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Le BiELLE Interviste
Lou Dalfin: cosa sognano i cani?

Foto di Patrizia Laquidara al Tenco


 

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di Marco Cavalieri

Parlare con Sergio Berardo è bellissimo, perché ogni risposta è un racconto. Mi ripropongo sempre di sentirlo un po’ più spesso, anche per sapere come vanno le cose in quella terra di frontiera, come la chiama lui. Poi, tra i miei impegni ed i loro (le tournee per i Lou Dalfin sono uno stile di vita!), alla fine le occasioni coincidono sempre con l’uscita di un nuovo disco.

Quest’anno, a dire il vero, le occasioni erano due, anzi tre. C’era il disco, “I Virasolelhs” (Musicalista/Self), c’era il loro ritorno a Roma dopo quasi dieci anni di assenza (!) e c’erano i venticinque anni di attività della band da festeggiare degnamente (questa estate una mostra realizzata con il Museo nazionale della Montagna ne riproporrà storia ed impegno).

Raggiungo telefonicamente Sergio nella sua abitazione in “Terra d’Occitania” e la sensazione più bella è quella di continuare il racconto di tre anni fa esattamente da dove l’avevamo lasciato (intervista a Radiocittaperta), proprio come farebbero due amici di vecchia data davanti ad un bicchiere.

Allora ragazzi, innanzitutto bentornati a Roma. L’occasione è davvero speciale, so che ti farai addirittura accompagnare…

“Beh, si, approfitto per portare a Roma la fidanzata (ride). Lei, da buona cuneese, non era mai stata nella Capitale e allora… quale occasione migliore! Sai, noi siamo un po’ ai margini, anche se a me piace pensare che non viviamo in una provincia, ma in una frontiera, secondo la filosofia dei Lou Dalfin”.

Come detto, voi tornate con un nuovo disco a tre anni dall’ultimo lavoro in studio, con “I Virasolelhs” (pronuncia: “i virasulèis”, n.d.r.), un cd che testimonia che il gruppo è in splendida forma…

“Continuiamo a suonare e divertirci (ride)”

E, tra l’altro, con questo disco festeggiate i 25 anni di attività, 25 anni di impegno per promuovere la cultura e le tradizioni di una comunità, quella occitana, che conta 180 mila persone

“Diciamolo per chi non ci conoscesse. Gli occitani d’Italia sono più o meno 180 mila persone, principalmente residenti nelle Valli alpine in provincia di Cuneo e Torino. Sono l’estrema propaggine orientale di un’area vastissima, che va dai Pirenei al Massiccio Centrale e che comprende tutto il sud della Francia. E’ il popolo che continua a parlare l’antica lingua dei Trovatori, che continua a vivere questa cultura. Prima tu hai usato il termine ‘promuovere’, mi va bene; un termine che non voglio assolutamente usare, invece è ‘difendere’, perché penso che una tradizione sia veramente morta quando la si difende invece di inventarla”.

Completamente d’accordo. Peraltro la vostra cultura è vivissima grazie anche alla vostra opera. Nell’ultima chiacchierata mi raccontavi di quando da ragazzo hai riscoperto un vero tesoro a casa dei tuoi: strumenti, foto, libri. E quando andavate a suonare, gli anziani che vi vedevano passare per il paese dicevano “Ah, ‘na viul”, cioè una ghironda…

“Mi ricordo perfettamente di quando ti ho raccontato questa cosa! Si tratta della prima ghironda sulla quale ho messo le mani. Non era un oggetto strano o esotico per i vecchi abitanti della Valle, ma uno strumento familiare, di uso quotidiano, che rievocava i viaggi dei suonatori ambulanti, che partivano dalle nostre Valli per andare a guadagnarsi da vivere. Ecco, nel frattempo Lou Dalfin è diventato un centro di iniziative, organizziamo corsi, seminari, nei quali si impara a suonare gli strumenti tradizionali. L’ultima nostra idea è stata la ricostruzione di una cornamusa, raffigurata in un affresco che si trova in una chiesa della Val Maira. L’abbiamo ricostruita in collaborazione con un liutaio di Tolosa. Poi produciamo dischi di suonatori tradizionali, di corali, di gruppi di ragazzi che cominciano a cimentarsi con la musica occitana. In 25 anni non potevamo essere soltanto gruppo, avevamo il dovere di fare anche altro”.

Ecco, poi non so se sia proprio quello a cui ti riferivi ora, ma in quella telefonica mi dicevi che con altre associazioni stavate portando avanti un progetto per costruire un vero e proprio Conservatorio di Arti e Tradizioni…

“Nei fatti esiste già: si va da corsi che ho organizzato in questo 2007 per i ragazzi della Val d’ Estura a seminari di varia natura, da corsi di ghironda a quel progetto di ricostruzione della cornamusa di cui ti dicevo prima. Tutto questo lavorando assieme alle Comunità Montane che – ci tengo a precisarlo – sono Comunità preziose e non enti inutili e mangiasoldi! Le Comunità Montane sono strumento fondamentale per l’autogoverno della Montagna, che nascono in consuetudini di fiera libertà. Quando incontravano i Savoia per siglare la fedeltà ai Duchi, le Comunità della Val Maira chiedevano il rispetto delle consuetudini locali, il rispetto delle scelte di coscienza religiosa (stiamo parlando del ‘500), la libertà di andare a prendere il sale dove volevano, quindi non in pianura, ma dall’altra parte della Montagna”.

Non so se anche per questo, per questa storia di rispetto e convivenza, ai vostri concerti c’è un pubblico estremamente assortito: si va dagli anziani che (a volte in costumi tradizionali) eseguono danze e balli antichi, ai ragazzini che pogano…

“Credo anch’io sia per la ragione che dici tu. Sai, io sono dell’opinione che ognuno debba usufruire del nostro concerto come preferisce. Oggi sempre più la musica diventa la colonna sonora di circoli ristretti, il segno di appartenenza a tribù chiuse. Da noi, invece, si riesce a veder convivere persone di estrazione culturale, sociale ed anagrafica più diversa. Si va da ragazzi che abitualmente ascoltano hip hop e pogano agli anziani che la sera dopo vanno a ballare il liscio; da noi sono tutti insieme, uno accanto all’altro e parlando si scambiano le rispettive passioni”.

Ecco, accennavi alle contaminazioni musicali: so che hai avuto più di qualche critica dai – chiamiamoli così – puristi…

“Ah, guarda (ride) ti racconto un episodio. Quando all’inizio del ‘900 nella comunità di Parigi sono comparse le prime fisarmoniche, che hanno affiancato gli strumenti più tipici della tradizione, come le ghironde e le cornamuse, i puristi gridarono allo scandalo di una modernità che veniva ad inquinare gli strumenti classici. Poi la storia ha fatto il suo corso e non è successo niente, anzi... I puristi sono veramente una categoria dannosa, che tradisce la musica popolare, in nome di un’Arcadia filologica, che non è mai esistita, ignorando il fatto che ogni tradizione si è sempre arricchita ed reinventata ed è proprio questo che le mantiene popolari. Se noi avessimo continuato a far le cose come si facevano (che poi non è come si facevano, ma come la gente le apprende oggi) probabilmente oggi avremmo un giro ristretto di collezionisti di danze e nulla più”.

E poi è proprio quello il modo di far morire le culture, no?

“Esatto, è tradirne le motivazioni, è trasformare le danze popolari (che sono un mezzo per far festa e per socializzare) in un fine per fare dell’accademia. E’ il modo più sicuro per ucciderle”.

Sorrido solo all’idea di quel che i suddetti puristi avrebbero potuto dire vedendoti sul palco del Tenco, dove nel 2004 avete ricevuto la Targa per la migliore opera dialettale. In quell’occasione, oltretutto, avete avuto un approccio molto rock sul palco, anche se poi c’era l’omaggio a Virgilio Savona (“Evviva lo scopone”, n.d.r.), peraltro brillantemente tradotto in occitano…

“Vero, anche perché il suono della musica che viviamo funziona bene sono con i nostri strumenti. Il Tenco è stato un bel momento, è stato anche il riconoscimento di una forma (quella della danzacanzone), a cui siamo approdati dopo anni di cammino, a volte anche inconsapevolmente. Noi non siamo partiti dicendo ‘ecco, adesso facciamo questo’. No, noi siamo partiti per suonare, per divertirci e divertire. Anche quelli che hanno inventato il blues, non lo hanno studiato a tavolino, lo hanno fatto per divertirsi e per rispondere ad un’esigenza della loro anima”.

Per tornare a “I Virasolelhs”, c’è anche una traccia noTav…

“Ah, si, questa te la devo raccontare! E’ una vera e propria dedica, più che una canzone. Quando stavamo per finire il disco e stavamo decidendo i titoli dei pezzi, abbiamo suonato alla marcia noTav in Val di Susa. Noi chiudevamo questa grande manifestazione, alla quale partecipavano trentamila persone, belle, pacifiche e colorate. E, prima di suonare, me le son viste sfilare tutte sotto il palco: anziani, bambini, intere famiglie, tutti uniti contro quello che noi riteniamo un sopruso, un approccio di stile coloniale con una Montagna che chiede soltanto rispetto. Così è nata ‘Saré Dura’, una polka picada la chiamiamo noi, una danza grintosa dedicata a questa bellissima gente della Val Doira”.

Vedo poi che c’è anche una dedica ad una squadra di rugby, l’U.S. Pedona…

“Un po’ di anni fa è nato questo rapporto di collaborazione con l’unica squadra di rugby delle Valli occitane. Loro ci hanno chiesto di fare qualcosa per loro e noi gli abbiamo dedicato un concerto. In cambio ci offrono il servizio d’ordine ai nostri concerti… è un servizio d’ordine utilissimo ma davvero catastrofico per tutta la birra che riescono a bersi! Ci costerebbe meno la security del presidente degli Stati Uniti (ride), ma ci divertiamo tantissimo. Questo rapporto di collaborazione, tra l’altro, non è casuale, perché il rugby è lo sport occitano per eccellenza”.

Anche questo vostro lavoro presenta un bel disegno di copertina di Luca Enoch…

“Si, dal cd precedente (L’Oste del Diau, n.d.r.) è nata una bella collaborazione con questo disegnatore. A mio avviso è uno dei più bravi disegnatori di fumetti che abbiamo in Italia. Un giorno al termine di un concerto a Milano, lui ci ha regalato un disegno, nel quale noi eravamo i protagonisti, che si recano in un centro sociale per suonare. Da lì è nata una bella collaborazione e sono contentissimo anche di questa copertina, perché sintetizza al meglio il nostro messaggio musicale. Poi, in questo disegno ci sono tutti gli elementi a noi cari: la ghironda, il mio animaletotem, che da un po’ di tempo compare in tutte le copertine, vale a dire il toro, a testimonianza della mia fede granata (ride); poi c’è il cane, anche perché abbiamo una canzone dedicata a questo splendido ed impagabile animale”

Ecco, leggevo nella presentazione del disco che si parla anche di cani che sognano… cosa sognano i cani?

“E’ un tentativo di provare ad immaginare cosa c’è nei loro sogni. Io so che chiunque abbia un cane ha assistito ai suoi sogni, questi tentativi di corse, le difese, gli attacchi, il perdersi in profondità di spazi…e allora ho provato a fare una canzone che raccontasse i sogni del mio cane”.

Nel vostro precedente lavoro vi siete avvalsi della collaborazione di un grandissimo artista, Vincenzo Zitello. Ci vuoi parlare delle collaborazioni de “I Virasolelhs”?

“Certo, abbiamo un quintetto di ottoni, Color Brass, Fabio Biale che è un bravissimo violinista di Savona, il contrabbassista Stefano Profeta, Lo Coro de l’Escabot, che è il coro della mia vallata, il gruppo dei Timbales… insomma abbiamo cercato di guardare a quello che nel nostro territorio ci sembrava interessante proporre. E poi abbiamo una collaborazione non richiesta, ma… rubata (ride), ossia Spencer Tracy che canta un pezzo tratto da ‘Capitani coraggiosi’, un film del 1937. Lì interpreta la parte di Manuel, un marinaio coraggioso per l’appunto, un suonatore di ghironda. Nel film canta una canzone ‘Little fish’, accompagnato da una ghironda, una splendida ghironda tra l’altro. Ovviamente nel film lui non suona realmente, ma viene accompagnato da un’orchestra di violini. Allora noi abbiamo preso la versione originale della pellicola e abbiamo cercato di isolare il più possibile la voce di Spencer Tracy dalla base. Così, dopo settanta anni abbiamo dato voce a quella ghironda, una collaborazione unica!”.

Io ti ringrazio Sergio e ti lascio solo con la promessa che non farete trascorrere altri dieci anni prima di tornare ad esibirvi nella nostra città... anche perchè dopo un po' non so più cosa rispondere ai nostri ascoltatori che mi chiedono di voi!

“Beh, allora, non fosse altro che per questo… promesso!”

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Intervista telefonica del 21-06-2007
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