Vinicio
Capossela: "Canzoni della Cupa" La Cupa/Warner Music
-
2016 Reperibile ovunque
e online
Tracklist- "Polvere"
01
Femmine
02
Il
lamento dei mendicanti
03
La
padrona mia
04
Dagarola
del carpato
05
L'acqua
chiara alla fontana
06
Zompa
la rondinella
07
Franceschina
la calitrana
08
Sonetti
09
Faccia
di corno
10
Pettarossa
11
Faccia
di corno - L'aggiunta
12
Nachecici
13
Lu
furastiero
14
Rapatatumpa
15
La
lontananza
16
La
notte è bella da soli
Bisogna
diventare Vinicio Capossela per poterselo permettere. Bisogna
avere alle spalle vent'anni di carriera e splendidi risultati
artistici e di vendita. Bisogna essere matti come un cavallo per
cambiare percorso a ostacoli a ogni album. Insomma, bisogna essere
Vinicio Capossela per fare un disco come le Canzoni della Cupa.
Diciamolo subito: un album fuori misura, un album che o si assimila
e ce ne si fa pervadere o lo si rifiuta. Verso cui inchinarsi
meravigliati o fuggire disperati.
Un album anomalo anche come dimensioni (la versione in vinile,
dice Vinicio, "è mezzo chilo di roba"), quasi
come aver scritto l'Ulisse di Joyce per un pubblico dislessico:
Capossela pubblica 29 canzoni, registrate in più di dieci
anni, canzoni con le quali, avverte, bisogna avere pazienza e
le dà in pasto a chi si ciba di Spotify, di pillole video,
di frammenti minuti.
Quasi due ore di musica, gettate a piene mani su un pubblico inappetente,
con la maggior parte delle canzoni, indifferente che siano di
Polvere o di Ombra, che superano i 5 minuti. Non solo, ma ha il
coraggio di dire che lui, quando pensa a un disco pensa a un'opera
e non a una collezione di canzoni: "certo poi uno o due pezzi
di punta bisogna averli".
Se poi il pezzo di punta è il “Pumminale” o
“La padrona mia”, non ci aggiriamo esattamente nei
territori dei mainstream musicale: ma nemmeno il rebetiko era
di immedaita digestione. E neppure le oscillanti armonie dei marinai
e delle balene. Ecco, siamo fuori dal mondo, fuori da questo mondo,
oltre le abitudini consolidate, sulla lunga e difficile e perigliosa
strada che coniuga incubi, sogni e sortilegi.
Tracklist- "Ombra"
01
La
bestia nel grano
02
Scorza
di mulo
03
Il
pumminale
04
Le
creatured della Cupa
05
La
notte di San Giovanni
06
L'angolo
della luce
07
Componidori
08
Il
bene mio
09
Maddalena
la castellana
10
Lo
sposalizio di maloservizio
11
Il
lutto della sposa
12
Il
treno
Bisogna
poterselo permettere, perché nel disco suonano alcuni dei
più prestigiosi interpreti della musica popolare italiana
come Giovanna Marini, Enza Pagliara, Antonio Infantino, la Banda
della Posta, Francesco Loccisano, Giovannangelo De Gennaro, ma
anche artisti e suoni provenienti da più lontano come Flaco
Jimenez, Calexico, Los Lobos, Howe Gelb, Victor Herrero, Los Mariachi
Mezcal, Labis Xilouris, Albert Mihai e diversi altri.
Sforzo produttivo non indifferente che verrà completato
da due tournèe, una estiva all’aperto, chiamata “Polvere”,
come la prima parte del disco e una autunnale nei teatri, denominata
“Ombra”, come la seconda parte del disco. Che poi
le due parti sono più dissimili nelle dichiarazioni di
intenti di Vinicio che nella realtà.
Siamo
nell’ambito di un recupero folk-blues della canzone popolare,
in equilibrio tra rielaborazione di materiali originali (soprattutto
Matteo Salvatore, ma anche la tradizione di Calitri e dintorni)
e la proposizione di materiali originali che, come spiega Franco
Fabbri nella nota di presentazione del disco, tentano di riprodurre
il cosiddetto folk process, cioè calarsi nella cultura
tradizionale al punto da assorbirne i metodi, il modo di creare,
come è stato fatto, ad esempio, negli anni settanta con
il folk revival inglese.
Insomma, sto parlandone da un numero infinito di righe e ancora
starete chiedendovi di cosa si tratta? Di un piccolo gioiello
strano: una perla scarmazza, dalla forma irregolare, ma intrinsecamente
folk. Più solare il lato in polvere, più oscuro
e lunare il lato ombra: tonalità che trovano corrispondenza
nelle musiche che sono in predominanza in modo maggiore nella
prima parte e in minore nella seconda, come ci spiega ancora Franco
Fabbri.
Tra piccole perle e inciampi si procede lungo le due ore, sfiorando
il già sentito in "L'angelo della luce",
attimi delicati in "La notte è bella da
soli", canto notturno per chitarra e voce.
Poi troviamo la festa di "La padrona mia"
coi Los Lobos e "Franceschina la calitrana"
con Flaco Jimenez. Oppure gli episodi più ritmici di "Femmine"
e "La bestia nel grano". Abbiamo
il blues di "Scorza di mulo"
coi Caleixico e David Hidalgo e la ballata magica del "Pumminale"
in puro Capossela Style, anche questa con una parvenza strisciante
di già sentito, sempre in casa Capossela. Ma sono 28 canzoni
ed è impossibile ricordarle tutte in un giorno solo. Ci
vorrà pazienza, ha ammonito Vinicio e noi di pazienza ne
abbiamo tanta. Solo oggi abbiamo superato le sette ore di ascolto.
E siamo solo all'inizio!
Vogliamo dire che Polvere è più facile? No, ma più
accessibile sì, soprattutto nella prima metà. Ma
l’ombra è molto suggestiva: è facile, per
chi se lo trova nelle corde, aderire alle leggende dell’ombra.
Ma alla prova dei fatti si torna al punto di partenza: bisogna
essere Capossela per poterselo permettere. Con tutto ciò
che questo possa significare. Un cantautore a sé stante.