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Le BiELLE Interviste
Clan Mamacè: tra divertimento e impegno

Foto di Patrizia Laquidara al Tenco




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Clan Mamacè
Accordi e disaccordi

Clan Mamacè
Senza ricompensa alcuna

Sulutumana
Decanter

Sulutumana
Danza

I Luf
Paradis del Diaol

Piccola Bottega Baltazar
Il disco dei miracoli

I ragazzi del Clan e le buone idee sulla musica
di Giorgio Maimone

Intervista molto faticata: richiesta in settembre 2006, ottenuta nel novembre, pubblicata a giugno 2007, quando i ragazzi forse avevano perso le speranze. Colpa nostra e ce ne scusiamo. L'intervista merita: il Clan mamacè avva sorpreso favorevolmente nel 2005 con Accordi e Disaccordi (premio Bielle per i primi ascolti) e si sono confermati (premio Bielle compreso) nel 2006. A naso direi che nonè finita qui ...

Carissimi Mamacé, vediamo di condurre in porto questa intervista. L’impressione mia è stata di assistere a una grandissima crescita vostra, con conseguente motivo di gioia per noi che vi avevamo premiato come “esordienti” agli scorsi “Premi di Bielle”. Ma indubbiamente l’effetto è stato amplificato dal fatto che solo nel 2005 avevo sentito “Accordi e disaccordi” e un anno dopo “Senza ricompensa alcuna”. In realtà tra i due dischi passano quattro anni. E’ una crescita che avvertite anche voi?

Francesca: Ovviamente sì…la crescita è stata non solo musicale ma anche nel modo di affrontare la registrazione. Abbiamo cercato di curare sempre di più gli arrangiamenti, e naturalmente suonando insieme si cresce.

“Accordi e disaccordi” è pieno di stimoli positivi, ma anche della carica e di tutte le acerbità di un debutto. “Senza ricompensa alcuna” è un disco maturo. Vivace ma molto più elaborato. La formazione è rimasta la stessa, vero?

Carlo: Tra il primo e il secondo disco è cambiato solamente il fisarmonicista (Stefano è subentrato a Massimo). Abbiamo cercato di arricchire le sonorità aggiungendo alcuni strumenti non presenti in “Accordi e disaccordi”. Primo fra tutti il pianoforte, poi l'armonica a bocca di Enrico e il corno Inglese di Francesca. Inoltre io ho finalmente comprato un contrabbasso acustico (vero!!).
Infine un bellissimo clarinetto “assoleggia” nel Blues di Babbo Natale.

In questi giorni, altra novità, la formazione ha subito ulteriori cambiamenti.
Diamo il benvenuto a Sebastiano (batteria) e ad Umberto (fisarmonica / sax tenore, soprano e basso / fagotto / flauto dolce). Sarà divertente poter lavorare su nuovi pezzi e riarrangiare quelli “vecchi” utilizzando “nuove” sonorità.

Mi sono scervellato a lungo per capire quali riferimenti, ispirazioni, debiti creativi vi avevano dato l’imprinting per “Senza ricompensa alcuna” ma alla fine non ne ho trovati. I debiti principali mi sembrano verso il cantautorato americano. Bob Dylan, Neil Young … ovviamente collocandovi in mezzo tutte le distanze (fisiche, geografiche, artistiche) del caso. A voi la parola.

Carlo: Per quel che mi riguarda ascolto molta musica, di tutti i tipi, di tutte le provenienze, (italiana, francese, inglese/americana) anche se i miei preferiti rimangono sempre i grandi cantautori: una volta De Gregori, Bennato, Dalla, DeAndrè .. oggi Fossati e Testa.

Francesca: Anche se non sono io l’autrice dei testi e della base musicale, mi viene da dire che esprimiamo soprattutto ciò che sentiamo. Cerchiamo di essere originali e di buon gusto…il resto non lo so…

Enrico: Credo che si sia fatto molto per trovare l'ambiente giusto per ogni scrittura senza badare molto al discorso “genere musicale”. Non è un disco a tema, credo.

Una caratteristica del vostro disco che mi conquista è questa voglia di non fare finire subito le canzoni, appena finito il cantato, ma di dare la possibilità di gustarsi delle code musicali ricche e assortite. Caratteristica che già c’era in “Accordi e disaccordi”. Che forse è anche un modo per affermare il vostro essere un gruppo. Non lo so se è così anche per voi, ma a me fa venire in mente la voglia di continuare a suonare, anche perché è bello suonare. Di non voler smettere. Un po’ come Louis Armstrong al Festival di Sanremo … Ora magari mi dite che le code strumentali pensavate di tagliarle via tutte …

Alex: L’arrangiamento musicale è un aspetto che curiamo molto, una buona base musicale non è meno importante di un bel testo. Crediamo sia piacevole lasciarsi cullare dall’atmosfera del brano anche dopo il cantato, cercando incroci armonici tra gli strumenti solisti.

Carlo: Teniamo molto alla cura degli arrangiamenti. Ogni cosa è studiata; incroci di strumenti, cambi di tempo, code ed introduzioni strumentali.
Cerchiamo di conferire bellezza “estetica” alla canzone, di darle musicalità, piacevolezza nell'ascolto… tentiamo così di renderla meno banale.
Abbiamo ben presente, nella musica che ascoltiamo, direttamente o indirettamente, quello che non ci piace, quindi cerchiamo di non riproporlo nei nostri lavori. Molte canzoni sono musicalmente “banali” perché così come iniziano, finiscono; lineari, senza sorprese. Noi cerchiamo di stupire l'ascoltatore inserendo stacchi, cambi di tempo, cambi di atmosfera etc. Cose purtroppo sempre più rare nelle canzoni di oggi. Abbiamo scelto di esprimere la nostra arte in forma di canzone: l’aspetto musicale non può essere sottovalutato.

Enrico: Questo credo succeda perchè c'è sempre stata l'esigenza, il divertimento di sfogarsi non solo con le parole ma spesso con assoli o frasi musicali un po' all'infinito, ripetute, accelerate, orchestrali. Tra la musica da ballo e quella d'ascolto c'è spazio per tante cose, per tante persone, per tutti.

Devo dire che, oltre al coinvolgimento musicale è il canto ad affascinarmi in questo disco. Le pause, le sospensioni ritmiche, alcune svisate sui registri bassi, quelli comuni a Leonard Cohen o Fabrizio De André, tanto per mettervi un altro po’ in soggezione. Comunque ci sono passaggi da brivido “Il nostro amore non avrebbe ritardi” in “Se dal poco” oppure “ed è caduto un muro / un muro di vent’anni” ne “La ragazza porcospino” o ancora in “Senza ricompensa alcuna” nella frase che dà il titolo alla canzone . Frutto del caso o studio? O una benevola congiunzione astrale?

Enrico: Cerco ancora nel modo di interpretare una canzone la mia voce, che a volte non so neanche qual è. I riferimenti a De Andrè sono ben presenti perchè molte canzoni fanno un po' parte di quel modo di fare canzone. Ma cercherò sempre più di trovare, se esiste, il mio marchio definitivo. Comunque grazie.

Carlo: Io non canto quindi non dovrei parlare, ma so per certo che Enrico fa un grosso lavoro di preparazione su “come cantare una canzone”, ben oltre al scegliere una tonalità adeguata al proprio timbro di voce; analizza ogni singola frase, cercando il modo migliore per esprimerla...

Veniamo alle singole storia raccontate nelle canzoni. Avete voglia di raccontarci in poche righe la storia che sta dietro ogni singola canzone? Lo spunto da cui siete partiti. E’ una domanda soprattutto per Carlo, autore prolifico, mentre Enrico si è limitato a “Se del poco”.

Enrico: “Se dal poco” è nata dall'esigenza di scrivere un testo d'amore il più neutro possibile in cui ognuno possa scegliere i soggetti che vuole, un po' simbolico se vogliamo.

Carlo: Anche se non amo molto spiegare le canzoni che scrivo, per voi farò un eccezione!! Ci provo… Nonostante i toni allegri “La ricca signora” e “Un'altra rivoluzione” sono le due canzoni più “impegnate” dell'album.

La ricca signora:
C'è sempre stata l'idea, in Italia, di considerare gli Stati Uniti come un paese da imitare. Credo che non debba essere sempre così e sempre più spesso ce ne si sta rendendo conto. Una bella donna insomma che sta perdendo piano piano il suo fascino. “La ricca signora” è contro un certo tipo di Stati Uniti, consumistici ed arroganti. Quelli che hanno automobili che consumano dieci volte rispetto alle nostre e poi vanno in giro a far guerre per il petrolio, quelli che lasciano ingrassare i ragazzini davanti alla televisione, quelli che se non hai un'assicurazione sanitaria privata puoi anche morire... etc.... Se è vero che gli USA “sono 10 anni avanti…”, è anche vero che non dobbiamo per forza diventare come loro; semmai fare tesoro di ciò che hanno di buono e degli errori che, essendo più “avanzati”, hanno sicuramente commesso prima di noi.

Un'altra rivoluzione:
Il livello generale di benessere che c'è in Italia ha fatto in modo che la gente non si interessi in maniera troppo partecipata alla vita politica del paese.
In questo modo la nostra classe politica è libera di agire quasi indisturbata.
Il pane non manca più, per cui forse non vale più la pena lottare, riempire le piazze... E' triste ma spesso è così. Che casino hanno combinato i francesi, la scorsa primavera, per far abolire la legge sul lavoro che il governo aveva già approvato? Prendiamo esempio.

Valzer per un sorriso:
E’ una storia d'amore incentrata sul fatto che Lei, un po' timidamente e un po' per gioco, nasconde appositamente a Lui il sorriso, fino a quando...

Amore ascolta:
E’ una canzone incompiuta. L'ho scritta per mia moglie Cristiana (quella del libretto) poco dopo averla conosciuta, e l'ho cantata per la prima volta al telefono in collegamento Novara-Roma. Nella mia idea lei avrebbe dovuto continuare, scrivendo una seconda strofa, poi io la terza e così via... non l'ha mai fatto ed ho deciso di tenerla così. Chissà, magari in futuro....

Senza ricompensa alcuna:
Sempre una canzone d'amore, sempre per la stessa persona... Sono molto soddisfatto del risultato finale. La canzone, a parer mio, è veramente bella.

Il Blues di Babbo Natale:
E’ stata scritta più di 10 anni fa, in occasione di una festa di Natale per bambini. Mi è piaciuto riproporla e riarrangiarla con il Clan Mamacè. Bisogna sapersi anche prendere in giro e rimanere bambini, ed anche se forse è la più banale del Cd… pure musicalmente, non è per niente male!

E intanto si fa sera:
E’ stata scritta su richiesta di Cristiana (vedi sopra). Un giorno per scherzo mi chiese: ”Scrivimi una canzone sul mare”. E così mi sono immaginato lei seduta su di uno scoglio in contemplazione di fronte ad un mare del quale è perennemente innamorata. E' stato uno dei miei regali di Natale nel 2004 (ho risparmiato!!!). Nello scrivere il pezzo, mi sono posto l'obiettivo di non usare mai la parola “mare”. E' uno dei pezzi che mi piace di più del cd.

La ragazza porcospino:
E’ tratta dal libro omonimo. Racconta la storia di Katja Rohde. Vi riporto la presentazione ufficiale del libro che si trova anche in rete e non aggiungo altro: “Katja Rohde è autistica nella forma più grave: prigioniera di un corpo ribelle è incapace di effettuare le azioni più semplici come mangiare, vestirsi o lavarsi. Per molto tempo ha vissuto isolata in un suo mondo interiore, totalmente scollegato da quello esterno, senza la possibilità di comunicare o di interagire con gli altri per colpa di un linguaggio limitato, fatto di urla e suoni incomprensibili. Per 23 anni è stata anche considerata una ritardata mentale, fino a quando un’insegnante di sostegno ha deciso di utilizzare con lei un sistema di comunicazione all’avanguardia, la «comunicazione facilitata»… e Katja è esplosa. Si è rivelata di un’intelligenza e di una cultura superiore alla media - ha insegnato a se stessa a leggere e a scrivere, ha imparato quattro lingue e ha una memoria fotografica prodigiosa - e finalmente ha potuto affacciarsi al mondo esterno per insegnarci a non giudicare la «normalità» dalle apparenze. “

Quattro piccole storie:
Quattro piccole “fotografie” che immortalano ognuna una storia differente. Il tutto in un'unica canzone. Compri quattro e paghi uno!!

Ho trovato una bella crescita anche nei testi, dove però credo ci sia ancora da migliorarsi. Ad esempio, secondo me, la rima non è obbligatoria, perché a volte ti spinge a soluzioni obbligate che però non sono in linea con quanto si vuole raccontare (ad esempio far rientrare “pacco” e “bislacco” né “La ricca signora” costringe Enrico a un po’ di acrobazie di dizione. Su una canzone, peraltro bellissima come “La ragazza porcospino” , leggere che “la ragazza sgretolò i mattoni” mi pone una serie di interrogativi. Cos’era? La Cosa dei Fantastici quattro? O una ruspa in veste di donna? O è una metafora talmente fine da risultare incomprensibile? Oppure è lo stesso vicolo cieco in cui si infilò Vecchioni quando cantò “Sta di fatto però/ che quelli lì giocan duro / quelli mi infilano in un muro”. E guarda caso, anche qui c’entra un muro! J . Trovo invece bellissima e azzeccata “Senza ricompensa alcuna”, come testo. Ancora Carlo sul “banco degli imputati”

Carlo: Non so bene come rispondere a questa domanda... Al di la delle rime più o meno azzeccate credo che il grande pregio delle mie canzoni sia il fatto che sono assolutamente “sincere”. Non sono state scritte principalmente per finire su un disco, ma perchè andavano scritte. Dietro ad ognuna c'è un particolare stato d'animo o momento della mia vita che mi ha spinto a scriverla.
Nella scrittura ogni tanto mi pongo degli obiettivi di “stile”, altre volte scrivo più di getto. Certe canzoni nascono in settimane, altre in pochi minuti. “Senza ricompensa alcuna”, ad esempio, l'ho scritta in 10 minuti.

Come vi definireste? Non siete un gruppo combat rock, non fate jazz, ma amate lo swing. Insomma se doveste parlare del Clan Mamacé a degli sconosciuti e questi vi chiedessero “sì, va bene, ma che musica fa?” cosa rispondereste? Mi piacerebbe sentirvi uno per uno.

Francesca: Io risponderei…genere cantautore?! Musica italiana…i ritmi ci sono tutti dal folk, allo swing, al lentone, al ritmo brasiliano… chi lo sa, bisogna ascoltare per capire!

Alex: E’ sempre stato un problema definire la nostra musica. Mi sono trovato spesso a dire che il nostro genere è tra il folk ed il cantautoriale… acustico con qualche incursione elettrica… ma non credo che queste definizioni aiutino molto a capire. Aderire totalmente ad un modello credo sia riduttivo… certo, ci sono dei riferimenti alla musica che ci piace ascoltare, ma sono quasi inconsci. Non vogliamo assomigliare a qualcuno, vogliamo solo suonare. Allo sconosciuto incuriosito dal genere, rispondo con un caloroso invito al nostro prossimo concerto… solitamente gratuito e di sicuro più divertente di mille definizioni!

Carlo: E' una domanda che ci fanno spesso ed alla quale non sappiamo mai precisamente come rispondere. Ultimamente ci definiamo un gruppo “Cantautoriale”. Un “cantautore” formato da un gruppo di persone. Cerchiamo appositamente di conferire varietà ai singoli pezzi utilizzando tutti gli stili musicali che conosciamo. Dal rock allo swing, dalla ballata alla Bossa Nova etc... Lo stesso lavoro che fa di solito un cantautore. I gruppi spesso tendono a dare uno stile uniforme alle canzoni, racchiudendole tutte in un genere. Questo però, alla lunga, rende i vari brani troppo simili tra loro e ripetitivi.
Noi cerchiamo di non farlo. E' più impegnativo ma il risultato è sicuramente migliore.

Andiamo verso la fine dell’anno e questa domanda si impone: quali sono gli album più belli, le canzoni migliori che avete sentito quest’anno? Cosa vi è piaciuto? Non solo in Italia. Lo chiedessero a me direi che “La ragazza porcospino” è una delle canzoni che mi ha colpito di più nel 2006.

Carlo: Il disco che mi ha colpito di più quest'anno è stato l'ultimo di Bruce Springsteen “We shall overcome” (The Seeger Session). Mi piacciono molto arrangiamenti e sonorità. Lo stesso vale per “Eva contro Eva” di Carmen Consoli, anche se digerisco poco il cantato. L'ultimo di Capossela mi piace in parte... Non avrei mai dovuto comprare “L'arcangelo” di Fossati, ma l'ho fatto e non mi è piaciuto. Molto bello l'ultimo di Gianmaria Testa, che fino ad ora non mi ha mai deluso. Mi piace molto “Cazzeggiare” sul web e cercare realtà nuove. C'è molta bella musica in giro, la radio invece è quasi inascoltabile.
Fortunatamente ci siete voi di Bielle che date una mano...

A proposito. Complimenti per i disegni, l’allegria e la fantasia utilizzata nei libretti (Cristiana Fracassi, credo, se non ho letto male) ma non si potrebbe scrivere i testi in modo leggibile! Così si fa una fatica improba. Addirittura con le lettere capovolte, quando non ci sono le parole a spirale! Aiuuuto! Come fa un povero recensore a leggerli questi testi?

Alex: Lettere capovolte, parole a spirale… a leggerla così mi verrebbe da chiamare un esorcista! Abbiamo voluto sperimentare un po’ di fantasia e dell’arte di Diego Pagani e Cristiana Fracassi nella copertina del cd. Credo che il loro modo di comunicare attraverso i disegni, le forme ed i colori sia ben più efficace rispetto ad una sequenza di parole scritte nero su bianco. In fondo i testi delle canzoni è meglio ascoltarli: musica e parole sono inscindibili.

Carlo: Nel “confezionare” un cd cerchiamo di curare l' “opera” in tutti i suoi aspetti, nonostante i costi di produzione salgano (ma che ci frega, si vive una volta sola!). Un opera a 360 gradi che possa coinvolgere la vista oltre all'udito...
Una cosa estetica non è sempre funzionale. Il libretto è molto piacevole da vedere. Scritto a mano (sei stato fortunato perchè se la calligrafia fosse stata la mia, ti garantisco che non avresti letto una parola). Preferivi forse uno di quei libretti, figli della pigrizia (e dell'avarizia), tutti bianchi con i testi in nero? ;-)
Eventualmente, tutti i testi delle canzoni sono disponibili sul nostro sito… più leggibili!

Ultima domanda che è a parte dell’intervista. Siamo alla ripartenza di una nuova stagione musicale (“settembre andiamo”) . Voi avete un disco nuovo. Come pensate di muovervi? Cosa avete in programma? Cosa pensate di fare? Il Festival di Sanremo, Canzonissima, i Premi Bielle? Il premio Ciampi, Recanati, Lunezia, Mantova? Cosa riserverà il 2006/2007 al Clan Mamacé?

Alex: Perché ci chiedi del Festival di Sanremo? Ha forse qualcosa a che fare con la musica? Scherzi a parte… non riesco ad apprezzare i concorsi. Mi piace pensare che l’esibizione abbia il solo scopo di divertire il pubblico (ed i musicisti) senza secondi fini. I concetti di “competizione” e “giuria” sono lontani dal mio desiderio musicale… ma fortunatamente per il Clan, sono il solo a pensarla in questo modo forse “poco costruttivo”… l’importante è rendersene conto!

Enrico: Io spero di suonare sempre di più e di definirmi sempre meno e di essere contento di quel che suono e canto. Chi ascolta poi dirà.

Carlo: Moriamo dalla voglia di suonare in giro e di far conoscere la nostra musica. Purtroppo le buone occasioni per suonare sono rare... In attesa della stagione estiva, durante la quale il Clan Mamacè esce solitamente dal letargo per suonare nelle strade e nelle piazze, aspettiamo proposte. Ci piace molto fare date “teatrali”. In teatro il pubblico presta attenzione.. è li per ascoltare... ed anche il musicista regala il meglio di se.

Concorsi?? Non so vedremo... Abbiamo un po' perso la fiducia, nonostante esiti positivi passati, riguardo a questo tipo di manifestazioni. Se sei un artista totalmente indipendente, ed in questo momento noi lo siamo, non hai quasi nessuno che ti sostiene (a parte voi di Bielle!!). E purtroppo l'Italia è fatta di Lobbies di interessi, grandi o piccole. Majior o piccole etichette indipendenti. (ora basta che mi rattristo). Però non è detto che non si decida di partecipare a qualcosa in futuro... Nel frattempo: suonare… suonare.... Dobbiamo riamalgamare la formazione.... sarà un duro (ma piacevole) lavoro…

Sul web
www.clanmamace.com
 
Intervista via e-mail del 30-11-2006
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