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Le BiELLE Interviste
Neffa: "Chiamatemi Giovanni"

Foto di Patrizia Laquidara al Tenco




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Neffa non è un nome consueto su Bielle. Il ragazzo ha fatto anche qualche canzone carina, ma dalle nostre parti non è mai transitato. Però, ammetto, parlargli, intervistarlo è stata un'operazione piacevole. Innanzitutto come Neffa, siamo agli scampoli: l'artista ha deciso di riappropriarsi, alla soglia dei 40 anni del suo nome di battesimo, nome e cognome, anzi: Giovanni Pellino. Un po' come fatto da Jovanotti che ormai si chiama Lorenzo Cherubini, al limite con un "Jova" inserito tra nome e cognome. Neffa deve il nome a un calciatore paraguayano degli anni '90. E' tempo di mandarlo in pensione. Oltre al quadro della sua attività, Giovanni è riuscito a darci un'immagine illuminante parlando del rap. "Quando provi a scrivere canzoni, con testo e musica, ti accorgi che hai scoperto una dimensione in più. Prima ti muovevi in un mondo bidimensionale. Non si torna indietro". Quello che segue è il pensiero di Neffa ... pardon: Giovanni Pellino.

"Neffa è un nome “un po’ in scadenza” sento forse l’arrivo dei 40 anni. E’ più una questione di crescita. A vent’anni sentivo il bisogno di avere capelli tinti, di avere un alter-ego. Di avere una vita nascosta, adesso mi sento più vicino al mio centro e in questa ottica mi piace non fare percorsi tortuosi. In passato ne avevo fatto quasi un ‘essenza".

"La creatività poi segue le sue vie tortuose e misteriose. Io nel tempo ho trovato più la capacità di sorridere: mi sento più tranquillo. Io preferisco lavorare guardando a quello che sarà e non a quello che è stato, però il mio ultimo disco sembra il percorso naturale fatto in questi anni: è il passato più prossimo e quindi quello che mi rappresenta di più".

"L’estate sarà un’estate di viaggi, suonando ovunque si possa. Poi aspetto di fermarmi per vedere quale sarà la musica che verrà. Non c’è una diretta corrispondenza tra la musica che ascolto e quella che faccio. Quando ho fatto i dischi più soul era il periodo in cui sentivo di più Murolo, che peraltro per me è un bellissimo esempio di blues italiano, un po’ come tutte le canoni napoletane. In questo momento mi sento attratto dal rock".

"Ho passato anni in cui mi interessava suonare “nero”, ora sono in una fase di avvicinamento al mio centro: il blues è padre e madre di tutta la musica moderna, quindi è inevitabile che ci sia,. Però non ho più interesse a essere più “nero” di quanto sono. Ma ho solo una percezione di quello che potrà essere il mio prossimo disco. A oggi direi che potrei andare verso il rock, ma anche verso un certo tipo di musica italiana come Tenco, Bruno Martino, De Andrè. Musica popolare con un peso specifico notevole. Non direttamente pop".

"Il Neffa rap? Mah è un po’ il passato. Sai, quando fai canzoni, scrivi dei testi e li canti è come se scoprissi una dimensione in più sull’asse cartesiano: è difficile tornare indietro. È come se avessi provato a nuotare in mare e riprovassi in piscina. Non è la stessa cosa".

 


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Intervista telefonica del 25-07-2007
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