Fabrizio
Moro, la vittoria di chi "Pensa"
di
Giorgio Maimone
Abbiamo
intervistato Fabrizio Moro prima che vincesse il Festival
di Sanremo. Lo abbiamo sentito da "probabile vincitore
della categoria giovani", perchè ci aveva comunque
convinto e con noi aveva convinto pubblico e giurie al Festival
di Sanremo, dove è arrivato facilmente alla finale.
Nato 32 anni fa a Roma, ha praticato un po’ tutti i
mestieri, come in un romanzo di formazione americano: da muratore
a facchino, lavoro che svolge ancora adesso. Eppure nel suo
passato c’è una partecipazione al Festival di
Sanremo, sette anni fa. Una tragedia! Adesso, forse, gli si
aprono le porte della serie A.
Sei
stato protagonista di un episodio inedito a Sanremo per un
giovane, praticamente unico: una standing ovation da parte
del pubblico al termine di “Pensa”, la canzone
dedicata alla memoria di Falcone e Borsellino. Che effetto
ti ha fatto questa accoglienza del pubblico?
“Sinceramente
non me l’aspettavo. Non avevo neanche capito. Pensavo
fosse per Pippo, è stata una cosa stranissima: Non
sapevo cosa dire. Non ero neanche felice per l’emozione
provata.
Però
il pezzo in effetti è molto bello. Personalmente ritengo
che il Festival dei giovani tu l’abbia vinto in quel
momento. C’è ancora tutta la gara da vedere.
Senti, tu sei giovane, ma non giovanissimo per quanto riguarda
la musica. Sono molto anni che sei sulla scena.
Io ho già fatto un festival nel 2000 ed è
andato malissimo, perché dopo sette-otto mesi mi sono
trovato a lavorare in un cantiere. Sono andato in causa con
la casa discografica ed è finita male quell’esperienza.
Poi mi sono rimboccato le maniche e sono andato avanti. Sono
stato a Milano a bussare alla porta delle multinazionali…
la stessa trafila che poi raccontano tutti. Praticamente non
avrei mai mollato questo lavoro, ma mentalmente stava iniziando
a diventare veramente dura. Perché adesso io ho quasi
32 anni e logicamente le mie esigenze da quando ne avevo 25,
al primo Festival, sono diverse. In questo lavoro se non vendi
dischi, non arrivi in serie A, ti devi arrangiare a fare altre
cose. io faccio il facchino in un albergo di Roma.
Tu
scrivi da solo le tue canzoni? Parole e musica?
Scrivo testi e
musiche delle mie canzoni e le arrangio, con la collaborazione
di Marco Foragiani e Giancarlo Bigazzi.
Ed
è già pronto un disco?
Il disco dovrebbe
uscire oggi. Adesso esco di qua e vado a comprarmelo. (ridiamo)
Speriamo che non sia l’unico!
Come
si intitola l’album?
Si intitola “Pensa”
come la canzone di Sanremo.
E
le altre canzoni come sono? Che tipo di musica fai, dovendoti
definire?
Io lavoro in una
band da diversi anni, siamo una band che porta il mio nome:
basso, chitarra, batteria e computer: mischiamo quindi del
rock a dell’elettronica. I miei testi non sono cos’
impegnati come quelli di Pensa che è venuto per caso,
guardando un film alla televisione sulla vita di Paolo Borsellino.
Racconto i disagi quotidiani, vita quotidiana, parlo anche
d’amore. Dico tante stronzate nelle canzoni (ridiamo)
Come
è anche giusto che sia. Facendo tutti gli scongiuri
del caso, ci credi nella vittoria di stasera?
A parte
la classifica, io non sono scaramantico, ma l’applauso
della prima sera è stato già una gratificazione
per tutto quello che ho fatto fino adesso. Poi se viene la
vittoria sarò contento, se non viene sarò contento
uguale.
Hai
sentito qualcosa che ti piace tra gli altri cantanti in questo
festival? Sia big che giovani?
Mi piace
molto il pezzo di Nada, che per me è il migliore. E
poi il pezzo di Simone Cristicchi: è molto bello.
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