Patrizia
Laquidara presenta "Funambola"
in anteprima per R.C.A.
di
Marco
Cavalieri
L’appuntamento con Patrizia Laquidara negli studi di R.C.A. è fissato per il 6 aprile, in una sorta di limbo per il suo nuovo disco. L’uscita di “Funambola”, infatti, è slittata al 13, ma l’artista aveva deciso di confermare le serate programmate in precedenza e quindi aveva già presentato dal vivo il disco al “The Place” di Roma ed alla “Salumeria della Musica” di Milano. Grazie alla Ponderosa, noi abbiamo l’intero lavoro in anteprima. Non male, per una piccola realtà come la nostra…
Una cosa già la sappiamo. Patrizia aveva in mente due nomi per questo disco. Alla fine la scelta è caduta su “Funambola”, dal “Trattato sul funambolismo” di Philippe Petit. Parafrasando il trattato, sostiene la cantante, si può dire che “funambolismo è anche gestire i propri affetti, arrivare a fine giornata in maniera speciale… arrivare alla fine del mese senza affanni”.
A parte questo, le cose da domandare a Patrizia sono tante; la nostra unica
chiacchierata risale ad “Indirizzo portoghese”, marzo 2003. E io stavolta mi devo assolutamente ricordare di farle i complimenti, per il disco precedente, per quello nuovo che ancora sto scoprendo, per il meraviglioso brano colonna sonora del film “Manuale d’amore”, per tutti i progetti che riesce a seguire e a vivere con enorme professionalità e soprattutto per il suo set all’ultimo Premio Tenco - abito rosso lungo, scalza - che mi porterò ancora a lungo nel cuore. Ma, con la testa che mi ritrovo, rischio sicuramente di scordarmi qualcosa. Se poi mi sorride, peggio ancora: va a finire che perdo il filo e mi escono le domande da network…
Giusto il tempo di annegare nelle piccole
ansie che precedono sempre un incontro
al quale tengo particolarmente e la porta
della diretta si apre. Intuisco il volto
di Patrizia dietro un enorme paio d’occhiali da sole. Tiene
qualcosa abbracciato al petto… spuntano
due orecchie ed un musetto a punta. E’ Ricotta, la cagnolina che già avevo
visto in qualche foto! Dovete sapere
che Ricotta è un animale decisamente
al passo coi tempi: frequenta abitualmente
sale di registrazione e studi radiofonici
ed è dotata addirittura di
una pagina
internet personale!
Direi che si può cominciare. Anche Ricotta è d’accordo e si accomoda mollemente
sulle ginocchia della nostra ospite, ad altezza microfono, pronta a dire la sua.
- Allora, cara Patrizia, dove eravamo rimasti?
“Eh, ne è passato di tempo! Anche se, ad essere sincera, questo lavoro sarebbe
dovuto arrivare a fine 2006… non è tutta colpa mia (ride)”.
- Ma lo so, lo so. Curi anche tanti progetti paralleli,
dei quali parleremo più avanti. Per riallacciare il filo, in una vecchia intervista dicevi che, se
all’epoca avessi avuto più tempo per decidere e forse anche più libertà, avresti
fatto scelte diverse, ad esempio sul brano da portare al Festival del 2003 o
su certi suoni di "Indirizzo portoghese". Oggi, trascorsi quattro anni, pensi
di aver conquistato quella libertà?
"Si. Anche perchè io vedo ogni lavoro che
porto a termine come un passo avanti nel mio percorso e mai come una conquista
definitiva. Ma tornando alla domanda, si, ho avuto innanzitutto la libertà di
sperimentare; poi la fortuna di potermi confrontare con musicisti che hanno un
background diverso dal mio, artisti che vivono in posti completamente diversi
da quelli nei quali vivo io. Questo mi ha dato modo di conoscere una parte diversa
di me stessa".
- Nel precedente lavoro hai potuto contare sulla
collaborazione, tra gli altri, di Fausto Mesolella, Rita Marcotulli (che è stata nostra ospite
la scorsa estate), Javier Girotto... Poi c’erano la preziosa scrittura di Kaballà,
la grande amicizia con Mario Venuti e la supervisione di Pasquale Minieri. So
che qualcuno, come Kaballà, ti ha seguito. Chi altro ti accompagna in questa
nuova avventura?
"Innanzitutto, c'è la produzione artistica di Arto Lindsay che,
come sai, è un produttore al quale avevo già rivolto lo sguardo da tempo. Ecco,
per me, essere riuscita a collaborare con Arto è stato un grandissimo passo.
Anche perchè io avevo sempre apprezzato molto sia le cose che aveva fatto per
se stesso, ma anche i lavori per Marisa Monte, Caetano Veloso ecc... E poi, tra
i nuovi musicisti, ci sono Mauro Refosco, un percussionista brasiliano eccezionale,
che ha suonato con David Byrne e che da tempo lavora e vive a New York; poi Ben
Perowsky, Smokey Hormel alla chitarra (già con Tom Waits, Beck, n.d.r.)"
- Quindi,
stavolta hai guardato un po' più all'estero..."
Si, beh, sai io guardo sempre
all'estero, ma stavolta è stato qualcosa di meno mediterraneo, meno europeo e
più 'metropolitano'. Siamo andati a registrare il disco a New York, a Manhattan,
e mi son trovata a confronto con musicisti che hanno un'esperienza enorme...
non perchè qui non ve ne siano, anzi, ma è un bagaglio culturale totalmente diverso.
E' stata anche una sorta di sfida con me stessa".
- Mi racconti come vi siete
trovati con Arto?"
E' stato incredibile, ci siamo incontrati un paio d'anni fa
in un grande magazzino di Rio de Janeiro. Ricordo soprattutto un gran vociare
intorno a noi! Ma, nonostante la confusione tipica di un ipermercato, lui è stato
molto gentile e disponibile; ha subito ascoltato gli mp3 che avevo portato con
me, poi gli ho lasciato i miei dischi, che ha sentito con calma. La prima cosa
dalla quale è rimasto colpito è stata la mia voce. Da quel momento si è reso
disponibile per questa produzione. Poi ci sono stati piccoli contrattempi da
parte sua. Il disco, infatti, doveva essere registrato a marzo, ma alla fine
lo abbiamo chiuso a settembre. C'è stato anche un momento in cui ho pensato
che questa produzione non si sarebbe più conclusa. Ma Arto mi ha chiesto di aspettarlo
e alla fine sono stata contenta così: sai, non sono i sei mesi che ti fanno cambiare
idea su una cosa tanto importante. Poi ci siamo rivisti a Milano, prima di registrare.
Lui è una persona estremamente disponibile e dotata di grandissima ironia".
-
Ma vi eravate dati un appuntamento nel supermercato? Perchè da come lo hai descritto
sembrava quasi un incontro casuale...
"No, no, ci eravamo dati un preciso appuntamento!
Anche perchè il Brasile è troppo grande per incontrarsi casualmente! (ride)".
-
Perchè era carina e curiosa la location..."
Ma infatti, è stato molto divertente
e tutto si intonava bene con il mio spirito ed anche con il suo".
- Ecco, allora
parliamo anche di questa tua passione grande per il Brasile, per la musica, la
gente e la cultura di quelle Terre... Spesso citi tra le tue fonti di ispirazione
il tropicalismo, il samba, facendoci intuire che esistono tante venature di quella
che troppo genericamente etichettiamo come "musica brasiliana". So che è argomento
complesso, ma ce ne puoi parlare e magari spiegarci perchè ne apprezzi una componente
piuttosto che un'altra?
"Mamma mia, guarda, io non credo di essere una grandissima
esperta, sai? Anche perchè poi ci sono molti artisti italiani che fanno musica
brasiliana. Io conosco gruppi di Bologna e Ravenna, che se ne occupano in maniera
professionale. Personalmente, ho una conoscenza dovuta al fatto di aver vissuto
lì per lunghi periodi e di aver ascoltato tanti, tantissimi dischi. Quindi non
mi ritengo in grado di insegnare qualcosa su questo argomento. Posso solo dire
che ultimamente sono affascinata dalla musica del nord-est del Brasile, quella
forse meno conosciuta in Italia. Sto parlando del Forro. La definirei musica
'popolare', assomiglia quasi al nostro liscio, per intenderci. Dico liscio perché si
balla alle feste, in due, abbracciati, con molta fisarmonica. E' un genere che
faccio anche io dal vivo con Mirco Maistro. Ed è un genere che ho sentito molto
anche a New York, perchè Mauro Refosco ha un progetto, 'Forro in the dark', che
si occupa proprio di questo, anche se lui lo contamina con rumori e suoni particolari.
Poi, mi piace molto il samba. A tale proposito, l'ultima volta che sono stata
in Brasile, notavo proprio la gran differenza che esiste tra il samba fatto a
Rio, la Bossa nova di San Paolo...".
- ... come chi, andando spesso in un Paese,
finisce per cogliere i diversi accenti delle varie città, giusto?
"Si, proprio così, come indovinare se uno viene dal nord, dal sud, da quella
città piuttosto che da quell'altra... è così anche per la musica".
- Tornando
a parlare di "Funambola", ho ragione nel dire che i suoni sono decisamente più "essenziali" e
asciutti di "Indirizzo portoghese", anche se con trovate più complesse?
"Si. Sai,
credo che nel lavoro precedente i suoni fossero più morbidi, mentre qui si sente
che c'è qualcosa di più crudo, più duro. Però, credo che nell'insieme questo
disco dia un'idea di maggior compattezza, anche perchè è stato suonato dall'inizio
alla fine. 'Suonato' vuol dire che appena sono arrivata a New York, io ho cominciato
a cantare e loro a suonare i vari pezzi uno alla volta e le basi ritmiche sono
state registrate tutte insieme. Quindi, alla settima 'take' già si poteva registrare:
in questo sono musicisti straordinari, trovavano subito lo spirito della canzone
ed il modo migliore di eseguirla. Una cosa mi ha stupito molto, riascoltando
il cd: ci sono due pezzi scritti da me ("Pioggia senza zucchero" e "Nuove confusioni")
e i musicisti non sapevano di cosa parlasse il testo, anche perchè io non ho
voluto spiegarlo. Nonostante questo, alla fine hanno fatto in musica esattamente
quello che il testo diceva. Vuol dire che la canzone è venuta proprio come doveva
essere. Ho voluto lasciar loro moltissimo spazio e sono contenta della scelta".
-
Bella questa cosa del capirsi al di là della lingua, che è poi un dono tipico
degli artisti. Anche perchè voi vi siete trovati tutti insieme abbastanza casualmente,
no?
"Si, assolutamente in maniera casuale. Certo, ci eravamo scritti con Mauro,
anche perchè parlo la sua lingua; però poi è stato tutto un conoscersi lì, al
momento. La cosa bella è stata anche andare con loro nei locali a sentire musica
live. E’ straordinario come in qualunque posto di NY si trovi ottima musica,
fatta con grandissima professionalità, ma allo stesso tempo accessibile a tutti".
- Mi ha colpito il testo di “Nuove confusioni”…
“E’ un pezzo che ho scritto lo scorso anno, proprio quando ero lì in Brasile,
vicino a Fortaleza. Nasce dall’incontro che ho avuto con un uomo straordinario,
Padre Lopez, un rivoluzionario che lavora alla Riforma Agraria coi contadini
di ‘Sin Terra’. Il testo parte da lì, ma poi si apre ad una situazione mondiale
molto più ampia”.
- Anche nella traccia "Oppure no", canti "Forse diverrò rivoluzionaria / Attivista
in sudamerica per la riforma agraria...": stai seguendo quello che sta facendo
uno dei tuoi Miti, Gilberto Gil, per il suo Paese?
"No, in realtà non mi occupo
molto di politica. Quel che scrivo è quello che vivo in prima persona. Poi, sicuramente
cerco di interessarmi il più possibile ai problemi dei Paesi nei quali vado a
vivere, anche per brevi periodi. Ma tendo a non scrivere in quell'ottica perchè a
parlar di certi temi si rischia sempre di essere retorici. Però questo non mi
impedisce di avere idee mie; ad esempio sul fatto che molti definiscono il Sudamerica
'terzo mondo' o 'in via di sviluppo'... ma un Paese che ha una persona come Gilberto
Gil a capo della cultura, credo sia un Paese straordinario. Chi è veramente il
terzo mondo?".
- Per "Funambola", dicevamo, hai mantenuto collaborazioni con amici,
più che colleghi, che avevano già firmato brani per te, come Kaballà, Tony Canto...
"Si,
Tony Canto è venuto con me a New York. Ma ci sono anche collaborazioni nuove,
dovute anche al fatto che mi sono spostata a Milano, dove si trova la mia nuova
casa di produzione (la Ponderosa, n.d.r.). Ad esempio, per la prima volta ho
chiesto a Giulio Casale di scrivere un testo per me. Lui ha realizzato "Senza
pelle", adattandolo molto alla mia persona. Quella è stata proprio una bella
collaborazione e la manterrò anche in futuro".
- Si, Giulio è davvero bravo.
Ricordavo prima i tuoi numerosi progetti... uno in particolare vede la collaborazione
con Debora Petrina, straordinaria pianista con la quale rivisitate tradizionali
veneti. Per questo motivo, tra l’altro, quelli della Lega Nord (come avevano
già fatto con Davide Van de Sfroos) hanno cercato di arruolarti e tu, come Davide,
hai subito rifiutato. Ma è vero che avuto richieste per portare questo progetto
a Cuba?
"Si! Lei ha già suonato lì e ci vorremmo tornare insieme, perchè credo
sia un tipo di musica molto indicato per l'estero. Come anche il mio lavoro,
d'altra parte. L'intenzione, insomma, è di guardare molto oltre confine".
- Questo è interessante,
perchè molto spesso ci si lamenta che mancano i canali, ma credo che i nostri
artisti si propongano poco all'estero, al contrario di quanto fanno gli altri...
"E'
vero, sai? Poi a me le tournee hanno sempre portato moltissima fortuna".- Eh,
so di spedizioni fortunatissime in Brasile e titoli di giornali in Ecuador..."Si, è stato
emozionante. Ma questo anche quando giravo con gli Hotel Rif, coi quali faccio
musica World, ho viaggiato tanto, Francia, Spagna, in Galizia... Qui è successa
una cosa straordinaria. Siamo stati lì una prima volta in un Festival di musica
etnica ed al termine della nostra esibizione abbiamo venduto moltissimi cd. L'anno
successivo siamo tornati e ricordo che, camminando nelle strade del paesino,
ascoltavo uscire dalle case la mia voce: i galiziani suonavano ancora i miei
cd acquistati l'anno prima! Sono rimasta stupita, è stata una grandissima emozione.
Credo che continuerò a lavorare molto fuori, anche perchè questo mi permette
di vivere un'altra mia grandissima passione, che è quella di viaggiare".
- Viaggiare è bellissimo.
Credo che nulla arricchisca di più culturalmente ed umanamente."
Ma infatti io
cerco sempre di muovermi il più possibile, è un investimento grande per me. Sono
stata a Lisbona un mese e mezzo solo perchè volevo riuscire ad abitare lì, a
vivere la città. Volevo ascoltare molto Fado, ma anche molta musica capoverdiana.
Dal punto di vista umano e culturale, questa esperienza mi ha dato moltissimo".
-
Per chi non ci fosse stato, Lisbona è bellissima, perchè è una città grande,
una capitale, ma a misura d'uomo. Si può passeggiare in questi scorci antichi
e trovare un gruppo tradizionale, che suona in costume e vende i propri cd a
prezzo ridottissimo. Si può andare, come diceva Patrizia, nei locali di Fado
dove (al di là del concerto) si vive proprio la cultura di questo genere musicale
che è anche uno stile di vita...
"Pensa che io non volevo assolutamente cantare
Fado a Lisbona, per il grande rispetto che ho per questa musica, perchè credo
che si debba viverla fin da piccoli per possederla al punto di interpretarla.
Finchè una sera (eravamo tra amici, in casa) mi hanno convinta ad accennare un
Fado; si sono stupiti tutti di come lo interpretassi, mi hanno portata in uno
di questi locali e mi hanno fatta esibire! E' stato molto bello. Credo che se
fossi nata in Portogallo, sarei diventata una fadista. E' un genere che mi commuove.
Potrei ascoltarlo per ore e so che non è una cosa comune, anzi, molti alla lunga
lo trovano noioso".
- E' per questo che parlavo di "cultura" più che
di genere musicale..."
Si, ma infatti si vedono scene bellissime... il taxista, che ferma
la macchina, entra nel locale, canta due pezzi e poi riprende il turno di lavoro...
l’uomo di ottanta anni, col bastone, che si alza dalla platea, canta e viene
applaudito da tutti gli altri spettatori. Non è il Fado fatto per i turisti".
-
Tempo fa hai detto: "Ascolto poco la radio, non riesco a seguire qualcosa distrattamente,
in sottofondo; devo prestare attenzione a quel che passa. Preferisco le radio
che parlano, che mi tengono compagnia, soprattutto in macchina". Credo tu ti
riferissi principalmente ai network commerciali, sbaglio?
"No, non sbagli. Ma
devo dirti che a casa non ho ne' radio, ne' televisione, ho solo un impianto
per ascoltare i cd... è per questo che l'ascolto principalmente quando mi sposto
in auto".
- Non hai la radio, non hai la tv, so che
anche Internet è un
po' ostico per te...
"(ride) No, ma adesso con internet va meglio! Anzi do i miei
recapiti: www.patrizialaquidara.it e poi myspace.com/patrizialaquidara".
- A proposito
di internet, una recente direttiva europea ha depenalizzato il download di mp3
ad uso personale, per il quale si arrivava addirittura al carcere, inasprendo
parallelamente le pene per chi ne faccia commercio illegale. Personalmente, credo
sia una misura giustissima, benchè tardiva. Cosa ne pensa Patrizia Laquidara,
come artista e come appassionata di musica?
"Sono d'accordo. La musica deve essere
accessibile a tutti, perchè credo che la musica sia cultura ancor prima che divertimento.
Per cui, se i prezzi continuano ad essere così alti è giusto che in qualche modo
questa forma d'arte resti accessibile"
- E a proposito di mp3...
"Oh, ti prego,
non chiedermi nulla, sono assolutamente impreparata su questo tema (ride). Ti
dico solo che quando ho saputo che il mio singolo sarebbe stato disponibile su
I Tunes, ho detto 'ma cos'è?'".
- No, non ti preoccupare, non ti metterò in difficoltà.
Volevo solo chiederti cos'hai nel tuo lettore mp3, se ne hai uno, o nel tuo walkman...
"Guarda, se lo avessi qui ti farei un bell'elenco...
Ci sono Bjork, Fiona Apple, Marisa (Monte n.d.r.), Amalia
(Rodriguez, n.d.r.), Adriana Calcanhotto, Morricone... adesso
il mio tastierista Alfonso Santinone mi ha dato una serie
di canzoni nordiche, d'avanguardia diciamo. Beh, poi la musica
newyorkese, Arto ovviamente! Ma adesso ho intenzione di ascoltare
molto blues, perchè è un genere che mi manca e allora voglio
scoprirlo".
- Beh, se hai la possibilità di seguirci in streaming, ti consiglio
la trasmissione "Mojo station" del nostro Gianluca Diana, che si occupa proprio
del Blues e delle sue culture... tre puntate e potrai dire di possedere questo
genere!Vuoi aggiungere qualcosa Patrizia?
"Mi sembra di aver parlato tantissimo
(ride)".
- Allora ringrazio te, ringrazio Ricotta e speriamo
di riaverti presto nella nostra città.
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