Crollano Ideali, Miti,
Uomini e Torri.
Crolla il mondo
non appena ci voltiamo.
Abbiamo paura
di strade nuove
e cerchiamo noi stessi
in un'ombra
sempre più inquietante.
Siamo stanchi, provati,
ma siamo sempre qui.
Perche' una canzone,
perche' Bielle?
Perche' in una chitarra,
nelle "nostre" note,
nei versi che naufragano nel cuore
e si addormentano
nel cervello
possiamo ancora riuscire
a dare un volto
ai nostri sogni.
E Bielle vuol dire musica,
ma vuol dire soprattutto resistenza.
Resistenza ad una società
che non vogliamo accettare,
in cui non ci riconosciamo,
che viene cantata
e raccontata
da tantissime voci
semi nascoste,
deboli e oscurate,
ma pronte
a graffiare ancora,
nonostante tutto.
Claudio,
e come lui tanti altri,
ci aiuta a sopravvivere
in un mondo che ostacola
tutto ciò che non è
capitale o guerra.
Questo spazio
e' per le loro voci
e le nostre parole.
Portiamo avanti
questa stella
con la speranza che la scia
possa arrivare lontano.
Lontano da qui,
fra le nuvole e il sole,
fra le braccia di Utopia.
Gabriella Grasso:
"Cadò"
Abbiamo
trovato una nuova autrice e vogliamo tenercela stretta. Due omaggi
a due grandi interpreti come Mercedes Sosa e Rosa Balestrieri, ma
il resto è tutta farina del suo sacco, farina che non andrà
in crusca. Un album di canzoni, varie, smaglianti e ben definite:
che coinvolgono e attirano e ti tengono saldo nelle loro spire.
"Cadò" come un regalo, un gran
bel regalo di Natale. (segue)
e decine di altri.
Bielle è aperta alle collaborazioni
Ci
sono dischi, film e libri che, per un motivo o per l'altro, non
dovremmo mai perdere e a volte ci passano davanti così velocemente
che non ce ne ricordiamo neanche. Questa rubrica vuole porre un
freno ai guasti della memoria. Secondo noi gli imperdibili del 2010
sono:
Cristiano
Angelini: "L'ombra della mosca"
Angelini
porge con pudore le sue storie delicate, ma è un'educazione
che è classe, una discrezione che affascina e che offre una
chiave d'ingresso privilegiata a un mondo intimo meraviglioso. E
le musiche portano lontano, consentendo il privilegio di pensare.
Che di questi tempi è merce sempre più rara
.
(segue)
Un
giovane autore, di soli 66 anni, designer, stilista, pittore, poeta
e anche cantautore. Un album che non si può
classificare con un'alzata di spalle nel "normale", ma di
sicuro bisogna classificare nell'originale, aumentando la dose di
invidia per chi riesce a esprimersi in così tanti campi diversi
e con risultati sempre degni di nota. Può
essere un disco inesistente, ma sappiate che tra le onde trasversali
del destino si aggira un camaleonte che ha molto da dire, da cantare,
da fare ascoltare.
Viva!
Tutte le volte che mi capita di imbattermi su musica fatta con passione,
anche se in casa o poco più, misuro la distanza che c'è
tra la produzione artigianale, dove in ogni nota, più o meno
azzeccata, c'è un mondo e la produzione industriale che schiaccia
alla ricerca di un bello uniforme. Qui si trovano le tracce del miglior
cantautorato nostrano. Cercatelo, non perdetelo.
Viva!
Tutte le volte che mi capita di imbattermi su musica fatta con passione,
anche se in casa o poco più, misuro la distanza che c'è
tra la produzione artigianale, dove in ogni nota, più o meno
azzeccata, c'è un mondo e la produzione industriale che schiaccia
alla ricerca di un bello uniforme. Qui si trovano le tracce del miglior
cantautorato nostrano. Cercatelo, non perdetelo.
Un
disco che ogni tanto pecca di intelligenza forse eccessiva, e che
altre volte invece si lascia andare fino al limite dell'ingenuità,
ma che proprio in questo suo pendolo è in grado di scoprire
e di offrire emozioni. Come se, per una volta almeno, in attesa di
nuovi sviluppi, Alessandro Fiori avesse voluto dare spazio a quegli
universi molteplici che si incontrano dentro di sè.
Un
semipapero misterioso, sopra cui si chiudono le nuvole rosa disegnate
da questo "genietto" fuori tempo o mestierante dell'ideazione
schizoide. Syd Barrett? O barrette Kinder? Ogni dubbio è lecito.
Ogni epoca ha un suo passato. Katarro se ne frega e nel passato ci
fruga. Ogni tanto ci avvince e ogni tanto non convince. Ad ascolti
alterni. Ascoltiamo ancora.
Musica
da ascoltare, ma non da digerire, musica per qualsiasi ora del giorno,
con un piglio brillante, ben cantata e ben suonata, dove ogni stimolo
viene gestito con accortezza. Ebbene sì, potrebbe anche essere
pop, ma è pop di qualità. Quello che fa piacere ascoltare
perché sai che dentro, in qualche modo, da qualche parte, si
sta parlando di te.
E'
un disco acustico, un disco di chitarre, prodotto artigianale, sì,
ma di quella strana forma di artigianato che la passione colora di
riflessi dorati. Poi, per l'occasione, ci si trova anche ad approfondire
la conoscenza di un momento della storia d'Italia poco noto, poco
cantato, poco celebrato, se non dalla parte dei vincitori. Lunga vita
a tutti quelli che sbagliano o che scelgono di sbagliare!
Che
ci fosse musica anche in Svizzera lo davo per scontato, che ci fosse
nel Canton Ticino (e quindi in dialetto locale, che è quasi
uguale al lombardo o in italiano) lo ritenevo meno facile. Che poi
la proposta fosse di qualità così tanto alta, dentro
di me ero portato ad escluderlo. Puro preconcetto. I Vad Vuc sono
bravi, il loro folk è del tutto senza buchi. Un po' Van De
Sfroos (ma il dialetto condiziona), un po' Modena City Ramblers.
Torna
il canto politico, periodicamente, e ci riempie di gioia e di passione.
Giubbonsky è un polistrumentista, tuttaltro che dilettante,
che però si diletta a parlarci di Mafia, di Milano, di storie
di polizia, di battaglie per l'acqua e a difesa del centro sociale
Torchiera. E per di più il disco è bello. In piedi,
compagni, e applausi!
Un
suo stile preciso questo "Ai caduti in bicicletta" ce l'ha.
E ce l'ha sia nelle parole, tante, che nelle musiche, nervose, tese,
elettriche, sempre a indicare che le parole possono avere anche un
oltre, un risvolto da guardare. Le passioni umane ci sono tutte. la
sofferenza, la dimensione del ricordo, l'amore, l'innocenza anche,
ma pure la durezza della vita, le asperità e le asprezze.
Evviva!
Abbiamo trovato dei nuovi compagni di viaggio! Prima
il pregiudizio del nome giusto, quindi gli ospiti scelti. Poi arriva
la musica. E il canto. La musica si dilata il giusto, si prende i
suoi spazi, girando tra il folk, il cantautorato più avvertito
e qualche limitato fraseggio jazz. Il canto è epico e collettivo.
Uno di quei canti che ti fa sentire parte di un insieme, parte del
tutto, membro eroico di una collettività, anche nella propria
piccolezza e irrilevanza personale.
Un
felice serraglio con musiche di ogni colore: dal blu del blues al
rosso del rock, dal fucsia color cantautore al verde brillante manouche,
dal giallo balcanico-kletzmer al marrone della musica popolare, dal
ghiaccio-elegante-ballata al noir nerofumo di una notte di jazz. Shakerate
forte e bevetelo freddo: sarà la vostra cura estiva per il
freddo.
Canzoni
fuori dal tempo e da qualsiasi scuola. Riferimenti europei (Jacqui
McShee e i Pentangle, Sandy Danny, MargoTimmins, Marianne Faithful)
e un'eleganza naturale che fa di questo prodotto un oggetto ricercato
e di grande valore. Ce ne sono pochi di album così in giro,
ancora meno fatti, pensati e suonati da donne. Non perdetelo.
Scabro, scarno
ed essenziale, chitarra e voce, ricorda più che il leader
di una rock band che si mette in proprio, un moderno folksinger
che cerca ancora una sua strada interpretativa, ma che molto spesso
riesce a trovarla. Tenetelo a mente. E segnatevi questo nome: è
un folksinger e abbiamo tanto bisogno di gente che abbia ancora
voglia di cantarci e di scrivere storie.
Uno
sguardo diverso sulla realtà, uno sguardo che viene forse dal
lato buio, quello meno illuminato, quello dove però, come in
questo caso, non si ha paura. Non è un nero come assenza di
luce, un nero che atterrisce, ma un buio come rifugio, dove non si
è guardati agli altri, ma da dove, a volte si può guardare.
Non è il freddo sotterraneo di una tomba, ma il calore e l'intimità
che si prova sotto una coperta.
Si può amare la vite sul colle
il gioco di pietre mangiate alla roggia
Il pane rotondo, l’ulivo che viene
Ma l’importante è sapere
A questo punto il prezzo qual è.
Si può amare la casa sul monte
che ride alla valle
tra lecci e castagni,
l’amore antico
di un uomo costante.
Ma l’importante è sapere
A questo punto il prezzo qual è.
Si può amare la pace leggera
del ceppo che canta nel vecchio camino,
la noce che crocchia,
il sorso del vino.
Ma l’importante è sapere
A questo punto il prezzo qual è.
E posso amare
il dubbio di dio
che mi prende il cuore
guardando la sera,
paura di stelle,
paura di terra.
Ma l’importante è sapere
A questo punto il prezzo qual è.
E posso amare
la voglia borghese
di me uomo stanco che lascio la guerra
per fare l’amore col grillo parlante.
Ma l’importante è sapere
A questo punto il prezzo qual è.
E posso amare
la rabbia perdente,
la stretta d’angosce metropolitane,
il grido più solo:
ritorno al paese.
A questo punto non serve sapere
ogni pavese è da bruciare
Per ogni stanco
Il prezzo è Guevara
È Inti Peredo,
Vietnam, Marghera
Ceccanti e Avola e Battipaglia
Brucia ragazzo brucia
La lotta continua ancora
Brucia ragazzo brucia
Continuerà.
Brucia ragazzo brucia
La lotta continua ancora
Brucia ragazzo brucia
Continuerà.
Retsina
di Max Manfredi e F. Giudice
Adesso puoi fermarti qui senza tanti pensieri
puoi fermarti qui a mangiare, a bere e a dormire.
Puoi parlarmi della neve, se vuoi, che si ferma sui sentieri;
i sentieri dei funghi, delle more e delle nostre spine.
Vedi da qui gente affacciata a guardare
il mare che vende collane e porta via la vita.
Vedi da qui l’acetilene delle lampare
e come sembra luce a volte quello che è fatica.
Adesso puoi soffiarmi in faccia il fumo
delle tue sigarette d’oriente
rubate a chissà che plotone di fucilieri di sabbia.
Puoi sdraiarti qui e cullare dolcemente, affannosamente
l’inutile parola d’ordine che ci sale alle labbra.
Vedi da qui gente finita che beve retsina
mentre di occhi sereni stanotte canto
ed ho per te se soltanto mi vieni vicina
quel che resta a me degli sbagli di un altro.
Adesso puoi fermarti qui senza stare a capire
puoi fermarti qui a mangiare a bere e a dormire
puoi fermarti qui a parlare, a cantare, a ridere e a venire.
Stanotte puoi fermarti qui e domani ripartire.