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Le BiELLE Interviste
Riccardo Tesi, l'uomo chiamato organetto

Foto di Patrizia Laquidara al Tenco




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La musica world d'autore
di Giorgio Maimone

Riccardo, a che punto siamo? È passato quasi un anno da Crinali e hai già altri progetti in fase di partenza Un disco pronto di organetto solo se non sbaglio ?

Sì, ho deciso di fare questa esperienza di un disco interamente in solitario, un‘esperienza che ho rimandato nel tempo per tanti anni, anche se me la chiedevano. Negli ultimi anni mi ero più concentrato sul ruolo di compositore e arrangiatore e avevo un po’ messo da parte il mio strumento, in funzione di una musica che non è più solistica. Mettere nuovamente l’organetto al centro della mia musica mi ha obbligato a trovare una nuova dimensione musicale, un nuovo modo di occupare lo spazio sonoro. È stata un’esperienza anche difficile, ma molto interessante.

Ma sono brani tradizionali o nuovi?

No, no. Ho lavorato molto sulla composizione. Sono tutti brani di mia composizione; alcune cose del passato, ma completamente riarrangiate, reinterpretate nella veste iniziale, quando le ho create e poi delle cose che sono nate proprio da questo progetto, perché mettendomi in questa dimensione solistica hanno iniziato a uscirmi una serie di idee nuove, un nuovo modo di pensare lo strumento e quindi metà disco è composto da nuove composizioni.

Ho capito. In questo periodo intanto sei in giro con Patrick Vaillant e Marco Fadda. Nuova formazione a tre. Porterà a qualcosa?

Nuova formazione anche se con Patrick è una collaborazione ormai ventennale, abbiamo deciso di allargare questa esperienza del duo a Marco Fadda che è uno dei maggiori percussionisti con cui mi è capitato di lavorare. Ha un controllo e una conoscenza di percussioni etniche, ha un modo si suonare molto personale che quindi ben si adatta per lavorare in un piccolo combo. Porta una ventata di energia a questo gruppo.

Ma questo solo per l’attività live o porterà anche a registrare qualcosa?

Abbiamo registrato qualcosa per il mio prossimo disco, Number Five, qualche brano in trio con Marco, Patrick e Stefano Bollani al pianoforte, ma per il momento è troppo presto. È un’esperienza che sta partendo adesso e speriamo anche di arrivare a fermare qualcosa. Anche se per ora sia concentrati soprattutto sull’aspetto live, sul trovarci tra di noi e sono molto soddisfatto di come sta andando.

Anche perché Crinali è un disco ancora fresco

Sì, è abbastanza fresco. E ho questo disco solo in uscita. Poi vorremo anche dare il tempo di maturare a questa esperienza. Gli inizi sono buoni diciamo.

Scusami, non te l’ho chiesto prima, il titolo del disco di solo organetto?

Non ha un titolo perchè esce per una collana proprio specializzata in dischi solo.

Tornando a Crinali, Disco di grande peso e anche di buon esito. Sei soddisfatto?

Molto soddisfatto. Anche in Crinali abbiamo Marco Fadda alle percussioni, aveva già collaborato in Banda Italiana, quindi è una collaborazione che va avanti da tempo. Crinali è un progetto speciale dedicato alla musica dell’Appennino bolognese ed è stato bello lavorare con musicisti di altissimo livello come Nico Gori, Stefano Melone, Ginevra di Marco che si è rivelata un’interprete straordinaria di musica tradizionale, anche se viene dal rock.

Lo sai che le ho parlato dopo il suo recente “Stazioni lunari prende terra a Puerto Libre” e mi ha detto che dopo “Crinali” le è cambiata la percezione della musica ed ha deciso che, almeno per il momento, continuerà a fare l’interprete di musica tradizionale e tutto questo lo dobbiamo a te. Te ne siamo infinitamente grati (ridiamo).

Lei è una grandissima interprete, una delle più belle voci italiane e soprattutto ha una grandissima classe interpretativa. Quello che è stupefacente è che fa tutte le cose con il massimo della naturalezza. È sempre “giusta”, ha proprio il tipo di approccio giusto come se avesse sempre cantato queste cose. Ed è sorprendente.

Crinali, Lune, Thapsos: tappe diverse di un canzoniere, il tuo, ormai nutrito. Diversi sotto molti aspetti: i musicisti, le aree geografiche di pertinenza, le storie raccontate. Eppure è come se fossero capitoli successivi di un unico libro, da leggere tutto in successione e con gioia crescente stazione dopo stazione.

Sono progetti diversi gli uni dagli altri, perché Banda Italiana è un quartetto che ha una sua storia, però è anche vero che in Crinali tutta Banda Italiana è presente, quindi ci portiamo dietro una visione della musica e un modo di arrangiare e di affrontare una produzione, uno stile, insomma che è il nostro e in questo senso unifica tutti i lavori.

La musica che fai, che fate, per ricorrere alle tante odiate etichette, è folk, neo-folk o world music?

Dovendo veramente scegliere una definizione, che, per definizione è limitante, direi world music, perché è un concetto molto più aperto che ingloba tante altre esperienze, che poi è la caratteristica della nostra musica. In realtà la nostra è musica d’autore.

Assolutamente

Quando uno compone digerisce tutta la musica che ha ascoltato, le sue fonti e ne dà una sua interpretazione. Questo è il senso della musica d’autore e questa è la stessa cosa che facciamo noi. Quindi c’è della tradizione, ma c’è anche molta canzone d’autore, specialmente dal punto di vista formale. Poi c’è del jazz, c’è del rock: La musica non è un contenitore chiuso, ma è molto aperto. Amo cose molto diverse e anche lontane le une dalle altre. Poi siamo curiosi di nuove esperienze.

Ad esempio c’è stato l’esperimento con Ominostanco che ha masterizzato

Un’esperienza voluta e cercata. Per quanto sia un mondo lontano dal mio quello dei dj, interessante è il pensiero musicale che hanno. Non partono da uno strumento, ma partono dal computer. Hanno una visione della musica completamente diversa, anche un modo di realizzarla che è diverso. Il pensiero musicale è molto diverso dal nostro. Affidare delle nostre registrazioni perché ne facciano delle cose loro è una cosa interessante e dà dei risultati interessanti. Noi siamo soddisfatti di questa collaborazione. Siamo musicisti curiosi, per cui perché no? E’ lo stesso spirito con cui affronto una collaborazione con dei jazzisti o con dei musicisti dell’area rock. Da ognuno imparo delle cose diverse. Quello che è importante è lavorare con gente di qualità.

Con Vaillant e Fadda, a proposito di musicisti di qualità, che musica porti in giro?

Portiamo soprattutto composizioni nostre, un po’ prese dal repertorio di Patrick, da dischi precedente e un po’ di cose nuove. Le reinterpretiamo, le reinventiamo con questa formazione e quindi siamo in piene prove. Ma, come ti ripeto, siamo molto soddisfatti.

Sul web
www.riccardotesi.com
 
 
Intervista telefonica del 22-04-2007
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