Una Brigata di memoria, di cultura, di utopie,
di speranze, d'informazione, dell'uomo.

 














 
Le BiELLE INTERVISTE
Annie Lennox: "Songs of mass destruction"
Le parole delle canzoni come cannoni
di Beatrice Rioda


Ascolti collegati


Mercanti di liquore/Marco Paolini
Sputi

Mercanti di Liquore
La musica dei poveriì

Mercanti di liquore
Cosa te ne fai ...

Mercanti di liquore
Mai paura

AAVV
Faber

Mercanti di Liquore
Live in Dada


Intervistare un mostro sacro come Annie Lennox può essere impresa da far tremare le vene ai polsi. Ma è tutto questione di un attimo. La tensione si scioglie. La superstar non esiste. Lascia il posto a una donna brillante, intelligente, con una grande luce interiore. E l'intervista può avere luogo.

Perché un titolo così inquietante per il nuovo album? Possono delle canzoni essere di distruzione di massa?

Il titolo è una specie di commentario del tempo in cui viviamo. Credo sia qualcosa di cui tutti noi, sia pure a diversi livelli, abbiamo consapevolezza, che ci sono talmente tanti problemi attualmente. Che riguardino la sostenibilità ambientale, o il riscaldamento globale, o l’inquinamento, o la povertà endemica cronica, o epidemie, o guerre, o questa incredibile spaccatura fra fondamentalismi estremi da entrambe le parti… Così tanti problemi e, vedete, stiamo osservando il mondo e… Vedete, io ho figli e sto pensando a cosa riserverà loro il futuro. Davvero non lo so, personalmente, e non so se i loro figli avranno un futuro, ma in questo momento vedo esseri umani che hanno storicamente un così meraviglioso potenziale creativo e allo stesso tempo un altrettanto grande potere di distruzione. Inoltre, in cima a tutto questo, vedo che i leader mondiali, che ricoprono ruoli d’immenso potere, sono generalmente degli psicotici, matti. E nonostante ciò sembrano avere così tanto consenso nella loro ambizione di essere in posti di potere. La gente dopo aver votato in regolari elezioni democratiche, sembra pensare di essere troppo piccola per poter cambiare davvero le cose.
Il potere dei media è davvero forte e se i media sono troppo legati ai politici e ai governi e agli uomini d’affari, allora non esiste più una stampa libera, ma una stampa comprata. Naturalmente sto parlando nello specifico della stampa statunitense, dato che sono stata lì nelle ultime sei settimane, e tutti sono ancora congelati, impauriti all’idea di esprimersi liberamente, perché se lo fanno forse ciò che dicono sarà registrato, ad esempio ciò che scrivono sui blog, e potranno avere difficoltà, ad esempio, a trovare un lavoro. I genitori della mia generazione aspettano che i loro figli vengano portati in Iran.
I tempi in cui viviamo sono molto strani, quindi credo che il titolo dell’album non necessiti di grandi spiegazione, è una specie di ambientazione generale dei tempi in cui viviamo e anche del mondo interiore che noi, come individui, dobbiamo affrontare ad un certo punto della nostra vita, perché siamo temporanei e tutto sta cambiando e viviamo in una sorta di angoscia interiore fatta di domande come “Sopravviverò?” “Avrò abbastanza denaro?” “Lo perderò?” “Andrò in fallimento?” “Divorzierò?” “I miei figli staranno bene in salute?” “E io starò bene?”.
Se guardi bene ti accorgi che la vita sopraffa l’individuo. Noi abbiamo le nostra piccole certezze: “Sono questa persona, vengo da qui e qui, ho fatto questo e quell’altro. Tutto andrà così e così, come io programmo, e morirò nel mio letto, circondato dalla mia famiglia e in pace.”, ma non è necessariamente così.
Quello che diamo per scontato ci dà un senso di sicurezza, ma si tratta in realtà di false sicurezze.

Tu cosa faresti? Come si può reagire alla situazione? Hai dato un’opinione in Sing, ma poteresti fare un’ulteriore riflessione su questo?

Mi piacerebbe che la soluzione fosse così semplice da poter essere contenuta in una mia risposta. La gente ha cercato di risolvere problemi come la povertà in Africa per gli ultimi trent’anni o anche più, ma è qualcosa che continuerà ancora a lungo. Non credo ci sia stata una risposta appropriata al problema per colpa delle struttura capitaliste, interessi legati al profitto, l’intero sistema del mondo occidentale è sviluppato in un modo tale che ci saranno persone dall’altro lato che non avranno il minimo beneficio. Devi osservare la storia. Cè un parallelo con la schiavitù, deriva dalla schiavitù. Quando si considera che l’Africa fu davvero rovinata dal colonialismo e che il mondo occidentale ha fatto prestiti con tassi d’interesse che i governi africani non potevano permettersi di ripagare e ha appoggiato le dittature… E’ un problema talmente complicato! Non sono un’esperta di economia o di sociologia o di politologia, sono solo una musicista che scrive e canta le sue canzoni. Sono un essere umano e una madre, ecco cosa sono. Non sono neppure andata all’università, quindi, davvero, non prestatemi la minima attenzione. Tutto ciò lo dico come essere umano: queste cose non sono da trascurare. Il mondo sta diventando sempre più piccolo perché abbiamo la capacità di comunicare fra noi istantaneamente, premiamo un pulsante e possiamo inviare un messaggio a milioni di persone in ogni paese.
Sono stata una sostenitrice di Greenpeace per molto tempo e abbiamo forse risolto la situazione ecologica? Non credo proprio. Chi ha mai ascoltato? C’è mai stato un vero interesse da parte dei politici di creare un’alternativa nei trasporti, nei carburanti per creare una sistema sostenibile? Non credo. Perché loro guardano al profitto immediato.
Leggo i quotidiani e trovo ancora l’annosa discussione: “Stiamo assistendo al riscaldamento globale? Oppure no?” e mi viene da dire: “Merda, certo che c’è il riscaldamento globale. Ma cosa stiamo facendo a questo riguardo?” Chi opererà mai quei cambiamenti che davvero faranno la differenza?
Penso alle armi, che sono alla portata di tutti e sono nelle nostre strade. Chi fermerà la vendita delle armi? E tutta questa gente che blatera tanto contro le guerre e poi vende armi in giro per tutto il mondo con profitti da capogiro. E’ scandalosa l’ipocrisia che copre tutte queste cose.
Una delle ragioni per cui ho scritto questo titolo, che amo perché funziona a molti livelli, è che fu mentito al popolo britannico. Gli fu detto che la ragione per andare in Iraq a liberare il popolo iracheno era la presenza di armi di distruzione di massa in mano al governo, ma era una bugia. E ho pensato che, mio Dio, abbiamo votato in libere elezioni per un uomo, un laburista, che in realtà era nel taschino di George Bush! Abbiamo seguito gli statunitensi in Iraq, perché ci hanno detto che doveva essere fatto perché sono tempi cruciali per la sicurezza dell’intero pianeta. Stronzate! Erano solo bugie. Il terrorismo c’è ed è più forte di prima. La guerra non è la soluzione al terrorismo, ma loro non stanno cercando soluzioni. Non abbiamo avuto informazione, ma disinformazione. La gente ha cominciato a chiedersi cosa stesse davvero succedendo.
Ecco perché penso che i media abbiano un’incredibile potere e perché ritengo così importante che i giornalisti riportino esattamente quello che vedono e che non siano proni ai vari Rupert Murdoch del mondo, che gli dicano cosa possono raccontare e cosa devono tacere.
Ecco perché amo l’attivismo scaturito dai computer portatili con cui puoi davvero far uscire il messaggio vero. Credevamo che gli Stati Uniti fossero per una democrazia, ma non lo sono. Quando il loro presidente si è alzato in Senato, quattro o cinque anni fa, e ha detto: “Chi non è con noi è contro di noi.”, credo sia stato un atto di fascismo. Ha posto l’identità nazionale, la bandiera e i valori esattamente dietro di sé, in modo molto furbo, i diritti cristiani, il suo fondamentalismo e Dio, cosicché chiunque dovesse sentirsi in difetto con la propria coscienza se avesse osato dubitare. La cantante delle Dixie Chicks ha osato dire che si vergognava di essere texana come il presidente degli USA e le è stato fatto terreno bruciato intorno. Andiamo!
Al giorno d’oggi, quando il dollaro è così svalutato che vale nulla, quando pensi che forse i tuoi figli stanno per andare in Iran, oggi la gente protesta, ma fino a che non sono stati toccati nel portafogli la protesta è stata davvero minoritaria e soppressa, perché tutti erano preoccupati dalle possibili conseguenze della protesta.


Hai sentito parlare del vaffa day di Beppe Grillo, che si è tenuto in Italia l’8 settembre?

No. Vaffanculo a chi in particolare? A tutto il mondo?

Ai politici.

Per come la penso io è giustissimo mandare affanculo i politici e anche la Chiesa. Quando mandate affanculo la Chiesa?

In Italia non è una faccenda facile. ? Diciamo pure impossibile.

Nulla è impossibile. Bisognerebbe farlo. Ma è importante domandarsi cosa si possa fare per migliorare la situazione.
C’è chi protesta in modo più quieto e chi lo fa invece in modo più plateale. Io ho una vita molto particolare e non posso essere altri da me ovviamente e sento la responsabilità verso la mia famiglia e il mio lavoro, che amo moltissimo, e spesso mi chiedo come posso contribuire. E allora uso la mia voce per dire quello che penso.
Posso sbagliare, certo, ma va bene perché io non rappresento un partito politico, non ho interessi personali e non realizzo un profitto a fine giornata da quello che ho detto. Il mio profitto nasce dall’arrivare alle persone e chiedere loro: “Ma che diavolo sta succedendo?”. Perché tutto mi sembra pazzesco.
Una delle mie soluzioni è che ho scoperto che ci sono migliaia di organizzazioni slegate dai governi (NGO non governmental organizations) nel mondo e preferirei sostenere ed essere coinvolta con questo tipo di persone, che stanno lottando direttamente in prima linea dove ci sono problemi da risolvere, piuttosto che con qualche politico o uomo d’affari . Ho lavorato con alcune di queste organizzazioni e lì ho visto la vera fede, intendo una fede ideologica e pratica unificante. Per intenderci Medici senza frontiere lavorano esattamente lì dove c’è bisogno, in parti del mondo dove a nessuno frega cosa succede, dove non frega niente ai politici.
Qualcuno ieri mi ha chiesto cosa penso delle star di Hollywood come Angelina Jolie, che fanno attivismo in Africa. Penso meglio loro che nessuno. Almeno lei sta facendo qualcosa. Gesù, non saremmo a conoscenza neppure della metà del problema se Angelina Jolie non fosse andata lì e non ce l’avesse raccontato. Perché l’interesse delle masse è legato a lei. Perché non ci mandiamo anche Paris Hilton laggiù, se questo può svegliare la gente?
Siamo così interessati in faccende pruriginose. Siamo guardoni di gente esibizionista e l’interesse è pruriginoso e c’è chi fa molti soldi su questo. Ecco cosa siamo, qual è la nostra “cultura”.

Rispetto a 20 anni fa, quando è cominciato il tuo successo, questi temi li senti di più? Cioè, venti anni fa si parlava più che altro di video clip, oggi si parla di temi universali. Sei cambiata tu o è cambiato il sistema?

Entrambi. E’ questione di tempo, di tempismo e di dove sia concentrata la tua vita di volta in volta, dove ti focalizzi. Io non mi aspetto che una band fatta di ragazzi giovani, anche una come i Razor like che è andata al concerto organizzato per raccogliere fondi a favore dei bimbi malati di HIV AIDS da Nelson Mandela in Sud Africa, siano davvero attivisti sfegatati contro la povertà, ma è in ogni caso fantastico che siano lì. Perché hanno un audience di un’età in cui è importantissimo che si riceva un messaggio come questo. Sono come semi, hanno bisogno di tempo per germogliare.
L’Annie Lennox con i capelli rossi e i vestiti maschili era un’altra persona, ma ho sempre avuto preoccupazioni sul fronte sociale. Si è sempre potuto evincere dalla mia aria preoccupata ? (avvicina le sopracciglia, creando le uniche due rughe che increspino lo splendido viso intelligente che ha).

Non c’è tutto questo fascismo in giro, evidentemente, se puoi parlare liberamente delle tue preoccupazioni sociali.

Io ho sempre parlato e credo che lo si possa sempre fare, in ogni caso. Ma tornando all’altro punto, era il 1988 o 87 e ci fu un concerto allo stadio di Wembley per il compleanno di Nelson Mandela. In quel momento lui era ancora in carcere a Robben Island, nessuno poteva vederlo e “Rock contro il razzismo””, un piccolo movimento molto attivo, organizzò questo enorme evento e fu uno dei primi grandi eventi in cui la gente cominciava a riconoscere che la musica è davvero un grande veicolo per comunicare un messaggio.
Se prendiamo un certo numero di grandi artisti e li mettiamo insieme, avremo un grande evento che sarà ripreso dalle radio, le televisioni e di cui i giornali parleranno e il problema di cui si tratterà potrà cominciare ad avere un alto profilo.
Gran parte degli spettatori forse non sapevano neppure chi fosse Nelson Mandela, ma l’evento in sé alzò il profilo e improvvisamente si sentiva che qualcosa sarebbe cambiato.
Un miracolo, perché io non pensavo che l’appartheid sarebbe mai finito. A quei tempi c’era Margaret Thatcher in Inghilterra, che considerava Nelson Mandela un terrorista a capo di un’organizzazione terroristica. Quindi, ciò che quel concerto rappresenta per me è la possibilità di cambiamento, come il muro di Berlino che crolla.
Quindi, quando penso a questi problemi, penso “lascia perdere, passa una buona vacanza, che è senz’altro una cosa molto carina”, ma la grandezza di poter prendere parte ad un cambiamento, la potenzialità di cambiamento che un essere umano unito ai suoi simili può esprimere è molto importante per me. Se mi butto in una causa, credo sia una risposta sana a ciò che accade che non rinunciare passivamente pensando che non puoi far nulla per cambiare le cose. Sono stata parte di queste lotte, sia pure solo cantando, ma sentivo di farne parte.
E 20 anni dopo, andare in Sud Africa, incontrare Mandela, sedere con lui e sentirlo descrivere l’epidemia di HIV AIDS, descriverlo come un genocidio, quello è stato un grande punto di svolta per me, un cambiamento. Perché, onestamente, quattro anni e mezzo fa, io non sapevo degli effetti dell’epidemia, non avevo idea. In qualche modo sapevo che c’era l’AIDS in Africa e pensavo che fosse orribile. Ma andare lì di persona e vedere gli effetti direttamente fa una grande differenza e da quel momento questo problema che coinvolge donne, bambini e HIV… Ho detto a me stessa: ”Merda, devo parlarne. Nessuno sembra saperlo.” Ed è anche un problema complicato di cui parlare questo.

Nell’ultimo disco parla di una “machine” con un doppio significato, da una parte di macchina che crea alienazione in chi la utilizza, dall’altra si riferisce al meccanismo elettorale. Qual è il significato preponderante.

La canzone è Ghost in my machine. E’ metaforico. La macchina può essere nell’essere umano, quando il fantasma ha ricordi… Ma hai ragione, questo è esattamente il bello delle canzoni: la metafora che esprimono, i mille significati che possono avere. Così quando mi chiedono cosa significhi la tal canzone per me, io ribatto chiedendo cosa significa per il mio interlocutore.
Vedi, questa è poesia. Non la mia canzone in particolare, ma il concetto in generale. Il mondo della poesia: testi combinati con la musica, che vanno molto in profondità se c’è del materiale forte.

Prima accennavi ad un vaffa day anche nei confronti della Chiesa, però gli ultimi due brani del disco rimandano esplicitamente a un infinito. Questo infinito è qualcosa in cui credi ed è cosa?

E’ qualcosa di molto diverso dalla religione organizzata. Sono molto irritata con tutte le religioni organizzate, perché loro dovrebbero essere in prima linea contro la povertà dovunque si trovi, loro dovrebbero essere in prima linea nella lotta contro le epidemie e la povertà che le causa. Dove sono invece? Sono a combattere contro l’aborto e contro i diritti dei gay. Questo è assurdo.
Non sono contro la religione per sé, ma sto dicendo che queste organizzazioni , che hanno condotto le persone in una certa direzione, non fanno abbastanza, non supportano l’amore, la pace e la lotta per risolvere i conflitti. Ma dove sono? Non sono dove dovrebbero. E questo mi fa davvero incazzare.
Vedi, c’è un fiume di denaro che va al Vaticano, ma cosa stanno facendo in effetti? Per anni non hanno fatto nulla.
E non dite ai poveri di non indossare i preservativi, quando c’è l’HIV in giro per il mondo. Mi fa così rabbia!

Come e quando è nato questo progetto e cosa ha comportato il cambio di produttore?

Quando provo a scrivere musica, non so cosa sto facendo. Davvero, non ne ho proprio idea. E sono sempre tipo: “Merda, dovrei proprio scrivere una canzone, ecco quello che ho sempre fatto. Okay, come lo faccio stavolta?”
Ho una piccola stanza con un pianoforte in casa mia e tutto quello che faccio è forzarmi ad andarci, perché dopotutto sono ritenuta una scrittrice di canzoni ? e in qualche modo qualcosa arriva, una frase o qualcosa che mi può intrigare. Per favore, Dio, tutti gli dei, cattolico, musulmano o qualsiasi altro e poi comincia il processo. Quello è l’inizio, solo un’idea, qualcosa che arriva dalla musica, qualcosa dalla mia mente, ma non è mai tipo: “Ora scrivo una canzone sul tal argomento”. Perché per me non funziona così. Non è come un menu: “Okay, oggi scrivo una canzone sulle organizzazioni religiose.”.
Comincio nel modo che ho detto e poi continuo a lavorare.
Ho voluto lavorare con qualcuno diverso per capire cosa poteva scaturire da un’altra persona. Glen Ballard, che è un amico di Dave Stewart, e mi piace perché è una grande mente e mi è piaciuto molto quello che ha fatto con Alanis Morissette., ovviamente. Adoro Alanis Morissette.
Siamo andati molto d’accordo. Sei settimane di registrazione, tre settimane di mixaggio ed ecco fatto. C’è voluto molto tempo, perché ho cercato di fare molte cose intanto: salvare il mondo, assicurarmi che i miei figli attraversassero la strada sani e salvi, che io attraversassi la strada sana e salva. Comunque, questa è la fine di un certo tipo di capitolo, l’album Songs of mass destruction, perché segna la fine del contratto con le persone che gestiscono il palazzo in cui siamo seduti (la Sony).

Hai regalato recentemente un pianoforte ad Aung Sang Su Chi.

Non l’ho fatto personalmente. Ho fatto una donazione ad un’associazione umanitaria, che ha pensato di tradurla in questo tipo di regalo per la nobel birmana. In effetti voi fate domande a me, ma sono io che dovrei farle a voi. Come giornalisti, come gente che riporta ciò che sta succedendo nel mondo, come vi sentite riguardo a quello che state facendo? Quanto potete rispondere al vostro editore, ai vostri capi? Alla gente che gestisce i media? Come vi sentite individualmente? Non è una sfida, è una domanda.
Se io fossi giornalista e scrivessi per un quotidiano, io mi sentirei molto combattuta, vorrei lavorare per un quotidiano che dica almeno in parte la verità. Se così non fosse, mi sentirei davvero molto male, perché scriverei solo stronzate e la gente ama le stronzate.
Capite cosa dico? I media sono così potenti e sarebbe importantissimo che dessero copertura a problemi reali. Problemi come la Birmania, la povertà del mondo, la corruzione nel mondo economico-finanziario, il riscaldamento globale, l’industrializzazione.
Quello che voglio dire è che non è un mio monologo, sono argomenti di cui tutti dovremmo parlare. Chiunque dovrebbe sentirsi coinvolto.

Farai un tour in Italia? Con chi suonerai? Ci sarà un ritorno degli Eurythmics?

Sono certa che la gente apprezzerebbe un mio ritorno con gli Eurythmics, ma in questo momento voglio fare cose solo mie. Ho appena finito un tour di sedici date in America e francamente sono esausta. Vedo questi ragazzi, Sting e Elton e altri, che vanno in tour per due anni di fila e mi chiedo come possano. Non è vita.
Non voglio fare lo stesso. Sono una donna, ho i miei figli, ho la mia vita e credo che l’equilibrio sia sano. Ho fatto cose simili negli anni ottanta, inciso dischi uno dietro l’altro e aggiunto date ai tour, ma cosa mi è rimasto di quei tempi? Un ricordo sfuocato.
Amo esibirmi dal vivo, non mi fraintendete, specialmente in piccoli teatri, perché è intimo e crea un’atmosfera. Grande! Ma girare tremila teatri perché arrivi a poca gente per volta…
Devo trovare un modo per esibirmi senza perdermi, senza farmi risucchiare, cannibalizzare. Cinque anni dopo, cosa succederebbe alla mia vita. Io amo avere una vita normale, bere un caffè in modo anonimo in un bar, non volevo farmi risucchiare… Ah, destino! ?

Hai detto che questo album chiude in qualche modo un capitolo per te, artisticamente o personalmente…

Ne sto aprendo un altro. Le tecnologie ci permettono grandi cose. Mi piace molto scrivere su blog, ho il mio spazio personale e un mio sito internet, vorrei combinare la creatività con un modo molto più vasto di comunicare, parlare. Vorrei avere un dialogo con le persone. Vorrei davvero dialogare con loro. Sto cercando di tenere molti piatti librati in aria, come un giocoliere. Vorrei continuare a collaborare con altri artisti, come in Sing, affrontando problemi che mi stanno molto a cuore, come la situazione femminile nel mondo e nei paesi in via di sviluppo in particolare o l’HIV. Amo tenere in piedi più progetti contemporaneamente.

So che leggi molto, mi consigli un libro che ami?

Quello che ho veramente amato è “No room to bury the dead”. Fammi sapere se ti piace.

Su Bielle

Intervista audio
Sul web

Sito ufficiale
Intervista effettuata il: 23-11-2007
HOME