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Le BiELLE RECENSIONI
Franti: "Estamos in todas partes"

Come poteva essere bello il cielo sopra Torino!
di Leon Ravasi

"Dal vivo, in studio, da bastardi" è il sottotitolo di questo disco che parte da subito per essere un'imperdibile del 2006. E l'imperdibile del 2006 è un album che in realtà viene da molto lontano, dopo un viaggio imprecisato nello spazio-tempo, ritornando a noi da una dimensione parallela che è quella di dove dormono gli eroi. Ci sono esperienze troppo belle per poterle perdere per sempre: come tutte le cose belle è normale che si frammentino ed esplodano in pulviscolo minuscolo. Ma è destino che dal caos primigenio debba sempre riemergere qualcosa che sembra avere a che fare con la vita o che è la vita stessa. I Franti ci piombano addosso da anni compresi tra il 1981 e il 1985, grazie a un paziente lavoro si Stefano Giaccone e Marco Pandin.

Non è un disco nuovo. E nemmeno potrebbe: i Franti si sono sciolti in qualche modo nel 1988 dando vita a una miriade di altri progetti-pulviscolo: dagli Environs (due Lp più un antologico, sempre a cura di Marco Pandin e della sua Stella Nera), agli Orsi Lucille (due Lp), dagli Howth Castle (2 Lp e 2 Cd) alla Banda di Tirofisso (3 ep), da Kina (solo Stefano) agli Ishi (solo Lalli), fino ai progetti solisti di Stefano Giaccone e Lalli, per l'appunto sassofono-voce e voce solista dei Franti. Gli atlri erano Massimo D'Ambrosio (basso elettrico), Vanni Picciolo (chitarra elettrica) e Marco Ciari (batteria).

In totale i Franti hanno inciso quattro Lp, di cui uno in coabitazione con i Contrazione, ma questo è bastato per consacrarli come band di culto, un culto che è cresciuto rapidamente dopo la loro prematura "dipartita" dal novero delle band punk rock (ma il termine era riduttivo: Giaccone dice che la musica dei Franti poteva definirsi bene come "zibaldone, una raccolta di varie cose per noi indispensabili").

Essenziale riportare quanto dicono loro stessi (I Franti) di questo disco: "due brevi parole per chiarire i contenuti di questo cd. franti, da sempre, si trova meglio sul versante della negazione piuttosto che su quello della descrizione positiva e formale di ciò che, in realtà, è più processo che fatto compiuto, statico, assoluto. tra sei mesi potremmo dire, di questo album, l'esatto contrario o "pensarlo" con un taglio di luce assai differente. perciò restiamo alla negazione, al ciò che "non è":

- non è un album dal vivo - non si vogliono "resuscitare" ore, odori, tempeste e tiramenti di allora. da "gates of eden" a "white rabbit" c'è un tunnel del vento, il senso ludico e primitivo di stare dentro la tua pelle, per un sogno grande di lotta estrema, di vita, di esserci insieme. qui non si consuma nulla, non ci si diverte a pagamento. questa musica brucia come allora; questo, positivamente, il senso del nostro proporvela.

- non è un album di alternate takes - escludendo (forse) quelli di charlie parker, i cd con decine di versione alternative ci appallano a morte. roba per studiosi o collezionisti. qualche volta il tuo produttore artistico (colui che è pagato dagli uomini in poltrona per farti fare un disco che si venda) massacra una take o la lascia fuori; qualche volta anche l'artista di-fuorista (come amava dire demetrio stratos) deve preferire una versione all'altra. noi qui si è messo "elena 5 e 9" come omaggio al nostro fratello paolo regis e perchè questa versione ci piace quanto quella pubblicata su "il giardino delle quindici pietre"

- non è un album rimasterizzato - mai avuto i soldi per comprare le bobine multitraccia a fine sessione. per cui i mix sono quelli di allora, ripuliti un po' da software utilmente servizievole. una scopa elettronica per ragnatele, niente altro. potete trovare così la primissima bordata di franti, la cassetta "a/b" per la prima volta nello spolvero del digitale... e, ancor più sorprendente, due dei tre brani registrati come demo dal gruppo luna nera, incarnazione mediana tra il primo franti strumental-fintojazz (post-rock!?) del '79-'80 e il secondo del 1982, quello di "a/b", appunto.
luna nera fu storia vera, con tre esibizioni vive, intense prove e energia. coglie l'esatto momento in cui musicisti cresciuti con il rock anni '70 si avventurarono nei suoni new wave e punk dei primi ‘80, felicemente confondendo siouxsie, gianna nannini, martha and the muffins e stormy six.

- non è un album di ricordi - nel box "non classificato" (vinile nel 1987 e cd dal 1992 in avanti) potete ascoltare "gloria" di van morrison, dagli studi di radio torino popolare. qui abbiamo aperto un altro spiraglio con "voghera" e "l'uomo sul balcone di beckett" ma, zappa docet, insertando altri live e interviste. quindi niente è più in "quel luogo del tempo" ma solo qui, presente, mentre lo ascolti.

- non è un album celebrativo - nonostante una fama alcune volte opposta, noi si è fatto festa, assai spesso. festa della nostra vita, con le unghie e con i denti. non c'era alcun luogo in cui arrivare, se non al centro della propria rivolta e della propria poesia in musica".


Insomma è un album "sporco, cattivo e incazzato". E' un album di "allora" da ascoltare ora. E proprio per questo ci piace tanto. E proprio per questo non ne possiamo fare a meno! C'è stato, c'è e ci sarà di meglio. I lavori di Lalli da solista e di Stefano Giaccone in comitiva o solitario mi piacciono di più. Ma prima c'erano i Franti! Partiamo da lì e difficilmente potremo sbagliare nel farci un'idea.




Franti
"Estamos en todas partes"

Dal vivo, in studio, da bastardi
Stella Nera- 2006
Sul sito o ai concerti. Questo cd non è destinato alla diffusione commerciale nei negozi: il ricavato della sua diffusione va ad alimentare i fondi neri di a/rivista anarchica.

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Ultimo aggiornamento: 16-01-2006

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