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Le BiELLE Interviste
La ragazza che non sbaglia un colpo

Foto di Patrizia Laquidara al Tenco
Patrizia Laquidara al Tenco 2006
Patrizia Laquidara al Club Tenco 2006
Patrizia Laquidara al Club Tenco 2006
Patrizia Laquidara al Club Tenco 2006
Patrizia Laquidara al Club Tenco 2006
Patrizia Laquidara al Club Tenco 2006


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Recentemente l’hanno definita “la Patti Smith italiana”. “L’Unità” scrisse di lei “la miglior rocker del Paese”. Fausto Mesolella, degli Avion Travel, ha dichiarato di non aver resistito “alla tentazione di librare la chitarra per la più bella voce della nostra musica”. La verità è che Nada Malanima da Gabbro (Li) non sbaglia un colpo da almeno 20 anni; fosse nata a NY o a Londra, oggi avrebbe il suo bel posticino nella Rock and Roll Hall of Fame. Ma, nel Paese che crede sia rivoluzionario premiare “Ti regalerò una rosa”, lei si ritiene già soddisfatta che il suo brano (questo si rivoluzionario!) abbia avuto una platea di diversi milioni di spettatori. “Luna in piena” (Radiofandango, 2007) è un gran bel disco, intenso e profondo, vero e passionale, dove l’artista (come ha fatto spesso negli ultimi lavori) non esita a mettersi a nudo, fino a mostrare tutte le sue insicurezze e le sue paure più nascoste.

Raggiungiamo Nada durante uno spostamento in autostrada, pregando il dio della rete mobile perchè il segnale non ci abbandoni sul più bello. E, a poco più d’un mese dalla straordinaria performance sanremese (che bello il duetto con Cristina Donà, una delle poche prove dell’esistenza del Rock italiano!), la prima domanda è d’obbligo:

-Nada, hai partecipato per la prima volta al Festival nel 1969, con “Ma che freddo fa”, nel 1971 lo hai vinto con Nicola di Bari, poi ci sei tornata molte volte fino a quest’ultima edizione: allora è possibile frequentare spesso l’Ariston e rimanere grandi artisti?

“(ride) Mah, per quanto mi riguarda… credo di si! In fondo è una vetrina, dove tu presenti quello che fai. Vicino a te ci possono essere tanti colleghi, con progetti molti diversi dal tuo. Ma insomma, ormai è un mezzo di comunicazione. Da una parte, anche per sfortuna, perché sarebbe bello se ci fossero solo cose di ottima qualità. Sappiamo che non è così, ma anche tenendo conto che in Italia non ci sono tante manifestazioni con quegli ascolti, tu approfitti di quello spazio e vai a proporre quello che hai da dire, sapendo di raggiungere comunque milioni e milioni di persone. Io sono andata lì portando quello che porto in qualsiasi altro posto che frequento, quindi ho usato Sanremo e non mi sono fatta usare”.

-Che poi non sappiamo neanche come sei finita in classifica…

”Ah, ma questo non lo so neanche io, eh? Giuro! Ma sai, non è la cosa più importante. Anche perché quando ho saputo che potevo andare li, che avevo questa possibilità, non mi sono posta il problema classifica. Poi, certamente, rimane una gara e vincere non dispiace a nessuno. Però, per me, andare lì e portare il mio pezzo, proporre il mio progetto, mi sembra davvero importante”

-Che è poi quel che ti disse Mauro Pagani, una delle tante persone d’oro con le quali hai collaborato: ok, andiamo lì, ma sfruttiamo il Festival senza rimanere nei suoi ingranaggi. Peraltro, il tuo duetto con Cristina Donà era di gran lunga il più azzeccato. Come vi siete trovate?

“Vedi? Anche questa scelta per me era molto più importante del fatto di vincere. Cristina è un’artista che conosco già da un po’, abbiamo lavorato spesso negli stessi spazi, è nata anche una buona amicizia, cosa non facile in questo lavoro, soprattutto tra donne. Lei era un po’ stupita da questa mia scelta, ma alla fine è stata contenta di aver partecipato”.

-Siete davvero così simili, come sembra da fuori?

“Si, si, è vero. Poi diciamo sempre di noi stesse che ‘Ci dondoliamo in disparte’, parafrasando una frase del testo di ‘Luna in piena’ Un po’ è così, cerchiamo di fare sempre e solo quello che ci interessa ed è per questo che a volte siamo un po’ distanti da certe cose”.

-Lo hai accennato: ma è vero che il brano si sarebbe dovuto chiamare proprio “Mi dondolo in disparte”?

“Si, è vero, inizialmente volevo chiamarlo così. Mi rispecchia molto sai, sono una persona che ha bisogno di capire, di riflettere…”

-Io volevo fare anche un brevissimo excursus sulla tua brillante carriera. Nel 1973 incontri Piero Ciampi: è vero che ti avevano spaventata, ti avevano detto di stare attenta perché era un po’ pazzo? Te lo chiedo, perché noi lo amiamo molto in radio…

“Un grande artista, una grandissima persona, umanamente fragile proprio perché molto intelligente e sensibile. Una persona davvero unica. Si, mi avevano detto che era un po’ strano. Ma sai, io ero molto piccola e lui non aveva una vita regolarissima… e quindi…”.

-Ma tu sei rimasta talmente legata a Piero che ancora porti in giro uno spettacolo che si chiama “Piero Ciampi Si”, con tanti amici e colleghi

“Si, adesso in duo con la pianista Rita Marcotulli, prima con Javier Girotto… reintepretiamo sue canzoni, ma non solo, anche letture… perché le cose di Ciampi non hanno tempo, anzi, col tempo diventano sempre più attuali”.

-Poi, nel 1974, hai collaborato con la “Reale Accademia di Musica”! Per chi non lo sapesse, la “Reale Accademia di Musica” nasce da un gruppo molto famoso all’epoca a Roma, i Fholks, i quali (nei loro quattro anni di attività) suonarono addirittura come spalla a Jimi Hendrix! E questo la dice lunga sulle tue radici Rock…

“(ride) Erano eccezionali! Era un gruppo davvero alternativo. È stata un’esperienza di vita fantastica. Poi gli Anni ’70… Sia a livello musicale, sia a livello umano è stata una cosa meravigliosa. Purtroppo adesso, di tutti questi musicisti molti addirittura non suonano più”.

-Torniamo al tuo nuovo lavoro. Per i brani “Luna in piena” e Pioggia d’estate” hai la produzione di Lucio “violino” Fabbri…

“Si, Lucio è stato chiamato proprio perché con Sanremo ci voleva un direttore d’orchestra, anche per l’arrangiamento degli archi. Gli altri brani sono prodotti da musicisti diversi perché il progetto nasceva così”.

-Stavolta non hai con te John Parish, produttore dei Giant Sand che ti ha affiancata negli ultimi lavori con risultati strepitosi. Era a Londra per produrre il nuovo disco di PJ Harvey…

“Eh, io l’ho chiamato John, ma lui aveva già questo impegno… (sospira). Credo tra l’altro che abbiano appena finito, ma non ci stavamo con i tempi. Il mio progetto era di lavorare con lui questa estate, ma alla fine c’è stato Sanremo…”.

-Peraltro, correggimi se sbaglio, ma è stata talmente intensa la vostra collaborazione in passato che in alcuni brani, in certe sonorità specialmente, ritrovo comunque la sua presenza. Come se la sua impronta artistica fosse rimasta forte in quel che hai fatto…

“Beh, si, ma non a caso poi le persone si incontrano e decidono di lavorare insieme. Questo accade perché esiste un’affinità, ci sono delle idee in comune. Quando John per la prima volta ha voluto lavorare con me, disse ‘Io vorrei collaborare con questa cantante’ ed è nato ‘Tutto l’amore che mi manca’. Questo per dire che quando succedono certe cose è perché c’è un gusto molto simile, una forte affinità”.

-Invece hai ancora con te Cesare Basile. A questo proposito volevo chiederti: tu dichiari spesso che il tuo background musicale viene in gran parte dall’estero, ma c’è una schiera di artisti italiani che ti adorano e tu a tua volta hai una grande stima per molti di questi artisti. Allora vogliamo nominarne qualcuno, oltre ai già citati Cristina Donà e Cesare Basile?

“Beh, c’è Massimo Zamboni, con quale ho collaborato a lungo, che stimo molto. Poi Franco Battiato, senz’altro. Poi sicuramente altri, anche se ora non mi vengono in mente (ride)”.

-Senti, dici spesso che i tuoi lavori sono estremamente autobiografici, anche perchè non riusciresti a descrivere il mondo con gli occhi degli altri, ma preferisci sempre raccontarti. E quando lo fai racconti tutto di te, ti metti completamente a nudo con l’anima. Poi, però ti descrivono (e tu stessa ti definisci) come una persona molto timida, introversa e riflessiva… non è una contraddizione?

“Si, nei dischi mi metto abbastanza allo scoperto. Però, sai, quando scrivi e racconti qualcosa (che parte sempre e comunque da te, anche se non è dichiaramene autobiografico) è una condizione talmente intima che è una timidezza diversa da quella classica, quella che accusi con gli altri e che è poi quella negativa. Ma la timidezza intesa come dolcezza, sensibilità e sinonimo di carattere è un’altra cosa. Ecco, quando sono lì, nel mio studiolo, riesco ad essere me stessa fino in fondo”.

-Ti hanno definita la Patti Smith italiana. E’ appena uscito “Twelve”, lavoro dove dopo trent’anni di attività la Smith si cimenta con dodici cover, dodici cose che fanno parte della sua formazione musicale. Tu, oggi, faresti un’operazione del genere?

“(ride per il paragone con Patti Smith) Mah, non ci ho mai pensato, sinceramente. Se Patti Smith ha fatto questo disco, lo avrà fatto sicuramente nel migliore dei modi, conoscendola. Fino ad oggi non mi è mai successo, perché tendenzialmente mi piace fare cose nuove, però mai dire mai!”

-Allora, nel caso, una cover che sicuramente non mancherebbe in un progetto del genere?

’Wish you were here’ dei Pink Floyd! (dal disco omonimo del 1975, n.d.r.) O anche ‘Mother’, di John Lennon (dal disco “John Lennon/Plastic Ono Band del 1970, primo album solista di Lennon, n.d.r.)”.

-Eccole, le tue radici Rock! Tornando al tuo lavoro, c’è una traccia alla quale sei particolarmente affezionata? So che il disco è nato nel tuo casale nella campagna toscana, quindi con molta serenità…

“Si, con molta serenità, ma anche con molto spazio per riflettere e guardare… Per rispondere alla tua domanda, sicuramente ‘Il sole grosso’, una canzone nata proprio grazie a questa atmosfera”.

-Sarai in tour da maggio, con due degli Ustmamo, una formazione molto particolare…

“Si, sono due musicisti bravissimi, che ho conosciuto facendo il tour con Massimo Zamboni. Siamo diventati amici, ci piace suonare insieme e allora li ho chiamati con me assieme ad altri due strumentisti della scena emiliana”.

-Poi so di una cosa molto carina che riguarda il Nada Trio: la gente vi raggiunge e sa dei vostri concerti anche quando non fate pubblicità, anche se non ha i vostri dischi…

“Un passaparola! Beh, ormai sono più di dieci anni che facciamo concerti, ormai sanno come trovaci (ride)”.

Sul web
www.nadamalanima.it/
 
 
Intervista raccolta nell'aprile 2007
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