I
ragazzi del Clan e le buone idee sulla musica
di
Giorgio Maimone
Intervista
molto faticata: richiesta in settembre 2006, ottenuta nel
novembre, pubblicata a giugno 2007, quando i ragazzi forse
avevano perso le speranze. Colpa nostra e ce ne scusiamo.
L'intervista merita: il Clan mamacè avva sorpreso favorevolmente
nel 2005 con Accordi e Disaccordi (premio Bielle per i primi
ascolti) e si sono confermati (premio Bielle compreso) nel
2006. A naso direi che nonè finita qui ...
Carissimi Mamacé, vediamo di condurre in porto questa
intervista. L’impressione mia è stata di assistere
a una grandissima crescita vostra, con conseguente motivo
di gioia per noi che vi avevamo premiato come “esordienti”
agli scorsi “Premi di Bielle”. Ma indubbiamente
l’effetto è stato amplificato dal fatto che solo
nel 2005 avevo sentito “Accordi e disaccordi”
e un anno dopo “Senza ricompensa alcuna”. In realtà
tra i due dischi passano quattro anni. E’ una crescita
che avvertite anche voi?
Francesca: Ovviamente
sì…la crescita è stata non solo musicale
ma anche nel modo di affrontare la registrazione. Abbiamo
cercato di curare sempre di più gli arrangiamenti,
e naturalmente suonando insieme si cresce.
“Accordi
e disaccordi” è pieno di stimoli positivi, ma
anche della carica e di tutte le acerbità di un debutto.
“Senza ricompensa alcuna” è un disco maturo.
Vivace ma molto più elaborato. La formazione è
rimasta la stessa, vero?
Carlo:
Tra il primo e il secondo disco è cambiato solamente
il fisarmonicista (Stefano è subentrato a Massimo).
Abbiamo cercato di arricchire le sonorità aggiungendo
alcuni strumenti non presenti in “Accordi e disaccordi”.
Primo fra tutti il pianoforte, poi l'armonica a bocca di Enrico
e il corno Inglese di Francesca. Inoltre io ho finalmente
comprato un contrabbasso acustico (vero!!).
Infine un bellissimo clarinetto “assoleggia” nel
Blues di Babbo Natale.
In questi giorni,
altra novità, la formazione ha subito ulteriori cambiamenti.
Diamo il benvenuto a Sebastiano (batteria) e ad Umberto (fisarmonica
/ sax tenore, soprano e basso / fagotto / flauto dolce). Sarà
divertente poter lavorare su nuovi pezzi e riarrangiare quelli
“vecchi” utilizzando “nuove” sonorità.
Mi
sono scervellato a lungo per capire quali riferimenti, ispirazioni,
debiti creativi vi avevano dato l’imprinting per “Senza
ricompensa alcuna” ma alla fine non ne ho trovati. I
debiti principali mi sembrano verso il cantautorato americano.
Bob Dylan, Neil Young … ovviamente collocandovi in mezzo
tutte le distanze (fisiche, geografiche, artistiche) del caso.
A voi la parola.
Carlo: Per quel
che mi riguarda ascolto molta musica, di tutti i tipi, di
tutte le provenienze, (italiana, francese, inglese/americana)
anche se i miei preferiti rimangono sempre i grandi cantautori:
una volta De Gregori, Bennato, Dalla, DeAndrè .. oggi
Fossati e Testa.
Francesca: Anche
se non sono io l’autrice dei testi e della base musicale,
mi viene da dire che esprimiamo soprattutto ciò che
sentiamo. Cerchiamo di essere originali e di buon gusto…il
resto non lo so…
Enrico: Credo che
si sia fatto molto per trovare l'ambiente giusto per ogni
scrittura senza badare molto al discorso “genere musicale”.
Non è un disco a tema, credo.
Una
caratteristica del vostro disco che mi conquista è
questa voglia di non fare finire subito le canzoni, appena
finito il cantato, ma di dare la possibilità di gustarsi
delle code musicali ricche e assortite. Caratteristica che
già c’era in “Accordi e disaccordi”.
Che forse è anche un modo per affermare il vostro essere
un gruppo. Non lo so se è così anche per voi,
ma a me fa venire in mente la voglia di continuare a suonare,
anche perché è bello suonare. Di non voler smettere.
Un po’ come Louis Armstrong al Festival di Sanremo …
Ora magari mi dite che le code strumentali pensavate di tagliarle
via tutte …
Alex: L’arrangiamento
musicale è un aspetto che curiamo molto, una buona
base musicale non è meno importante di un bel testo.
Crediamo sia piacevole lasciarsi cullare dall’atmosfera
del brano anche dopo il cantato, cercando incroci armonici
tra gli strumenti solisti.
Carlo:
Teniamo molto alla cura degli arrangiamenti. Ogni cosa è
studiata; incroci di strumenti, cambi di tempo, code ed introduzioni
strumentali.
Cerchiamo di conferire bellezza “estetica” alla
canzone, di darle musicalità, piacevolezza nell'ascolto…
tentiamo così di renderla meno banale.
Abbiamo ben presente, nella musica che ascoltiamo, direttamente
o indirettamente, quello che non ci piace, quindi cerchiamo
di non riproporlo nei nostri lavori. Molte canzoni sono musicalmente
“banali” perché così come iniziano,
finiscono; lineari, senza sorprese. Noi cerchiamo di stupire
l'ascoltatore inserendo stacchi, cambi di tempo, cambi di
atmosfera etc. Cose purtroppo sempre più rare nelle
canzoni di oggi. Abbiamo scelto di esprimere la nostra arte
in forma di canzone: l’aspetto musicale non può
essere sottovalutato.
Enrico: Questo
credo succeda perchè c'è sempre stata l'esigenza,
il divertimento di sfogarsi non solo con le parole ma spesso
con assoli o frasi musicali un po' all'infinito, ripetute,
accelerate, orchestrali. Tra la musica da ballo e quella d'ascolto
c'è spazio per tante cose, per tante persone, per tutti.
Devo
dire che, oltre al coinvolgimento musicale è il canto
ad affascinarmi in questo disco. Le pause, le sospensioni
ritmiche, alcune svisate sui registri bassi, quelli comuni
a Leonard Cohen o Fabrizio De André, tanto per mettervi
un altro po’ in soggezione. Comunque ci sono passaggi
da brivido “Il nostro amore non avrebbe ritardi”
in “Se dal poco” oppure “ed è caduto
un muro / un muro di vent’anni” ne “La ragazza
porcospino” o ancora in “Senza ricompensa alcuna”
nella frase che dà il titolo alla canzone . Frutto
del caso o studio? O una benevola congiunzione astrale?
Enrico: Cerco ancora
nel modo di interpretare una canzone la mia voce, che a volte
non so neanche qual è. I riferimenti a De Andrè
sono ben presenti perchè molte canzoni fanno un po'
parte di quel modo di fare canzone. Ma cercherò sempre
più di trovare, se esiste, il mio marchio definitivo.
Comunque grazie.
Carlo: Io non canto
quindi non dovrei parlare, ma so per certo che Enrico fa un
grosso lavoro di preparazione su “come cantare una canzone”,
ben oltre al scegliere una tonalità adeguata al proprio
timbro di voce; analizza ogni singola frase, cercando il modo
migliore per esprimerla...
Veniamo
alle singole storia raccontate nelle canzoni. Avete voglia
di raccontarci in poche righe la storia che sta dietro ogni
singola canzone? Lo spunto da cui siete partiti. E’
una domanda soprattutto per Carlo, autore prolifico, mentre
Enrico si è limitato a “Se del poco”.
Enrico: “Se
dal poco” è nata dall'esigenza di scrivere un
testo d'amore il più neutro possibile in cui ognuno
possa scegliere i soggetti che vuole, un po' simbolico se
vogliamo.
Carlo:
Anche se non amo molto spiegare le canzoni che scrivo, per
voi farò un eccezione!! Ci provo… Nonostante
i toni allegri “La ricca signora” e “Un'altra
rivoluzione” sono le due canzoni più “impegnate”
dell'album.
La
ricca signora:
C'è sempre stata l'idea, in Italia, di considerare
gli Stati Uniti come un paese da imitare. Credo che non debba
essere sempre così e sempre più spesso ce ne
si sta rendendo conto. Una bella donna insomma che sta perdendo
piano piano il suo fascino. “La ricca signora”
è contro un certo tipo di Stati Uniti, consumistici
ed arroganti. Quelli che hanno automobili che consumano dieci
volte rispetto alle nostre e poi vanno in giro a far guerre
per il petrolio, quelli che lasciano ingrassare i ragazzini
davanti alla televisione, quelli che se non hai un'assicurazione
sanitaria privata puoi anche morire... etc.... Se è
vero che gli USA “sono 10 anni avanti…”,
è anche vero che non dobbiamo per forza diventare come
loro; semmai fare tesoro di ciò che hanno di buono
e degli errori che, essendo più “avanzati”,
hanno sicuramente commesso prima di noi.
Un'altra
rivoluzione:
Il livello generale di benessere che c'è in Italia
ha fatto in modo che la gente non si interessi in maniera
troppo partecipata alla vita politica del paese.
In questo modo la nostra classe politica è libera di
agire quasi indisturbata.
Il pane non manca più, per cui forse non vale più
la pena lottare, riempire le piazze... E' triste ma spesso
è così. Che casino hanno combinato i francesi,
la scorsa primavera, per far abolire la legge sul lavoro che
il governo aveva già approvato? Prendiamo esempio.
Valzer
per un sorriso:
E’ una storia d'amore incentrata sul fatto che Lei,
un po' timidamente e un po' per gioco, nasconde appositamente
a Lui il sorriso, fino a quando...
Amore
ascolta:
E’ una canzone incompiuta. L'ho scritta per mia moglie
Cristiana (quella del libretto) poco dopo averla conosciuta,
e l'ho cantata per la prima volta al telefono in collegamento
Novara-Roma. Nella mia idea lei avrebbe dovuto continuare,
scrivendo una seconda strofa, poi io la terza e così
via... non l'ha mai fatto ed ho deciso di tenerla così.
Chissà, magari in futuro....
Senza
ricompensa alcuna:
Sempre una canzone d'amore, sempre per la stessa persona...
Sono molto soddisfatto del risultato finale. La canzone, a
parer mio, è veramente bella.
Il
Blues di Babbo Natale:
E’ stata scritta più di 10 anni fa, in occasione
di una festa di Natale per bambini. Mi è piaciuto riproporla
e riarrangiarla con il Clan Mamacè. Bisogna sapersi
anche prendere in giro e rimanere bambini, ed anche se forse
è la più banale del Cd… pure musicalmente,
non è per niente male!
E
intanto si fa sera:
E’ stata scritta su richiesta di Cristiana (vedi sopra).
Un giorno per scherzo mi chiese: ”Scrivimi una canzone
sul mare”. E così mi sono immaginato lei seduta
su di uno scoglio in contemplazione di fronte ad un mare del
quale è perennemente innamorata. E' stato uno dei miei
regali di Natale nel 2004 (ho risparmiato!!!). Nello scrivere
il pezzo, mi sono posto l'obiettivo di non usare mai la parola
“mare”. E' uno dei pezzi che mi piace di più
del cd.
La
ragazza porcospino:
E’ tratta dal libro omonimo. Racconta la storia di Katja
Rohde. Vi riporto la presentazione ufficiale del libro che
si trova anche in rete e non aggiungo altro: “Katja
Rohde è autistica nella forma più grave: prigioniera
di un corpo ribelle è incapace di effettuare le azioni
più semplici come mangiare, vestirsi o lavarsi. Per
molto tempo ha vissuto isolata in un suo mondo interiore,
totalmente scollegato da quello esterno, senza la possibilità
di comunicare o di interagire con gli altri per colpa di un
linguaggio limitato, fatto di urla e suoni incomprensibili.
Per 23 anni è stata anche considerata una ritardata
mentale, fino a quando un’insegnante di sostegno ha
deciso di utilizzare con lei un sistema di comunicazione all’avanguardia,
la «comunicazione facilitata»… e Katja è
esplosa. Si è rivelata di un’intelligenza e di
una cultura superiore alla media - ha insegnato a se stessa
a leggere e a scrivere, ha imparato quattro lingue e ha una
memoria fotografica prodigiosa - e finalmente ha potuto affacciarsi
al mondo esterno per insegnarci a non giudicare la «normalità»
dalle apparenze. “
Quattro
piccole storie:
Quattro piccole “fotografie” che immortalano ognuna
una storia differente. Il tutto in un'unica canzone. Compri
quattro e paghi uno!!
Ho
trovato una bella crescita anche nei testi, dove però
credo ci sia ancora da migliorarsi. Ad esempio, secondo me,
la rima non è obbligatoria, perché a volte ti
spinge a soluzioni obbligate che però non sono in linea
con quanto si vuole raccontare (ad esempio far rientrare “pacco”
e “bislacco” né “La ricca signora”
costringe Enrico a un po’ di acrobazie di dizione. Su
una canzone, peraltro bellissima come “La ragazza porcospino”
, leggere che “la ragazza sgretolò i mattoni”
mi pone una serie di interrogativi. Cos’era? La Cosa
dei Fantastici quattro? O una ruspa in veste di donna? O è
una metafora talmente fine da risultare incomprensibile? Oppure
è lo stesso vicolo cieco in cui si infilò Vecchioni
quando cantò “Sta di fatto però/ che quelli
lì giocan duro / quelli mi infilano in un muro”.
E guarda caso, anche qui c’entra un muro! J . Trovo
invece bellissima e azzeccata “Senza ricompensa alcuna”,
come testo. Ancora Carlo sul “banco degli imputati”
…
Carlo:
Non so bene come rispondere a questa domanda... Al di la delle
rime più o meno azzeccate credo che il grande pregio
delle mie canzoni sia il fatto che sono assolutamente “sincere”.
Non sono state scritte principalmente per finire su un disco,
ma perchè andavano scritte. Dietro ad ognuna c'è
un particolare stato d'animo o momento della mia vita che
mi ha spinto a scriverla.
Nella scrittura ogni tanto mi pongo degli obiettivi di “stile”,
altre volte scrivo più di getto. Certe canzoni nascono
in settimane, altre in pochi minuti. “Senza ricompensa
alcuna”, ad esempio, l'ho scritta in 10 minuti.
Come
vi definireste? Non siete un gruppo combat rock, non fate
jazz, ma amate lo swing. Insomma se doveste parlare del Clan
Mamacé a degli sconosciuti e questi vi chiedessero
“sì, va bene, ma che musica fa?” cosa rispondereste?
Mi piacerebbe sentirvi uno per uno.
Francesca: Io risponderei…genere
cantautore?! Musica italiana…i ritmi ci sono tutti dal
folk, allo swing, al lentone, al ritmo brasiliano… chi
lo sa, bisogna ascoltare per capire!
Alex: E’
sempre stato un problema definire la nostra musica. Mi sono
trovato spesso a dire che il nostro genere è tra il
folk ed il cantautoriale… acustico con qualche incursione
elettrica… ma non credo che queste definizioni aiutino
molto a capire. Aderire totalmente ad un modello credo sia
riduttivo… certo, ci sono dei riferimenti alla musica
che ci piace ascoltare, ma sono quasi inconsci. Non vogliamo
assomigliare a qualcuno, vogliamo solo suonare. Allo sconosciuto
incuriosito dal genere, rispondo con un caloroso invito al
nostro prossimo concerto… solitamente gratuito e di
sicuro più divertente di mille definizioni!
Carlo:
E' una domanda che ci fanno spesso ed alla quale non sappiamo
mai precisamente come rispondere. Ultimamente ci definiamo
un gruppo “Cantautoriale”. Un “cantautore”
formato da un gruppo di persone. Cerchiamo appositamente di
conferire varietà ai singoli pezzi utilizzando tutti
gli stili musicali che conosciamo. Dal rock allo swing, dalla
ballata alla Bossa Nova etc... Lo stesso lavoro che fa di
solito un cantautore. I gruppi spesso tendono a dare uno stile
uniforme alle canzoni, racchiudendole tutte in un genere.
Questo però, alla lunga, rende i vari brani troppo
simili tra loro e ripetitivi.
Noi cerchiamo di non farlo. E' più impegnativo ma il
risultato è sicuramente migliore.
Andiamo
verso la fine dell’anno e questa domanda si impone:
quali sono gli album più belli, le canzoni migliori
che avete sentito quest’anno? Cosa vi è piaciuto?
Non solo in Italia. Lo chiedessero a me direi che “La
ragazza porcospino” è una delle canzoni che mi
ha colpito di più nel 2006.
Carlo:
Il disco che mi ha colpito di più quest'anno è
stato l'ultimo di Bruce Springsteen “We shall overcome”
(The Seeger Session). Mi piacciono molto arrangiamenti e sonorità.
Lo stesso vale per “Eva contro Eva” di Carmen
Consoli, anche se digerisco poco il cantato. L'ultimo di Capossela
mi piace in parte... Non avrei mai dovuto comprare “L'arcangelo”
di Fossati, ma l'ho fatto e non mi è piaciuto. Molto
bello l'ultimo di Gianmaria Testa, che fino ad ora non mi
ha mai deluso. Mi piace molto “Cazzeggiare” sul
web e cercare realtà nuove. C'è molta bella
musica in giro, la radio invece è quasi inascoltabile.
Fortunatamente ci siete voi di Bielle che date una mano...
A
proposito. Complimenti per i disegni, l’allegria e la
fantasia utilizzata nei libretti (Cristiana Fracassi, credo,
se non ho letto male) ma non si potrebbe scrivere i testi
in modo leggibile! Così si fa una fatica improba. Addirittura
con le lettere capovolte, quando non ci sono le parole a spirale!
Aiuuuto! Come fa un povero recensore a leggerli questi testi?
Alex:
Lettere capovolte, parole a spirale… a leggerla così
mi verrebbe da chiamare un esorcista! Abbiamo voluto sperimentare
un po’ di fantasia e dell’arte di Diego Pagani
e Cristiana Fracassi nella copertina del cd. Credo che il
loro modo di comunicare attraverso i disegni, le forme ed
i colori sia ben più efficace rispetto ad una sequenza
di parole scritte nero su bianco. In fondo i testi delle canzoni
è meglio ascoltarli: musica e parole sono inscindibili.
Carlo:
Nel “confezionare” un cd cerchiamo di curare l'
“opera” in tutti i suoi aspetti, nonostante i
costi di produzione salgano (ma che ci frega, si vive una
volta sola!). Un opera a 360 gradi che possa coinvolgere la
vista oltre all'udito...
Una cosa estetica non è sempre funzionale. Il libretto
è molto piacevole da vedere. Scritto a mano (sei stato
fortunato perchè se la calligrafia fosse stata la mia,
ti garantisco che non avresti letto una parola). Preferivi
forse uno di quei libretti, figli della pigrizia (e dell'avarizia),
tutti bianchi con i testi in nero? ;-)
Eventualmente, tutti i testi delle canzoni sono disponibili
sul nostro sito… più leggibili!
Ultima
domanda che è a parte dell’intervista. Siamo
alla ripartenza di una nuova stagione musicale (“settembre
andiamo”) . Voi avete un disco nuovo. Come pensate di
muovervi? Cosa avete in programma? Cosa pensate di fare? Il
Festival di Sanremo, Canzonissima, i Premi Bielle? Il premio
Ciampi, Recanati, Lunezia, Mantova? Cosa riserverà
il 2006/2007 al Clan Mamacé?
Alex:
Perché ci chiedi del Festival di Sanremo? Ha forse
qualcosa a che fare con la musica? Scherzi a parte…
non riesco ad apprezzare i concorsi. Mi piace pensare che
l’esibizione abbia il solo scopo di divertire il pubblico
(ed i musicisti) senza secondi fini. I concetti di “competizione”
e “giuria” sono lontani dal mio desiderio musicale…
ma fortunatamente per il Clan, sono il solo a pensarla in
questo modo forse “poco costruttivo”… l’importante
è rendersene conto!
Enrico:
Io spero di suonare sempre di più e di definirmi sempre
meno e di essere contento di quel che suono e canto. Chi ascolta
poi dirà.
Carlo:
Moriamo dalla voglia di suonare in giro e di far conoscere
la nostra musica. Purtroppo le buone occasioni per suonare
sono rare... In attesa della stagione estiva, durante la quale
il Clan Mamacè esce solitamente dal letargo per suonare
nelle strade e nelle piazze, aspettiamo proposte. Ci piace
molto fare date “teatrali”. In teatro il pubblico
presta attenzione.. è li per ascoltare... ed anche
il musicista regala il meglio di se.
Concorsi??
Non so vedremo... Abbiamo un po' perso la fiducia, nonostante
esiti positivi passati, riguardo a questo tipo di manifestazioni.
Se sei un artista totalmente indipendente, ed in questo momento
noi lo siamo, non hai quasi nessuno che ti sostiene (a parte
voi di Bielle!!). E purtroppo l'Italia è fatta di Lobbies
di interessi, grandi o piccole. Majior o piccole etichette
indipendenti. (ora basta che mi rattristo). Però non
è detto che non si decida di partecipare a qualcosa
in futuro... Nel frattempo: suonare… suonare.... Dobbiamo
riamalgamare la formazione.... sarà un duro (ma piacevole)
lavoro…
|