Una Brigata
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Le
BiELLE RECENSIONI
Fabrizio
Frabetti:
"Uh" Narrare la
vita tenendo stretta la carta della poesia di
Moka
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Musicisti:
Ellade Bandini, batteria
Max Scaccaglia, basso
Lelio Padovani, chitarre
Christian Pascelupo, tastiere
Fabrizio Frabetti, voci
Testi e musiche di Fabrizio Frabetti.
Prodotto e realizzato da Fabrizio Frabetti.
Registrato e mixato da Giordano Occhi al Sonora Recording Studio.
Grafica ideata e realizzata da Beatrice Fontana, Cliccalinca.
Foto di copertina: Giuseppe Frabetti, 1978.
Fine registrazione:
novembre 2009.
Pubblicazione: gennaio 2010.
Tracklist
01 - Le stelle della Cisa - 3'00''
02 - Mille e la notte - 3'21''
03 - Dio del mare - 3'26''
04 - Mezzosogno 4'26''
05 - Maggio - 2'48''
06 - Semi colorati - 3'22''
07 - Il botto - 3'24''
08 - La strada in riva al mare - 3'40''
09 - Uh! - 3'21''
Fabrizio
Frabetti sa raccontare storie e sa come raccontarle. Quindi prendetevi
quella mezzora di tempo necessario (il disco dura 30'28") e
disponetevi all'ascolto. Non avreto modo di pentirvene. Sulla base
di un rock blues vivace, ben sostenuto da una band (i Bluesfrog)
dove la batteria è in mano a Ellade Bandini (uno che non
va mai a suonare a caso nei dischi degli altri), Fabrizio ci racconta
con voce profonda e bella attitudine le sue storie che partono dalla
road song de "Le stelle della Cisa" ("assurdi cavalcavia
... poi in galleria / Il mare dentro gli occhi / la nebbia nei pensieri"),
fino alla title track "Uh" ("un filo di sole, carovane
di perline colorate / e tu che ridi, uh").
L'alternanza
è perfetta: un brano mosso e uno lento, come insegnano i
manuali di discologia e se i brani lenti hanno tutto un fascino
accentuato dalla voce scura e profonda di Fabrizio (un nome che
in musica è un destino!), i brani tirati tessono il filo
di una storia che non deflette mai dal suo obiettivo. Che è
bello chiaro e percepibile. Narrare della vita, tenendo stretta
la carta della poesia. Non a caso Fabrizio, prima di questo disco,
ha avuto esperienze con spettacoli teatrali (Ne ha fatti quattro,
tracce se ne trovano su You Tube: andatele a vedere perché
meritano) e anche con la pubblicazione di un libro: "Il padrone
dell'ospedale vecchio" (e altre storie di quartiere) - edizioni
Maccari - 2004.
E' inevitabile che un bel bagaglio di esperienze alle spalle non
si improvvisi in pochi anni. Già la voce (ah, questa suadente
voce che fa sognare quando sussurra "Sei mille volte bella
/ contro il mio petto"!) suggeriva che non ci trovavamo
di fronte a un primo pelo. Fabrizio nasce a Parma nel 1969 e fino
al 2000 si occupa d'altro. Col nuovo millennio decide di uscire
dal guscio e inizia a proporre le sue canzoni agli altri e a farle
sentire dal vivo in spettacoli e in concerti, ma solo nel 2009 decide
di tentare il grande salto e pubblicare il suo primo disco, questo.
Che è bello.
Se il risultato di tanta attesa è a questi livelli viene
da dire (e da consigliare a tante gente) di aspettare un po' prima
di fare dischi. Che poi arrivano maturi e già pronti per
la mescita. Provate ad avere una vigna. Ora fate delle scelte. imbottigliare
subito, fare un frizzante cartizze e venderlo a masse di decebrati
per l'aperitivo (che tanto mandassero giù anche soda, ma
quella caustica, il risultato sarebbe lo stesso) oppure lasciare
maturare il prodotto nella cantine, a lungo senza fretta, senza
farsi prendere dalla frenesia della vendita e poi farne una produzione
mirata e per intenditori. Questa la sensazione dopo aver stappato,
pardon, ascoltato questo gemito "Uh"
che gemito non è.
L'alternanza delle canzoni prevede di partire forte con "Le
stelle della Cisa" che è forse il brano
più classico dell'album come impostazione, un onesto rock-blues
stradaiolo, però molto preciso e puntuale come immagini.
Chiunque abbia percorso, anche una sola volta, quel ramo di autostrada
che da Parma arriva al mare riconosce tutti i passaggi: "guardando
il cielo / guidando sul sereno / con la sola paura dell'altezza
/ su assurdi cavalcavia / poi in galleria". "Mille
e la notte" è una riuscita canzone d'amore,
ricca di suggestioni e di immagini ricercate: "Sei tu il
mio cuore giovane che certo ad ogni attimo / nella gabbia del torace,
frazione del mio battito / contro al mio petto". Amore
carnale raffigurato con l'efficace metafora del volo.
"Dio del mare" riprende un tono
rock ma non abbandona il gusto per il parlare fiorito, la metafora
sottile, la forza delle parole: "Ci sei anche tu a guardare
il mare / quindi anche tu arrivi al crepuscolo col tuo bel niente
da fare /dove la fine del mondo è il pontile / la poppa di
una nave di cose da finire / dove c'è il vento che non ti
lascia stare / però i capelli, col vento, van dove gli pare".
Geniale il finale, quando lui resta a guardare l'altro che si allontana,
ossia "la schiena di un dio che quella sera ... / aveva
voglia di parlare". "Mezzosogno"
è una delle più belle canzoni dell'album. Torniamo
a un lento di atmosfera con un testo misterico e inquietante: "Questa
notte è così chiara / ha luce antica / C'è
una luna / non l'ho vista mai / così alta sulla vita // E
il cortile ha un cuore / questo gli altri non lo sanno / Lo so io
/ che sto alla notte ad acchiappare stelle / fino al sogno".
Si segue e se ne subisce la malia lunare.
Con "Maggio", riportata anche
nel video qua sotto, torniamo ad alzare i ritmi. La batteria di
Ellade Bandini scandisce i tempi, il basso pulsa, la chitarra svisa
e la voce incide solchi di politica sociale (o è solo un'impressione?).
Quasi un talking blues dylaniano e dylaniato. "Semi
colorati" riprende temi simili ma su base più
lenta. Una bella accoppiata di testa e di cuore!. "Il
botto" si inserisce con facilità nei segni
lasciati dai brani precedenti: "Ogni uomo ha un raccontod
a fare / ed un conto da sistemare / una mente per lavorare / a dei
sogni da coltivare / C'è il tempo da far passare / ed un
canto da ri-cantare / ricordo di un amore / "poi ti passa"
... / ma non passa".
"La strada in riva al mare"
invece mescola le carte e si stacca dal panorama precedente, altro
brano destinato a lasciare un segno. Innanzitutto è praticamente
parlato e il testo è ancora più immaginativo e poetico:
"C'è una strada e c'è il sole / c'è
un bambino che non capisce le parole / c'è un mare da una
parte / e dall'altra ci sono i vecchi che giocano a carte / e poi
c'è una vela, è lontana dalla riva / C'è una
rete che non pesca / C'è un pensiero alla deriva / ma qualche
cosa resta". Ricorda i migliori talkin' del Lolli recente,
quello che parla le sue poesie su una base musicale: lì scarna,
qua decisamente rock.
"Uh!", la canzone, chiude l'album
omonimo. Ottimo brano, cadenzato e caldo e libero ai significati
più aperti: "Ma in attesa del sole c'è il
mio sogno di perline / liberate da un sorriso Uh! / bambini al mattino
che riempiono le strade / con mille mani aperte, su".
"Arrivano, arrivano, arrivano ... Uh!" avvisa
all'inizio la canzone: i conquistatori? Gli eroi del nuovo mondo?
Gli americani? I padroni della pubblicità e del nostro destino?
Non si sa e la canzone non dice. Ognuno di noi metterà i
suoi. Un gran finale per un disco che piace e non ti molla per tutta
la sua mezzora.
Springsteen all'italiana? Se vogliamo esagerare sì. Se vogliamo
stare coi piedi per terra parliamo di Ligabue? Magari di Graziano
Romani che è meglio. Energia, storie da raccontare, immagini
da far passare al servizio di una voce di velluto ruvido. L'impressione
che si tratti di un disco importante e, come tale, destinato a far
fatica per girare.Spargete comunque la voce: Fabrizio Frabetti va
ascoltato.
Maggio di Fabrizio Frabetti, video musicale girato da Stefano
Chiuri. Website: www.fabrizio.frabetti.it genere: blues - rock
- cantautore. Finalista a Clip in Town 2006.
Fabrizio
Frabetti
"Uh"
Autoprodotto - 01/2010 Nei negozi di dischi