlando di compromesso eh. E’ un’altra cosa: la dignità. De André non ha mai fatto una cosa che tu, persona normale, che lo ascoltavi, che lo amavi, ti potessi chiedere “ma perché ha fatto una cosa così”? Se fai mente locale vedrai che quasi tutti hanno fatto cose di cui si potrebbero vergognare. Di De André a me non è mai capito di dovermi chiedere: “ma perché ha fatto questa cosa”?

A parte “Verdi pascoli” … (ridiamo)

Sì va bene, ma in generale non è mai venuto meno a questa direttrice. Una canzone appartiene al gusto personale, ma lui come persona ha interpretato con una tale serietà il fatto che ricoprisse un ruolo pubblico. Io sono completamente d’accordo con questo tipo di atteggiamento: secondo me chi ha un ruolo pubblico, in qualche modo, in qualche misura deve sentire una responsabilità tripla rispetto alla media, esattamente il contrario di quello che sta succedendo. E lui lo ha veramente incarnato questo concetto. Mi ricordo anche quando c’era stato il rapimento, era stato di una dignità di una sobrietà … anche Dori naturalmente, ma la voce pubblica era la sua. Accidenti, chapeau!

Va bene, ti ringrazio, ci vediamo lunedì sera.

Sì, speriamo di non fare troppe stupidaggini … (ridiamo).

Intervista telefonica del 2 febbraio 2007

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