Il
rap? Una struttura monodimensionale
di
Giorgio Maimone
Neffa
non è un nome consueto su Bielle. Il ragazzo ha fatto
anche qualche canzone carina, ma dalle nostre parti non è
mai transitato. Però, ammetto, parlargli, intervistarlo
è stata un'operazione piacevole. Innanzitutto come
Neffa, siamo agli scampoli: l'artista ha deciso di riappropriarsi,
alla soglia dei 40 anni del suo nome di battesimo, nome e
cognome, anzi: Giovanni Pellino. Un po' come fatto da Jovanotti
che ormai si chiama Lorenzo Cherubini, al limite con un "Jova"
inserito tra nome e cognome. Neffa deve il nome a un calciatore
paraguayano degli anni '90. E' tempo di mandarlo in pensione.
Oltre al quadro della sua attività, Giovanni è
riuscito a darci un'immagine illuminante parlando del rap.
"Quando provi a scrivere canzoni, con testo e musica,
ti accorgi che hai scoperto una dimensione in più.
Prima ti muovevi in un mondo bidimensionale. Non si torna
indietro". Quello che segue è il pensiero di Neffa
... pardon: Giovanni Pellino.
"Neffa
è un nome “un po’ in scadenza” sento
forse l’arrivo dei 40 anni. E’ più una
questione di crescita. A vent’anni sentivo il bisogno
di avere capelli tinti, di avere un alter-ego. Di avere una
vita nascosta, adesso mi sento più vicino al mio centro
e in questa ottica mi piace non fare percorsi tortuosi. In
passato ne avevo fatto quasi un ‘essenza".
"La creatività poi segue le sue vie tortuose e
misteriose. Io nel tempo ho trovato più la capacità
di sorridere: mi sento più tranquillo. Io preferisco
lavorare guardando a quello che sarà e non a quello
che è stato, però il mio ultimo disco sembra
il percorso naturale fatto in questi anni: è il passato
più prossimo e quindi quello che mi rappresenta di
più".
"L’estate sarà un’estate di viaggi,
suonando ovunque si possa. Poi aspetto di fermarmi per vedere
quale sarà la musica che verrà. Non c’è
una diretta corrispondenza tra la musica che ascolto e quella
che faccio. Quando ho fatto i dischi più soul era il
periodo in cui sentivo di più Murolo, che peraltro
per me è un bellissimo esempio di blues italiano, un
po’ come tutte le canoni napoletane. In questo momento
mi sento attratto dal rock".
"Ho
passato anni in cui mi interessava suonare “nero”,
ora sono in una fase di avvicinamento al mio centro: il blues
è padre e madre di tutta la musica moderna, quindi
è inevitabile che ci sia,. Però non ho più
interesse a essere più “nero” di quanto
sono. Ma ho solo una percezione di quello che potrà
essere il mio prossimo disco. A oggi direi che potrei andare
verso il rock, ma anche verso un certo tipo di musica italiana
come Tenco, Bruno Martino, De Andrè. Musica popolare
con un peso specifico notevole. Non direttamente pop".
"Il
Neffa rap? Mah è un po’ il passato. Sai, quando
fai canzoni, scrivi dei testi e li canti è come se
scoprissi una dimensione in più sull’asse cartesiano:
è difficile tornare indietro. È come se avessi
provato a nuotare in mare e riprovassi in piscina. Non è
la stessa cosa".
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