Ocean’s
Seven go to the war
di Erica Arosio
Nel film si chiama Frank Stokes e ha il “bel
faccino” di George Clooney, nella realtà era
il conservatore di Harvard Gerorge Stout. Poco importa, perché
tutto il resto, nel film, è romanzescamente verosimile.
Preoccupato per la distruzione portata avanti da un conflitto
che non risparmiava niente e che era indifferente al valore
della storia, delle opere e dei monumenti (il film mostra
i milanesi che difendono il Cenacolo, sopravvissuto fra le
mura della chiesa bombardata e l’Abbazia di Cassino
devastata), Stokes ottiene dal presidente Roosevelt in persona
l’autorizzazione a raccogliere un gruppo di esperti
che cerchi di preservare l’arte e con l’arte la
memoria e la storia, essenza del nostro essere umani. I magnifici
sette non hanno vent’anni e non sanno niente di armi,
ma hanno un cuore grande così.
Eccoli a poco a poco trasformarsi in eroici combattenti, perché
à la guerre comme à la guerre. Ma non dimenticano
mai chi sono: il curatore di Harvard, appunto, un altro storico,
un esperto d'arte, un architetto, uno scultore, un mercante
e un pilota britannico ai quali si aggiunge un soldato ebreo
tedesco, prezioso per le traduzioni. Salvare la Madonna di
Bruges e il polittico di Ghent dai predatori è la loro
missione e la svolgono incuranti di ogni pericolo.
I sette sono simpatici, colti, ça va sans dire, essendo
stati disegnati così, ma anche generosi e ironici,
malleabili allo stile lieve di George Clooney che non si vergogna
di essere didascalico. Il film è semplice, in fondo
prevedibile (era ovvio che i grandi ritrovamenti sarebbero
arrivati nel gran finale, tanto per dirne una), privo di guizzi.
Forse volutamente, perché Clooney ha dimostrato in
altri film (uno per tutti Good night and good luck) di saperci
fare col cinema. Qui, probabilmente il suo intento era un
altro: farsi portavoce dell’importanza della cultura,
dell’arte e della tradizione, raccontare e difendere
il passato, il tutto pensando soprattutto alle giovani generazioni,
sempre meno avvezze all’arte e alla cultura. Certo,
il linguaggio usato di giovane ha pochissimo, ma pazienza,
speriamo che un po’ di passione per la cultura il film
riesca a diffonderla.
Le quote rosa
Nel film, come in ogni film di guerra e azzarderei a grandi
linee anche in tutta la filmografia di Clooney regista e produttore,
le donne sono del tutto ininfluenti. Le signorine ci sono,
ma solo perché non se ne può fare a meno, però,
come già in "Ocean’s eleven" Julia
Roberts era del tutto irrilevante, lo stesso si può
dire qui per Cate Blanchett, forse per questo poco a suo agio
nel ruolo. Ma tant’è, le regole sono regole e
almeno una ragazza in un film ci vuole, questo raccomanda
il decalogo non scritto di Hollywood. Fedele alla linea (la
sua), Clooney si è ben guardato dal far nascere una
love story fra la fanciulla Cate (una collaborazionista francese
che si rivela una grande patriota) e il “bravo marito
(della sposa americana)” Matt Damon. E non certo per
motivi moralistici: nei film di guerra, così come nei
western, le donne sono solo una gran perdita di tempo e c’era
già tanto da raccontare.
Le
frasi: "Chi garantirà che il David di
Donatello sia ancora in piedi e che Monna Lisa sorriderà
ancora?” (Frank Stokes – George Clooney)
“Hai visto che non ho solo un bel faccino?” (Frank
Stokes – George Clooney)
“Se distruggi la loro storia è come se non fossero
mai esistiti” (Frank Stokes – George Clooney)
“Non ti ricordano le nostre cacce al tesoro di quando
eravamo piccoli? Solo che il premio non è il fischietto
o la trottolina, ma un Rembrandt o un Rubens” (Frank
Stokes – George Clooney)
“Lei è un buon marito?” “Mi piace
pensarlo” “Si trovano molti bravi mariti per strada
la notte a Parigi” “E’ la guerra”
“No, è Parigi” (Claire Simone . Cate Blanchett
e James Granger - Matt Damon)
Perché
vederlo: per portarci i figli e i bambini e spiegare
dopo loro quanto sia brutta la guerra, quanto fossero cattivi,
egoisti e pazzi i nazisti, quanto è importante la cultura.
E come anche nella peggiore delle situazioni, i buoni vincano.
Insomma, per una lezione di onestà e ottimismo.
|